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Olio di palma: #FerreroRipensaci

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Dopo le dichiarazioni dei vertici dell’azienda alimentare Ferrero, che confermavano che l’olio di palma non scomparirà dai prodotti a marchio, parte una petizione che ha già raccolto decine di migliaia di firme: #FerreroRipensaci.
A promuoverla è Mirko Busto, deputato del Movimento 5 Stelle, che invita a riflettere sul fatto che «l’olio di palma sostenibile non esiste».
Ecco il testo della petizione.
Una volta un certo Ferrero ha detto «le buone idee conquistano il mondo». Ora il mondo lo dobbiamo salvare e per questo chiediamo il vostro aiuto invitandovi a eliminare totalmente dalla vostra produzione l’olio di palma, una delle più grandi piaghe ambientali e sanitarie del nostro tempo.
Deforestazione, distruzione degli ecosistemi e della biodiversità, erosione dei suoli, contaminazione delle acque, perdita dell’habitat naturale di specie in via d’estinzione, danni alle comunità locali, aumento delle emissioni di CO2 ed ennesimo restringimento degli ultimi polmoni verdi del mondo. La coltivazione delle palme da olio è una calamità per il nostro pianeta e non c’è certificazione di sostenibilità che tenga. L’esperienza della certificazione RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) lo dimostra: l’ente certificatore non si è dimostrato in grado di garantire una produzione veramente responsabile o un reale controllo sull’intera filiera e non è nemmeno riuscito a ottenere una minima riduzione del tasso di deforestazione! Del resto sarebbe stato sorprendente il contario: già in Italia il controllo della filiera è un’impresa titanica, figuriamoci in Paesi, come l’Indonesia, in cui il tasso di corruzione è tra i più elevati al mondo (basti pensare che nella classifica dell’Indice di percezione della corruzione pubblicato da Transparency International l’Indonesia si piazza al 110 posto su 178 Paesi) e in cui la tracciabilità è praticamente impossibile. Mancano infatti registri e mappature delle destinazioni d’uso dei suoli e dei loro cambiamenti.
Ma non solo di ambiente si tratta: olio di palma vuol dire anche rischi per la salute: aumento di colesterolo, rischio cardiovascolare e delle coronaropatie. Autorevoli fonti, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, certificano i rischi derivati dal consumo di olio di palma, una sostanza che presenta un livello di acidi grassi saturi tra i più elevati (con il suo 52% di grassi saturi l’olio di palma si piazza secondo solo all’olio di cocco, subito dietro al burro 66%, mentre l’olio di oliva non supera il 15% e quello di girasole l’11%). Non dimentichiamo inoltre che l’indice di aterogenicità (rischio di insorgenza di aterosclerosi) dell’olio di palma è di 0.90, tre volte superiore al valore accettato come innocuo per la salute umana (max 0.31) e che il suo indicatore di trombogenicità (rischio trombotico) è risultato essere 1.63, valore nettamente superiore al massimo consentito di 0.57.
A questi dati già significativi, il 3 maggio scorso si è aggiunto il report dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) che ha messo in guardia i consumatori sulla presenza di tre contaninanti alimentari tossici nell’olio di palma: si tratta dei glicidil esteri degli acidi grassi (GE), del 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), e del 2-monocloropropandiolo (2-MCPD), contenuti dalle 6 alle 10 volte di più che negli altri oli vegetali. In particolare il GE, per cui ci sono dati scientifici così evidenti rispetto la sua genotossicità e cancerogenicità che il gruppo CONTAM (gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui contaminanti nella catena alimentare) non ne ha potuto stabilire alcuna soglia di sicurezza.
Per tutti questi motivi e per molti altri ancora vi invitiamo ad escludere l’olio di palma dai vostri prodotti. C’è chi lo ha già fatto. Sempre più aziende a voi concorrenti lo stanno dimostrando: cambiare si può. Si possono modificare le ricette e sostituire l’olio di palma, magari utilizzando prodotti italiani, di qualità, e in grado di favorire le economie locali. E si può fare in tempi brevi e senza mutare le peculiarità dei prodotti, anzi: migliorandone le caratteristiche.
Ve lo chiede il mercato, ve lo chiedono i bambini, i maggiori consumatori dei vostri prodotti, ve lo chiede il pianeta:
BASTA OLIO DI PALMA! #FerreroRipensaci

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