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Come cambiare le città una bici alla volta

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“Nei primi anni del Novecento quasi tutte le strade erano pedonali e i quartieri delle città venivano progettati intorno a piazze per facilitare l’incontro e la socializzazione”… Dalla rubrica “Mondo Ciclabile” pubblicata sul mensile Terra Nuova Dicembre 2014.

Come cambiare le città una bici alla volta

Nei primi anni del Novecento quasi tutte le strade erano pedonali e i quartieri delle città venivano progettati intorno a piazze per facilitare l’incontro e la socializzazione. Poi, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’avvento dell’auto e la rapida espansione urbana hanno cambiato questo scenario e le città sono diventate luoghi privi di identità, tradendo la loro funzione originaria di aggregazione.
L’automobile ha invaso gli spazi urbani, prodotto danni all’ambiente e alla vita delle persone, aumentando la solitudine collettiva, minando l’autonomia di bambini, anziani, disabili e accentuando le diseguaglianze sociali.
Nel corso degli anni si è sviluppato un modello urbano che ha impoverito le funzioni sociali ed economiche, snaturando il tessuto relazionale della città, creando distanza e incrementando il senso di alienazione delle persone.
Oltre ad occupare lo spazio fisico delle città, le auto hanno anche limitato fortemente il diritto di muoversi con il corpo, di giocare, di vivere di più il proprio quartiere ed essere felici. Attività come camminare, andare in bicicletta, incontrare gli altri, sono state spesso escluse dalla dimensione collettiva.
Ecco che diventa indispensabile restituire gli spazi urbani alle persone, limitando drasticamente l’uso delle auto, migliorando il trasporto pubblico di massa e incoraggiando l’uso della bici. Con più coraggio è possibile fare delle scelte che ripensino al sistema della mobilità collettiva e al diritto delle persone di vivere meglio lo spazio urbano.
È possibile misurare la felicità di una città? Chiaramente no. Non esiste una misurazione oggettiva valida per tutti gli individui, le variabili sono diverse e cambiano da soggetto a soggetto. Tuttavia, molti studiosi sono convinti dell’esistenza di una scala di valutazione del benessere in cui si tiene conto non soltanto del reddito percepito, ossia quanto guadagniamo, ma anche il come ci sentiamo.
Qual è il compito di una città? Che bisogni deve soddisfare? Le città dovrebbero cercare di massimizzare la gioia e ridurre al minimo le difficoltà. Dovrebbero riconoscere che le persone desiderano il contatto umano e capire l’urgente bisogno di spazi pubblici in cui poter giocare, pedalare, camminare ed essere felici.
La chiave del successo è immaginare e costruire una città vivibile sia per chi ha otto anni, che per chi ne ha ottanta. Come dice Enrique Peñalosa, famoso ex sindaco di Bogotá: «Se saremo in grado di costruire una città felice per i bambini, avremo una città felice per tutte le persone».
Il testo è tratto dal libro ” Happy Bike. Pedalando verso la felicità“, di Alfredo Bellini edito da Marotta&Cafiero.
“La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto. È molto di più. È la possibilità di rendere la città più umana e più bella. Una città che promuove la bicicletta è una città felice”.
Questo è l’incipit del libro dedicato al mondo della bicicletta, visto in tutti i suoi aspetti, e di come può rivoluzionare la nostra vita e non solo i problemi di mobilità delle nostre città.
È possibile acquistare il libro in qualsiasi libreria. Se non fosse disponibile, è possibile richiederlo alla stessa libreria oppure inviando una mail alla casa editrice ordini@marottaecafiero.it

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