La voce degli alberi

Certo, a confronto dei chilometri quadrati di foresta che ogni giorno vengono disboscati in Amazzonia o in Indonesia, quei tre tronchi senza vita in terra sono un’inezia. Eppure anche loro ci dicono qualcosa di allarmante. Sono il sintomo di un malessere diffuso. Questi tre alberi sono la testimonianza che il saccheggio in atto sul Pianeta non è un fenomeno che riguarda terre lontane, né tanto meno che si tratta di episodi sporadici causati dal clima impazzito.

Il fatto è che eventi meteorologici estremi, un tempo rari, oggi sono sempre più frequenti. A confermarlo è l’imponente studio sul rischio idrogeologico pubblicato su Nature Climate Change: dai 400 casi di grandi disastri di natura climatica registrati in tutto il mondo nel 1980, si è passati oggi a quasi 1000. Questo perchè il calore accumulatosi nell’atmosfera, a causa delle crescenti emissioni di CO2, trova come unica via di sfogo gli eventi estremi, che si traducono in un’altalena insostenibile di ondate di calore e lunghi periodi di siccità, trombe d’aria e piogge torrenziali.

Il 2014 è stato l’anno più caldo dal 1880, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Lo dicono i dati di Jma (Japan meteorological agency), della Nasa e della Noaa (National oceanic and atmospheric administration). Dal 1880, quando cioè sono disponibili registrazioni di temperatura e umidità, la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di circa 0,8° C. Come afferma Naomi Klein nell’intervista a pag. 9: “Siamo sulla strada che ci consegnerà un mondo 4 gradi più caldo entro la fine del secolo”.

Eppure si fa ancora poco per ridurre le emissioni che riscaldano il Pianeta creando l’attuale caos climatico.

Quei tre alberi senza vita davanti la redazione sono un campanello d’allarme per le nostre coscienze, sono uno stimolo a cambiare il nostro stile di vita e nel contempo a fare pressione perchè chi ci governa cominci ad affrontare seriamente la questione del riscaldamento globale.

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