Lei è Linda Maggiori, abita a Faenza, è madre di tre figli e, insieme al marito, ha concretizzato obiettivi di tutto rispetto. La loro è una famiglia “a rifiuti zero”, come altre che fanno parte di una vera e propria rete che sta cambiando le cose dal basso e dal piccolo.
«Insieme al mio Gruppo d’acquisto, con la consulenza di Natale Belosi e insieme ad una rete di famiglie dislocate in tutta la regione Emilia Romagna, abbiamo ideato l’iniziativa “famiglie rifiuti zero”» spiega Linda. «Ci impegnamo a ridurre i rifiuti (non solo riciclare), monitorando il peso di ogni sacco di immondizia che buttiamo. Dieci famiglie hanno aderito al progetto di monitoraggio, ma tante altre simpatizzanti ruotano intorno, riducendo senza però riuscire a monitorare. Dopo 6 mesi abbiamo raggiunto risultati sorprendenti (anche per noi!). Tra chi ha monitorato, abbiamo fatto una media di 2,6 kg di rifiuti indifferenziati per abitante in 6 mesi. La mia famiglia (2 adulti e 3 bambini) ha raggiunto la punta più bassa, facendo 0,6 kg di RSU per abitante in 6 mesi». Per avere un parametro di paragone, si pensi che la media in Emilia Romagna per le utenze domestiche è di 160 chili di rifiuti solidi urbani per abitante, mentre le famiglie della rete ne producono 5,1 chili e la famiglia di Linda 1,048!! Per i Raee, 0 la famiglia Maggiori, 0,5 la rete delle famiglie a rifiuti zero e 2,5 chili la media regionale; per la plastica, rispettivamente, 1,2 chili, 5,9 chili e 15 chili; per la carta 6,2 chili, 15,1 chili e 35 chili; per il vetro la famiglia Maggiori 1,36 chili, la media della rete 12,1 e la media regionale 22 chili.
«Come abbiamo fatto a raggiungere questi risultati? Nella mia famiglia autoproduciamo tutto quello che è possibile: pane, crema spalmabile, marmellata, yogurt, biscotti. Inoltre acquistiamo il più possibile locale e senza imballaggi o con imballaggi vuoto a rendere. Ad esempio cereali e legumi da un produttore locale che ci dà il prodotto in sacchi grandi. Smistiamo cereali e legumi tra le famiglie del gas con paletta e bilancia e rendiamo il sacco al produttore. Dentifrici e creme prodotti localmente, in vasetti in vetro vuoto a rendere. Latte alla spina o in bottiglie vuoto a rendere. Miele in vasi vuoto a rendere. Alimenti vegan in contenitori vuoto a rendere. Pasta in pacchi grandi o addirittura sfusa: c’è infatti un negozietto a Faenza che vende tutto sfuso. Farina e corn flakes e altri cereali dal fornaio, che normalmente può vendere sfuso. Shampoo eco in taniche grandi, vuoto a rendere. Quando andiamo a comprare gelato, carne, pesce, formaggi o gastronomia, ci portiamo dietro il nostro bel contenitore riutilizzabile e pulito. La cassetta di frutta e verdura, la rendiamo costantemente al produttore, vuota, così come altri possibili contenitori in plastica o polistirolo. Quando andiamo al mercato ortofrutta, ci portiamo dietro le sportine, anche quelle leggere in nylon per mettere l’insalata o verdura bagnata. Assorbenti lavabili, coppette mestruali per donne, o pannolini lavabili per bambini. Per questo il nostro cesto di rifiuti non si riempie quasi mai. Purtroppo da noi a Faenza il tipo di raccolta è ancora stradale, non ancora porta a porta, e questo non aiuta a divulgare l’esperienza tra famiglie “non del giro”. Sappiamo inoltre che la plastica differenziata non si ricicla al 100%. Buona parte va in inceneritore. Quindi, come dice Gesualdi, non ci basta ridurre l’indifferenziata. Noi vogliamo ridurre ogni tipo di materiale, in particolare plastica, perché ogni materiale ha uno zaino ecologico alle sue spalle e anche il riciclo impegna risorse energetiche. Noi continuiamo a ridurre e monitorare, ma spero che questa iniziativa possa allargarsi».
Ciliegina sulla torta: la famiglia di Linda riduce anche la CO2, andando sempre a piedi, bici o mezzi pubblici, raramente car pooling o carsharing. «Infatti da 4 anni e mezzo non abbiamo auto. Abbiamo creato una rete di famiglie senz’auto che si riunisce e scambia consigli intorno al Gruppo FB “famiglie senz’auto”».
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