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Raduno rete ecovillaggi: insieme, per condividere narrative di vita

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“Fermenti di vita in comune” è il titolo del XIX incontro della rete italiana villaggi ecologici – RIVE svolto in Toscana lo scorso Luglio. Qualcosa di importante si sta muovendo nella società civile e la ricerca di confronto e di esperienza di comunità mette in fermento gente da tutte le parti d’Italia, e non solo.
Il raduno nazionale della Rete italiana villaggi ecologici – RIVE si è concluso il 26 luglio 2015 ad Habitat, Gambassi Terme (FI). Intense giornate di sole cuocente, colonnina di mercurio alle stelle e violenti temporali non sono stati sufficienti a fermare il popolo colorato degli amici degli ecovillggi: un gran numero di laboratori e conferenze hanno mosso interiormente e fisicamente i 600 partecipanti, volontari, organizzatori e ecovillaggisti, per le quattro giornate.
I giorni del raduno si aprivano con un grande cerchio di connessione, gioco e introduzione agli incontri tematici dove i rappresentanti degli ecovillaggi esistenti sono stati chiamati a parlare su un argomento dal proprio punto di vista. Quest’anno i temi toccati riguardavano i diversi livelli di relazione che si innestano nella vita di comunità (io con me stesso, io e la coppia, io e la famiglia, io e il gruppo, la famiglia con il gruppo, il gruppo con le istituzioni e gruppi esterni,….) e sull’importanza di vivere insieme, evidenziandone pregi e difficoltà. É affascinante vedere come le singole esperienze abbiano punti di contatto o addirittura adottato le stesse soluzioni, pur partendo da posizioni differenti. Gli incontri tematici (e non solo) sono stati l’occasione per sapere come hanno risposto le comunità a problemi che sorgono comunemente in tutti i gruppi e che spesso minano la realizzazione di un progetto collettivo. É stato un momento di apertura e sincerità, dove ci si è messi a nudo su argomenti anche molto delicati. Si è parlato per esempio, di educazione dei figli: c’è chi sceglie la scuola familiare, chi ha ricreato vere e proprie scuole interne al villaggio, chi sceglie la scuola pubblica, chi fa metà e metà. Alcuni condividono metodi e indicazioni per l’educazione dei figli, altri proseguono un percorso più tradizionale, dove l’educazione è demandata ai genitori che integrano in essa valori propri della vita comunitaria. Anche la relazione di coppia è intesa da ogni ecovillaggio in modo diverso: generalmente l’assunto di base è la libertà di scelta personale, anche se alcune comunità condividono modelli basati sulla famiglia tradizionale e la famiglia allargata, altri accolgono accordi temporanei e a lungo termine di matrimonio, altri considerano l’argomento ma non compiono scelte condivise,rimanendo su un piano strettamente personale. Molti hanno scelto di sposarsi in modo tradizionale ma con la consapevolezza di compiere quell’atto non per “pezzo di carta” ma per amore. Altri, proprio per amore, hanno scelto di non avere in mezzo alla relazione proprio quel “pezzo di carta”. Alcuni abitanti degli ecovillaggi seguono la filosofia del poliamore, altri hanno avuto più di un’esperienza nella vita ma alla fine, quello che in fondo è emerso è la nostra natura umana: ricerchiamo l’amare e l’essere amati, nella forma che più ci corrisponde che tiri fuori i nostri aspetti luminosi e sappia abbracciare la parte ombra. Ma non è finita qui: essere coppia in un gruppo ha un suo peso e una sua dinamica, che spesso mette a dura prova le comunità. Potremmo andare avanti ancora con molti altri esempi ma ci fermiamo qua perché tutti gli argomenti trattati necessiterebbero molto di più dello spazio di questo articolo.
Comunque, ascoltare e cambiare partendo da se stessi è stato un mantrache si poteva annusare nell’aria e sperimentare nei laboratori pomeridiani o nei clan tutte le sere. I clan sono gruppi composti dalle 10 alle 30 persone di provenienza territoriale limitrofa. Ogni sera si incontravano con il proprio facilitatore per un’ora per condividere riflessioni, emozioni, situazioni vissute durante il giorno. Nei clan sono stati condivisi anche sogni e paure. Il loro scopo era creare rapporti, finalizzati anche alla collaborazione in progetti comuni nei luoghi di appartenenza. Per partecipare al clan non era importate aderire ad una comunità intenzionale ma essere cittadini attivi, portatori di cambiamento e diffusori di una pratica e uno stile di vita ecologico.
La soluzione alle crisi necessitano di soluzioni differenziate adatte al contesto in cui vengono applicate, per questo c’è bisogno dell’aiuto di tutti senza distinzione, con le capacità che ogni singolo può apportare. C’è bisogno di incontrarsi, di dare forza a progetti talvolta anche molto diversi fra loro per intervenire su più piani della nostra società, se vogliamo invertire al più presto la rotta.
Per questo RIVE ha mantenuto nel tempo contatti anche con i rappresentanti degli ecovillaggi all’estero, portatori di idee e spunti di riflessione. Quest’anno è stato un’onore ospitare i rappresentanti del GEN – Global ecovillage network, dell’ecovillaggio storico di Findhorn, della rete slovena e latino americana degli ecovillaggi, che hanno arricchito il contesto portando la propria esperienza di rete e di vita attraverso interventi, laboratori, video.
Significativa è stata anche la presenza delle Istituzioni, nelle figure di Paolo Campinoti, sindaco di Gambassi Terme e Mirco Busto, rappresentante parlamentare, che hanno dimostrato interesse, stima e sostegno verso la cultura e la sperimentazione degli ecovillaggi. Questo sembra indicare un’apertura tra due mondi, istituzione e comunità intenzionali, storicamente diffidenti reciprocamente e talvolta antagonisti. Un’apertura, più di cuore che di mente, in cui alla base della relazione c’è un reciproco riconoscimento.
Il raduno RIVE ad Habitat ha reso tangibile un movimento che dimostra di essere sempre più ricco e plurale, dinamico, in continua evoluzione. Non è perfetto e non pretende di avere tutte le risposte. Ma trova il coraggio di mettersi in gioco per esplorare l’inesplorato, ritrovare connessioni e non aver paura di mostrare le proprie fragilità o difficoltà, che in fondo, ognuno di noi ha.
Foto gentilmente offerte da Laura Panzarasa

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