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Trivelle: incidente in Tunisia, petrolio in mare

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Il 14 marzo una marea nera si è riversata sulle coste delle isole Kerkennah, in Tunisia, a causa della rottura di una tubazione; incidente di per sé molto scomodo a pochi giorni dal referendum sulle trivelle in Italia.
L’arcipelago delle Kerkennah è a soli 120 chilometri a sud di Lampedusa ed è noto a molti italiani sia per le sue magnifiche spiagge che per la sua economia basata in gran parte ancora sulla pesca. La fuoriuscita di petrolio è stata provocata dalla rottura di una tubazione di un pozzo di petrolio. Lo ha confermato la società proprietaria dell’installazione, la Thyna Petroleum Services, che ha anche pubblicato online le foto del tubo che si è rotto.
Le chiazze di petrolio sulle isole Kerkennah, che vivono di pesca e turismo, aveva provocato molte proteste nella popolazione locale, ma la notizia era rimasta quasi esclusivamente confinata tra gli organi d’informazione tunisini.
L’incidente arriva poche settimane prima del referendum del 17 aprile sulle trivellazioni e risulta parecchio scomodo a chi si sta spendendo per sollecitare all’astensione o al no.
Per la presidente di Legambiente, Rossella Muroni, «questi episodi drammatici fanno purtroppo da ulteriore monito sulle possibili conseguenze delle attività delle piattaforme. Anche le attività di routine possono, peraltro, rilasciare sostanze chimiche inquinanti e pericolose nell’ecosistema marino, come olii, greggio, metalli pesanti o altre sostanze contaminanti, con gravi conseguenze sull’ambiente circostante».  
«Questo incidente ci dimostra non solo che è importante andare a votare ma che occorre portare la questione nelle reti europee, aprendo un tavolo di confronto con i Paesi del Mediterraneo”. Commenta Enzo Di Salvatore del Coordinamento nazionale No Triv.
«È un incidente su cui è necessario che il Governo intervenga per fare chiarezza sulle cause, i danni e le responsabilità. Episodi come questo sono l’ennesima conferma dell’impatto che le attività di ricerca e di estrazioni di idrocarburi hanno sui nostri mari. E’ fondamentale capire che non esistono progetti petroliferi immuni dal rischio di incidenti rilevanti, ma nonostante ciò, c’è ancora chi si ostina a boicottare il Referendum o che incita i cittadini a votare No per salvare fantomatici posti di lavoro».
IL 17 APRILE SÌ AL REFERENDUM PER DIRE NO ALLE TRIVELLE

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