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Trivellazioni: il referendum si fa lo stesso!

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La Cassazione conferma che il decreto Sblocca Italia non risolve le questioni referendarie, anche se su un solo quesito. Il Referendum dunque si farà. A giorni arriverà il responso della Consulta
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Nel decreto Sblocca Italia sembrava che il governo Renzi avesse abbandonato l’idea delle trivellazioni petrolifere in Italia. Ma secondo il movimento No Triv si trattava semplicemente di un atto di demagogia e di sabotaggio del referendum sulle trivellazioni previsto per il 2016 . Attraverso dei sottili stratagemmi giuridici l’esecutivo era infatti riuscito a mettere fuori i territori locali e a dare al governo la massima autorità in materia.
Ma la Cassazione è stata chiara: il referendum si deve fare. Se la legge di stabilità avesse davvero soddisfatto tutti i quesiti No Triv, il pronunciamento dell’Ufficio centrale per il referendum avrebbe archiviato il voto. Ma le modifiche governative a quanto pare erano solo di facciata.
In merito al quesito sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine, la Corte ha stabilito che l’emendamento introdotto dal governo non soddisfa la richiesta dei movimenti. Come spiegano i No Triv in un comunicato stampa, «esso, in altri termini, la elude, in quanto la modifica voluta dal Governo, pur facendo salvi i permessi e le concessioni già rilasciati, ne allunga arbitrariamente la durata. In questo modo, i permessi di ricerca non avrebbero più scadenza e resterebbero “congelati” in attesa di tempi migliori
Soddisfazione da parte degli attivisti, anche se in realtà 5 quesiti su 6 sono stati ritenuti soddisfatti, mentre su due di essi (che riguardano la durata di permessi e concessioni e il Piano delle aree) i No Triv ritengono che la Cassazione abbia sbagliato a decidere. Per riabilitarli, propongono alle Regioni promotrici del referendum di sollevare un conflitto di attribuzione contro il Parlamento davanti alla Corte Costituzionale. Sei Regioni hanno già acconsentito: Basilicata, Sardegna, Veneto, Liguria, Puglia e Campania. In settimana verrà depositato il ricorso, sperando di coinvolgere anche i quattro Consigli regionali che hanno richiesto la consultazione ma non hanno ancora aderito alla sollevazione del conflitto di attribuzione: si tratta di Calabria, Marche, Abruzzo e Molise.
Entro mercoledì 13, intanto, è atteso il responso della Consulta sul parere della Cassazione, la cui decisione verrà pubblicata entro il 10 febbraio.

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