600 mila morti per il clima
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Sono i dati pubblicati dall’Onu in vista della Conferenza sul clima di Parigi, che analizzano gli effetti dei cambiamenti climatici negli ultimi 20 anni. I più colpiti sono Stati Uniti e Cina, seguiti da India e Filippine. Ma le classi sociali povere sono più a rischio…
600mila morti, è il bilancio dei cambiamenti climatici negli ultimi venti anni. In vista della Conferenza del Clima di Parigi è tempo di fare i conti con i numeri, anche quelli più scomodi, che mettono in crisi il concetto di ineluttabilità degli eventi naturali. Il 90% delle catastrofi naturali registrate negli ultimi venti anni sono infatti legate alle condizioni meteorologiche estreme. I dati sono stati diffusi dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (Unisdr) e dal Centro per la ricerca sull’epidemiologia dei disastri (Cred).
I cinque paesi che hanno registrato il più alto numero di disastri sono Stati Uniti (472), Cina (441), India (288), Filippine (274) e Indonesia (163). Pubblicato a pochi giorni dalla Conferenza sul clima di Parigi (COP21), il rapporto mostra che negli ultimi venti anni, il 90% delle principali catastrofi è stato provocato da 6.457 inondazioni, tempeste, ondate di caldo, siccità e altri eventi legati alle condizioni meteorologiche. Inoltre, dalla prima Conferenza sul cambiamento climatico (COP1) nel 1995, 606.000 vite sono state perse, pari a una media di 30mila all’anno, e 4,1 miliardi di persone sono rimaste ferite, senza casa o hanno avuto bisogno di aiuti d’emergenza a causa di disastri legati alle condizioni meteorologiche. Meno frequenti delle inondazioni, le tempeste sono particolarmente letali ed hanno ucciso 242.000 persone negli ultimi 21 anni.
Il clima non guarda in faccia a nessuno, ma è anche vero che le zone più colpite sono già stremate da condizioni economiche e sociali disastrose. La stragrande maggioranza di questi decessi (89%) in effetti si è verificato in paesi a basso reddito. È l’ora di agire!
