Rimaflow, la fabbrica senza padroni
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Ma facciamo un passo indietro.
Dal 1973 nei 30.000 mq di capannone si producevano componenti e ricambi automobilistici. Nel 2004, lo stabilimento viene acquistato dalla Maflow, che raggiunge la sua massima espansione nel 2007, con 320 dipendenti nel solo stabilimento di Trezzano. Due anni dopo, cominciano i problemi finanziari e si avvia una lenta decadenza con progressivo aumento di licenziamenti.
É stato in un contesto di protesta che un seme è cominciato a germogliare nella mente dei cassaintegrati: costituire una Cooperativa, una Società di Mutuo Soccorso, che avrebbe potuto creare lavoro dall’interno invece di arrancare nel trovare commesse esterne. Nel 2012 l’idea diventa più concreta quanto il centro per l’impiego AFOL Sud Milano di Corsico, che già supportava i cassintegrati MAFLOW S.p.A., propone un percorso imprenditoriale per tutti i soggetti interessati a costituirsi in Cooperativa. In più, a fine anno, anche la Regione Lombardia prende in considerazione i cassintegrati MAFLOW nell’ambito del proprio progetto di “Impresa Sociale come rescue-company”.
Nel frattempo la Maflow chiude i battenti e una parte degli ex dipendenti occupa la fabbrica, costituendosi dal 1° Marzo 2013 Cooperativa Sociale ONLUS “RiMaflow” e Associazione “Occupy Maflow”.
Nell’enorme capannone sono spuntate come funghi varie attività: il la palestra popolare, la sala prove, laboratori artistici, il “Bar Abba”, l’ostello per i rifugiati, la sala conferenze. Ma ciò che più mi ha colpito è il grande mercato permanente dell’usato in cui si trovano oggetti antichi e moderni, con una vasta possibilità di scelta a prezzi estremamente contenuti. Un po’ più defilata rispetto al mercato, ma estremamente interessante è l’officina per il recupero delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE). Curata dalla cooperativa sociale onlus RiMaflow i rifiuti elettronici vengono riciclati, riutilizzati e rivenduti a basso prezzo oppure regalati a enti meritevoli o persone meno abbienti, conciliando solidarietà, rispetto per l’ambiente e qualità del prodotto “Made in Italy”. Il principio seguito è quello del Riuso a km0, ovvero un reperimento del materiale in un raggio di 100 km, considerando che raccolta e smistamento dei rifiuti rappresentano un costo economico ed ambientale molto alto.
Fiore all’occhiello dell’iniziativa sono le autoproduzioni per la filiera Fuorimercato, come il “Rimoncello” o la “Ripassata” prodotti rispettivamente con i limoni e i pomodori acquistati all’associazione SOS Rosarno a cui offrono, come ai piccoli produttori agricoli del parco Sud di Milano, l’uso degli ambienti della fabbrica per lo smistamento dei prodotti ai G.A.S.
Un fiore che ha spaccato il cemento, quindi. Un’idea che ha valicato le mura dell’abitudine, della rassegnazione, del “si è sempre fatto così”. Un passaggio da pianta in vaso a pianta spontanea, da dipendente a indipendente, cogliendo ampiamente le sfumature dell’attuale contesto sociale, storico e culturale. Un felice mix tra resistenza e resilienza.
Ma la storia non finisce qui, anzi, è appena cominciata.
Le attività adesso esigono un salto di qualità per assicurare un futuro a questa esperienza e garantire un salario dignitoso a tutti i lavoratori.
Se il prossimo obbiettivo culturale di RiMaflow è fare rete con esperienze affini per promuovere iniziative che mostrino l’ampio spettro di proposte alternative alla logica culturale dell’EXPO, sul piano pratico è raccogliere la somma di 15.000 euro per l’acquisto di un impianto ad aria compressa fondamentale per alimentare le strumentazioni dell’officina. Per questo sulla piattaforma di crowdfunding (finanziamento collettivo “dal basso”)
RiMaflow, via Boccaccio 1, Trezzano sul Naviglio (MI)
telefono: 02 91637966 / 392 5374350
email: info@rimaflow.it
sito: www.rimaflow.it