Con i manifesti “CACCIATORI GENTE SERIA” pensavamo che il mondo venatorio avesse toccato il fondo, ma ci sbagliavamo… Dalla rubrica “Restiamo Animali” del Mensile Terra Nuova Aprile 2015.
La caccia uccide anche te: dille di smettere
Con i manifesti “CACCIATORI GENTE SERIA” pensavamo che il mondo venatorio avesse toccato il fondo, ma ci sbagliavamo.
L’ultimo gioello è rappresentato dall’uscita del presidente veneto di Arcicaccia, Giuliano Ezzellini Storti, che agli Stati generali della caccia di febbraio ha proclamato un nuovo indimenticabile slogan: “Bisogna sparare con tenerezza”, aggiungendo che con tale slogan “bisogna far capire che il cacciatore è la sentinella della natura”.
Naturalmente si tratta di un palese tentativo di accreditarsi come ambientalisti per far dimenticare la propria pratica sanguinaria, che produce innumerevoli vittime ogni anno fra gli animali ma che non risparmia neanche la specie umana. Ce lo ricorda la meritoria Associazione Vittime della Caccia, che censisce il tributo di sangue umano versato anno dopo anno sull’altare dell’intangibilità della tradizione venatoria.
Nelle ultime otto stagioni la caccia ha fatto 804 vittime tra morti e feriti. Una media di cento vittime all’anno. Possiamo ancora, con questi numeri, parlare di “incidenti”? A pagare per questo strano “sport”, oltre ai cacciatori stessi che si feriscono e si uccidono sparandosi tra loro, sono anche cittadini che con la caccia non hanno nulla a che fare. E non mancano i minorenni.
Oltre ai rischi per l’incolumità fisica vanno poi considerati il disturbo della quiete pubblica, i danni al turismo – basti pensare agli agriturismi in zone infestate dai cacciatori – la limitazione della proprietà privata, visto che il “diritto di caccia” incide sulla gestione dell’80% del territorio italiano.
Si caccia nel periodo venatorio e anche il resto dell’anno, con i cosiddetti abbattimenti selettivi: i ripopolamenti sono un grande business e permettono di estendere a dismisura il calendario venatorio. In definitiva i morti e i feriti censiti ogni anno, insieme con gli altri danni e disturbi, sono un effetto collaterale e costante dell’attività venatoria, ma sfuggono all’attenzione generale.
Un problema non indifferente è rappresentato anche dai 500 milioni di cartucce disseminate ogni anno sul territorio italiano. Oltre la plastica, il piombo dei pallini – 17.500 tonnellate, secondo il forum nazionale Salviamo il Paesaggio – crea un vero e proprio diluvio di frammenti velenosi che si accumulano nei prati e nei boschi, sul fondo di laghi, fiumi e stagni.
E dire che l’80% degli italiani, secondo indagini e sondaggi, sono contrari alla caccia.
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Articolo tratto dal Mensile Terra Nuova Aprile 2015
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