Puntualissimo: torna il vaccino anti-influenzale
Eccola che ricompare, la «stagione influenzale»: quest’anno è iniziata a comando il 13 ottobre e terminerà il 26 aprile 2015. Poi ci sono stati gli “imprevisti” dei morti, dei ritiri dei vaccini e la loro assoluzione. Ma è anche emerso che sarebbero persino inefficaci. Un bel caos, dentro cui i numeri ci devono far pensare. Secondo i dati Influnet, l’incidenza di tutte le sindromi simil-influenzali nella stagione 2013-2014 è stata di 78 casi per 1000 assistiti, un numero basso se si considerano i 116 casi per 1000 del 2004-2005 e i 99 casi per 1000 assistiti della stagione pandemica 2009-2010.
Si tratta, occorre ribadire, di sindromi simil-influenzali, perché le analisi di laboratorio effettuate su 4426 campioni sono risultate positive per il virus influenzale solo in 1033 casi (23%). È la conferma che durante l’autunno e l’inverno ci si ammala per svariate cause, la maggior parte non identificate, e che il ruolo dei Rhinovirus, virus para-influenzali, è preponderante.
L’influenza è impossibile da distinguere dalle altre forme virali in base ai soli sintomi clinici. Si usa il termine influenza- like illness per definire le malattie simil-influenzali; la vera influenza, quella contro la quale ci dicono di vaccinarci, rappresenta circa il 6-10% del totale. Parlare di «stagione influenzale», mettendo insieme patologie che hanno in comune le manifestazioni cliniche ma sono provocate da agenti diversi, è una distorsione nella valutazione dell’impatto sociale, della morbilità e della letalità dell’influenza.
È su questo equivoco che si genera la propaganda della vaccinazione anti-influenzale: si trascura di ricordare che il vaccino può immunizzare unicamente dai virus contro cui è mirato e che si presuppone circoleranno, ma non ha azione alcuna nei confronti delle centinaia di agenti infettivi responsabili delle sindromi influenzali che rappresentano la fetta più grande delle patologie dell’autunno e dell’inverno.
Sull’efficacia della vaccinazione, la revisione di 274 studi eseguita dalla Cochrane Collaboration ha portato a queste conclusioni:
• nei bambini sotto i due anni il vaccino antifluenzale è inefficace;
• nei bambini più grandi e negli adolescenti il vaccino ha una certa efficacia nel ridurre i sintomi della sindrome influenzale;
• negli adulti sani accelera il ritorno al lavoro di mezza giornata in media;
• negli anziani ultra 65enni l’efficacia è incerta, quando non addirittura assente.
L’influenza è una causa minoritaria di tutte le sindromi influenzali e i vaccini hanno un impatto modesto o addirittura nullo specialmente sulle complicanze dell’influenza, peraltro rare. «È evidente che un intervento di massa come la vaccinazione per colpire un agente relativamente raro come il virus influenzale ha scarso senso» ha affermato Tom Jefferson della Cochrane Collaboration. E non dimentichiamoci gli effetti collaterali del vaccino, tutt’altro che trascurabili.
Eugenio Serravalle è medico e presidente dell’associazione Assis (
www.assis.it).
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