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Ayurveda: il rito quotidiano della prevenzione

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Nelle parole del maestro Swami Joythimayananda, un invito a pensare l’ayurveda non solo come una medicina, ma anche come una filosofia di vita capace di infondere armonia e benessere.

Ayurveda: il rito quotidiano della prevenzione

Ciò che contraddistingue Swami Joythimayananda, oltre alla sua grande esperienza nel campo dell’ayurveda, è la semplicità e la sapienza che si esprimono nella pratica della vita quotidiana.
Arrivando dall’ashram Joytinat di Corinaldo, da lui fondato nel lontano 1985 sulle splendide colline marchigiane, si ha subito la sensazione di giungere in un posto fuori dal comune: un luogo di raccoglimento che ruota intorno alla figura di un maestro che in qualche modo ne rispecchia la personalità.
Quello che colpisce non è solo la straordinaria bellezza della natura incontaminata e degli animali che circolano liberamente (un pavone, una mucca, un pappagallo verde che svolazza da un ramo all’altro dei gelsi riproducendo ogni parola che pronunciamo) ma anche la sensazione che tutte le persone che vi giungono subiscano il fascino di un’accoglienza libera da giudizi, che invita naturalmente al confronto con se stessi e con gli altri.
Maestro Swami Joythimayananda, ci puoi dire innanzitutto quali sono i consigli che ci dà l’ayurveda per condurre una vita all’insegna del benessere e della salute?
L’ayurveda ci insegna a gestire l’arco della giornata secondo le regole del dinacharya (“comportamento quotidiano”, nda) che sono alla base di un modello di vita sano. Le regole di base sono: svegliarsi presto, dedicare almeno un’ora e mezza a se stessi e alla cura del corpo procedendo nella pulizia, nell’auto massaggio con gli oli e poi con l’esercizio fisico. Per quest’ultimo lo yoga è perfetto perchè riequilibra i nostri punti energetici, ma va bene anche un esercizio minimo di nostra scelta. A questo punto possiamo fare colazione, per uscire di casa con un bel sorriso sulle labbra!
Fondamentale è poi seguire le regole di una giusta alimentazione. Prima di tutto è importante mangiare nell’orario giusto: pranzare prima di mezzogiorno, perchè il fuoco (Aagni) che è dentro di noi è più forte quando il sole è alto e quindi la digestione sarà più rapida; cenare prima delle otto e scegliere cibi più digeribili, come verdure e riso cotti. Non bisognerebbe mai mescolare cibi crudi e cotti insieme, perchè l’intelligenza della digestione in quel caso non sa più discernere quali sostanze deve emettere e si crea un conflitto, mentre il nostro scopo è quello di cercare un equilibrio fra tutti gli elementi che ci compongono.
Un’altra indicazione fondamentale che ci viene dall’ayurveda è quella di mangiare poco: la quantità consigliata è di due pugni di cibo a pasto; di questi il 50% deve essere composto da cibo solido, il 25% di cibo liquido e il restante 25% deve rimanere vuoto, per permettere al cibo di muoversi per essere meglio digerito.
Quali caratteristiche devono avere le pietanze? Devono essere di provenienza indiana?
Certamente no. La base dell’ayurveda risiede nell’equilibrare i cinque elementi: aria, acqua, fuoco, terra e etere. Essi compongono sia il corpo umano che l’universo, di cui noi siamo parte: per questo è importante mangiare cibo biologico e di provenienza locale, cresciuto con il minimo impatto sull’ambiente che ci circonda.
Fino ad ora abbiamo parlato soprattutto di prevenzione. Per quanto riguarda l’ayurveda come cura, ci puoi dire quanto è importante il ruolo attivo del paziente nel processo di guarigione?
Il suo ruolo attivo è fondamentale in questo processo, infatti se il paziente segue tutte le indicazioni, la sua guarigione sarà molto rapida. Bisogna capire che l’ayurveda è una pratica molto complessa: è una medicina, sì, ma anche una filosofia di vita. Ci insegna a gestire i tre aspetti fondamentali delle nostre esistenze: attività, nutrizione e riposo; questi tre elementi dovrebbero essere sempre in equilibrio. Se siamo malati o stanchi vuol dire che il nostro regime di vita è sbagliato e che dobbiamo rivedere almeno uno di questi tre aspetti. Lo stile di vita consigliato dall’ayurveda può essere eseguito anche da chi non è malato ma vuole aumentare la propria energia e migliorare la qualità di pensieri ed emozioni.
Ha senso praticare l’ayurveda in un contesto culturale e spirituale così diverso dall’India?
L’ayurveda può essere applicata a tutti, a prescindere dalla provenienza: ayurveda significa infatti “conoscenza della vita” e come dicevo è una disciplina che non si occupa solo di guarire le malattie, ma di darci delle indicazioni filosofiche, pratiche e spirituali su come gestire noi stessi.
Alla base di tutto ci deve essere il concetto di armonia: tra i 5 elementi, tra i tre dosha, e poi tra noi e il mondo. L’equilibrio è l’aspetto che determina la nostra qualità di vita e ognuno di noi può sondarlo con un semplice strumento di autoanalisi: chiediamoci se siamo felici oppure no. Se la risposta è negativa, vuol dire che dobbiamo equilibrare uno dei tre aspetti fondamentali delle nostre esistenze: attività, nutrimento o riposo.
Quando si entra in quest’ottica vedremo che il meccanismo diventa naturale e che siamo già sulla via della prevenzione e di una vita felice.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Gennaio 2014.

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