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Primo stop ai microgranuli

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Dentifrici, scrub e creme: i prodotti che contengono microgranuli danneggiano gravemente fiumi, laghi e mari. Alcune aziende li ritirano, noi impariamo a non acquistarli.

Primo stop ai microgranuli

Dalle nostra parti i cosmetici che contengono microgranuli li troviamo ancora ben pubblicizzati. Creme esfolianti, shampoo, saponi e dentifrici, li mettono ancora in bella mostra sulle loro confezioni, come se fossero davvero in grado di far miracoli.
Si tratta generalmente di microsfere di polietilene o polipropilene che agiscono in modo meccanico nella azioni di lavaggio, e che inevitabilmente passano attraverso la rete fognaria andando a inquinare fiumi, laghi, mari e oceani finendo nella catena alimentare di pesci, anfibi, molluschi e altri animali, di cui gli esseri umani ancora si cibano.
Secondo uno studio condotto nel 2012 dall’Università del Wisconsin, l’inquinamento dell’area dei Grandi Laghi è causato soprattutto da queste microsfere di plastica, la cui presenza è stata rilevata in concentrazioni molto elevate: oltre un milione di particelle di plastica per chilometro quadrato, che si legano ad altre sostanze inquinanti pericolose.
Per tamponare questo fenomeno, negli Stati Uniti lo scorso febbraio è nata una proposta per la messa al bando dei microgranuli, dopo che il governo olandese ha posto la questione nel 2012 al Parlamento europeo.
Nello scorso mese di giugno il governatore dell’Illinois, Pat Quinn, è passato agli atti e ha firmato una legge che mette al bando la vendita e la produzione di prodotti che contengano microgranuli sintetici non biodegradabili.
Secondo il governatore, questo provvedimento permetterà di assicurare acque più pulite nel Lake Michigan e nei laghi e fiumi circostanti, che rappresentano alcune delle risorse idriche più importanti per l’Illinois.
Entro il 2017 si prevede la messa al bando dei microgranuli dai processi di produzione, mentre entro l’anno successivo, il 2018, scatta il divieto di vendita all’interno dello Stato federale.
Secondo la rivista Time, anche altri stati come la California, New York e l’Ohio starebbero preparando delle leggi per mettere al bando questi ingredienti, peraltro non necessari dal punto di vista funzionale, che però vengono ancora propinati dai principali marchi dell’industria cosmetica.
Per lo scrub sarebbe infatti possibile utilizzare altri ingredienti naturali innocui come la farina d’avena o il sale da cucina.
Alcune multinazionali come Unilever, che in Italia è proprietaria dei marchi Dove e Mentadent, intanto si sono impegnate a togliere dalla produzione di cosmetici le microplastiche entro il 1 gennaio 2015.
In Italia, comunque, manca ancora una presa di coscienza sul pericolo di queste sostanze. Tutto dipende dalle scelte dei consumatori, che possono cercare di evitare le seguenti sostanze tra gli ingredienti delle formulazioni: Polyethylene (PE), Polypropylene (PP), Polythylene Terephthalate (PET), Polymethyl methacrylate (PMMA) e Nylon.
L’organizzazione olandese North Sea Foundation ha lanciato la campagna “Beat the Microbead” (colpisci i microgranuli) e ha sviluppato una applicazione per smartphone, mentre scriviamo non ancora disponibile in italiano, che permette di controllare velocemente, attraverso la scansione del codice a barre, se tale prodotto contiene microplastiche.
Sulo smartphone apparirà un segnale di diversi colori: rosso nel caso siano presenti i microgranuli, giallo quando sono presenti ma l’azienda si è impegnata a metterli al bando o a sostituirili, verde in caso di loro assenza.
Per ulteriori informazioni: beatthemicrobead.org
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Ottobre 2014.

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