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Mattatoi senza operai

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Un filo rosso lega due recenti notizie che, almeno a livello simbolico, potrebbero aprire le porte invalicabili dei mattatoi. Dalla rubrica “Restiamo animali” di Camilla Lattanzi su Terra Nuova Marzo 2016.

Mattatoi senza operai

Mentre in Italia un’inchiesta di Repubblica ( inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/01/18/news/il_mattatoio_dei_diritti-131109609) mette in luce le condizioni di sfruttamento al limite della schiavitù dei lavoratori impiegati nei macelli, dal Canada giunge un appello che offre lo spunto per ulteriori riflessioni.
Secondo il Canadian Press, nonostante la crisi, nel Paese manca personale per i mattatoi. Le aziende lamentano la difficoltà a trovare canadesi disposti a uccidere vitelli e maiali e a tagliarne le carni. Potrebbe sembrare il segnale di una maggiore sensibilità, ma in realtà la questione è più complessa. Il lavoro nei mattatoi, che può significare uccidere fino a 10.000 animali all’ora, è duro, sporco e pericoloso. Ecco che allora viene abilmente “delegato” (come azione e come responsabilità morale) a coloro che non hanno più speranze o altra via di scampo: immigrati, ex detenuti, emarginati. Non a caso, in Canada alcune industrie stanno già cercando di attingere a rifugiati siriani appena arrivati, gli unici disposti a lavorare in questi luoghi di sofferenza, di isolamento e di alienazione.
Simile era il progetto che il governo australiano aveva avviato nel 2013: l’idea era quella di impiegare una dozzina di detenuti in un nuovo macello, nonostante il rischio più volte documentato di un aumento di aggressività e desensibilizzazione nei lavoratori.
I mattatoi sono infatti luoghi di violenza legalizzata dove due destini di disperazione si incrociano su una strada senza via di uscita: gli animali, considerati merce già nell’istante in cui vengono fatti scendere dai camion, e gli operai, ridotti ad automi progressivamente desensibilizzati attraverso un lavoro sottopagato dal ritmo incessante, che non consente nemmeno di pensare.
Nessuno, quindi, vuole lavorare nei mattatoi, anche se poi di questa attività beneficiamo in molti. Nel Regno Unito, meno di un anno fa, gli allevatori di pollame avevano denunciato la difficoltà nel trovare manodopera disponibile a selezionare i pulcini maschi destinandoli così alla camera a gas o al tritacarne. Dall’industria della carne, però, si erano limitati ad affermare: “Il problema non è la morale, perché dopo un po’ ci si abitua a trattare i pulcini come semplici oggetti. La difficoltà sta nel lavoro in sé, perché devi passare ore a fissarli”.

Articolo tratto dalla rubrica “Restiamo animali” sul numero di Marzo 2016. Leggi il sommario completo…


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