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Boicotta chi boicotta l’allattamento

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Malgrado ci siano norme precise sulla commercializzazione dei latti artificiali, ogni anno in Italia vengono segnalate centinaia e centinaia di violazioni del Codice internazionale. Ma le mamme possono difendersi.

Boicotta chi boicotta l’allattamento

Chi direbbe che è in corso una crociata, insistente, subdola e senza vergogna, contro l’allattamento al seno?
Dopo il recepimento da parte dell’Italia nel 1996 del Codice per la commercializzazione dei sostituti del latte materno(1), sembrava che il marketing aggressivo e sfacciato delle aziende produttrici di latti artificiali dovesse tramontare, stroncato dal buon senso e dalle norme. Invece non è stato così e anche da parte di moltissimi operatori sanitari continua ad essere una pervicace predisposizione a compiacere le ditte, magari in cambio di regali costosi come è stato il caso dei dodici pediatri arrestati lo scorso novembre tra Toscana e Liguria. Sta di fatto che anche nel 2014 le violazioni del Codice nel nostro paese sono state migliaia, gran parte delle quali segnalate alla sezione italiana di Ibfan, l’International Baby Food Action Network, che mette a disposizione la quinta edizione aggiornata del rapporto “Codice violato(2)“.
In ospedale
Sono innumerevoli i casi di lettere di dimissioni dall’ospedale, dopo il parto, dove viene indicata ai genitori una marca di latte artificiale “in caso la madre non abbia il latte”, pratica vietata dal Codice e anche dalla legge italiana. Peraltro la marca indicata cambia ogni mese per garantire guadagno a tutte le ditte produttrici.
  • COSA PUOI FARE
Scrivi all’ospedale o al medico che ti ha consigliato il latte artificiale, cita il Codice ed esprimi il tuo disappunto. Informali che non gradisci essere oggetto di pratiche di marketing scorretto. Informa l’Ausl e l’Ordine dei Medici, poi segnala anche a Ibfan(3) la violazione.
Nei negozi specializzati
Può capitare che nei negozi specializzati per la prima infanzia si ricevano materiali e informazioni scorretti. Alcuni organizzano incontri destinati a i genitori con personale non sempre specializzato che tende a far passare l’allattamento come una pratica stressante per la madre, un’incombenza evitabile, promuovendo così la vendita dei latti artificiali e degli ausili connessi. Oppure possono venire forniti depliant e pseudo-manuali che inducono nell’equivoco.
  • COSA PUOI FARE
Scrivi al responsabile del negozio e ai vertici della casa-madre se si tratta di una catena e manifesta la tua indignazione annunciando che non farai più acquisti presso di loro e consiglierai ad altre mamme di fare altrettanto. Contatta i media della tua zona (radio, televisione e giornali) e fai presente quanto accaduto. Segnala anche a Ibfan.
Su siti web e riviste
I siti web e le riviste dedicati alle mamme spesso sono infarciti di informazioni e link che rimandano a contenuti pubblicitari, anche se sempre di più cercano di “nobilitarsi” fornendo anche alcune informazioni corrette sull’allattamento in modo da potersene servire come bandiera.
Sui siti dei produttori di latti artificiali, poi, si trova la vetrina dei latti disponibili ma anche articoli, consulenze, newsletter, forum e così via.
Insomma, non attendono che la mamma si metta a cercare prodotti per l’alimentazione artificiale, bensì la catturano già fin dalla gravidanza. Spesso insistono molto anche sullo svezzamento precoce e sui latti di proseguimento, ambiti meno regolamentati.
  • COSA PUOI FARE
Se ravvisi informazioni inadeguate o scorrette o forme subdole di pubblicità, scrivi al direttore del sito web o della rivista informandoli che ti sei indignata e che non acquisterai più quella rivista o non visiterai più quel sito e che consiglierai ad altre mamme di fare altrettanto. Segnala anche a Ibfan.
Latte in polvere
Spesso, sulle confezioni di latte in polvere da ricostituire per somministrarlo al neonato, le informazioni fornite non seguono le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità né vi corrispondono, soprattutto riguardo alla pulizia delle superfici di preparazione, alla pulizia delle mani, alla bollitura dell’acqua e alla sua temperatura. Meglio dunque informarsi leggendo con attenzione il documento dell’Oms(4).
  • COSA PUOI FARE
Se ti accorgi che le indicazioni fornite dai produttori non collimano con le linee guida dell’Oms, scrivi alle aziende e informale dei rischi che fanno correre ai bambini. Scrivi anche al Ministero della salute (Lungotevere Ripa 1, 00153 Roma) e ai Nas, il nucleo dei carabinieri per i controlli (trova qui la sezione competente per la tua zona: www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/Informazioni/Tutela/Salute/03_NAS.htm). 
Il pediatra
Innanzitutto è contro la legge prescrivere latte artificiale al momento delle dimissioni dall’ospedale dopo il parto(5). Addirittura c’è chi riceve campioni di latte artificiale sia in ospedale sia nell’ambulatorio del pediatra. Peraltro il pediatra può influire in maniera negativa anche in altri modi. Un esempio classico è quello che riguarda le informazioni sbagliate, che destabilizzano la madre e scombinano l’allattamento al seno. È fuorviante e scorretto consigliare l’aggiunta di latte artificiale perché il bambino succhia al seno “troppo spesso” (non esiste un troppo spesso) quindi “evidentemente la mamma non ha abbastanza latte”; oppure quando il bambino ha il reflusso gastroesofageo interpretato come “non digerisce il latte materno”. È altresì fuorviante imporre intervalli regolari tra una poppata e l’altra o una determinata durata della poppata stessa, cosa non naturale quando si allatta al seno e che può anche causare una diminuzione nella produzione di latte.
  • COSA PUOI FARE
Se il pediatra interferisce in maniera negativa sull’allattamento, segnala la cosa all’Ordine dei Medici e all’Azienda sanitaria di appartenenza. Segnala anche a Ibfan.
Lo svezzamento
L’Oms sostiene dal 2001 che non vi sono benefici per la salute del bambino ad anticipare lo svezzamento ai 4 mesi anziché attendere i 6. Eppure molti alimenti per la prima infanzia recano nell’etichetta la dicitura “a partire dal 4° mese”, anche se ciò è in violazione del Codice. L’allattamento al seno può essere tranquillamente esclusivo fino al sesto mese di vita del piccolo. Quando poi lo svezzamento comincia, non c’è alcun bisogno di ricorrere ad alimenti speciali e costosi, ma la raccomandazione di Ibfan è quella di abituare il piccolo ad assaggiare i cibi che la famiglia mette in tavola ogni giorno, cercando il più possibile di variare e di preferire cibi sani e freschi evitando il consumo eccessivo di prodotti di origine animale.
Inutili anche i cosiddetti latti di crescita, come già peraltro sottolineato da Efsa e Oms. In proposito e a titolo di esempio, Ibfan, segnala nel suo rapporto uno studio che confrontava bambini che consumavano latti di crescita e altri che non li assumevano. Lo studio concludeva che i bambini che bevevano latte di crescita assumevano più vitamina D e ferro. Guarda caso, quello studio era finanziato da una nota azienda di latti e prodotti di crescita.
Ancora una volta, l’arma più potente è proprio l’informazione.
NOTE:
1. Il testo integrale del Codice si trova all’indirizzo: www.ibfanitalia.org/wp-content/uploads/2012/12/Codice_con_risoluzioni_agg2012.pdf
2. www.ibfanitalia.org/pubblicazioni/il-codice-violato
3. Ibfan Italia, via Treggiaia 11, Romola (Fi), fax 055 7469774, segreteria@ibfanitalia.orgwww.ibfanitalia.org
4. Per le linee guida dell’Oms sulla ricostituzione del latte in polvere si veda: www.who.int/foodsafety/publications/powered-infant-formula/en
5. Una circolare del ministro della salute lo vieta e dal 2000, così come lo vieta il Codice. Dal 2009 il decreto ministeriale 82 stabilisce che è un reato.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Gennaio 2015.

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