Un passo tratto dal nuovo libro del maestro zen Thich Nhat Hanh dal titolo ” L’arte di lavorare in consapevolezza“, come vivere con gioia e presenza mentale ogni momento della giornata.
Un nuovo modo di lavorare
“Secondo il modello tradizionale di lavoro di molti paesi occidentali, la competizione è l’unico modo per raggiungere il successo. Pensiamo di essere potenti quando siamo competitivi al massimo e crediamo di poter avere successo solo se gli altri falliscono. Quando qualcuno vince però qualcun altro soffre: è questa la competizione. Ci confrontiamo con gli altri pensando: Io sono meglio di te. Questo modo di pensare può soltanto rinforzare in noi una mentalità discriminatoria e i nostri complessi di superiorità, inferiorità e ugugaglianza. Perdere ci fa soffrire perchè pensiamo che qualcun altro sia migliore di noi; tuttavia se guardiamo a fondo ci rendiamo conto che questo modo di pensare si basa su di una falsa distinzione tra noi stessi e l’altro. Se continuiamo a pensarla così andiamo nella direzione dell’autodistruzione.
E’ chiarissimo che in una competizione non ci possono essere vincitori. Quelli che si sforzano di essere i migliori, di essere al vertice, devono lavorare molto duramente per arrivarci, il che è faticosissimo; una volta raggiunto il vertice devono continuare a sforzarsi per riuscire a restarci, e spesso soffrono enormemente lo stress e si esauriscono. Se continuiamo a vivere così ci incamminiamo non solo verso l’autodistruzione ma anche verso la distruzione del nostro pianeta. Ecco perchè dobbiamo risvegliarci: occorre un grande risveglio collettivo per cambiare il corso della nostra civiltà, altrimenti ci distruggeremo l’uno con l’altro, distruggeremo i nostri cari e le risorse naturali della Terra.
In questa competizione non ci possono essere vincitori: perdono tutti. Fare discriminazioni tra se stessi e gli altri è causa di molta sofferenza. La saggezza della non-discriminazione e la visione profonda dell’interessere(1) possono aiutarci a capire che tu sei in me e io sono in te. Quando ho ricevuto l’ordinazione da novizio, il mio insegnante mi ha mostrato come inchinarmi al Buddha. Recitavamo questi versi: Colui che si inchina e colui al quale è rivolto l’inchino per natura sono entrambi vuoti”. Ciò significa ‘vuoti di un sé separato’. Non dovremmo essere orgogliosi: io sono fatto di elementi di non-me, che includono anche te, e tu sei fatto di elementi non-te, che includono me; se si entra in competizione con altri esseri, dunque, si entra in competizione anche con se stessi. Tuttavia, ciò non significa che siamo tutti identici. Quando guardiamo qualcosa, ad esempio un fiore, possiamo vederla in modi diversi, anche se stiamo guardando lo stesso fiore. Ognuno ha un modo diverso di vedere le cose.
Non dovremmo cercare di costringere gli altri a pensarla come noi o a fare le cose come le faremmo noi. Quel che vogliamo è che il pensiero sia produttivo, che porti con sé più comprensione e più compassione, e che ci sia più pace. Tutti vogliamo più gioia, più pace e più libertà. I modi di generare queste cose meravigliose potranno essere diversi ma non occorre entrare in competizione gli uni con gli altri per ottenerle. Possiamo ottenerle soltanto se lavoriamo insieme, ognuno a suo modo, come parte di un tutto”…(continua)
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