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Proiettili e Hamburger

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Armi e bambini: il gioco della morte che uccide la speranza della pace. Dai poligoni per bambini a Las Vegas ai gruppi jihadisti dell’Isis. La riflessione del Direttore di Terra Nuova che apre il numero di Ottobre della rivista.

Proiettili e hamburger

La notizia è stata rapidamente dimenticata tra le tante di cronaca nera di fine estate, ma la foto di quella bambina con una mitraglietta Uzi in mano ce l’ho ancora fissa nella mente.
I fatti sono noti: in un poligono di Las Vegas, una ragazzina di nove anni perde il controllo dell’arma che stava imparando a utilizzare, uccidendo il suo istruttore. Tranne la morte dell’uomo, ovviamente non prevista, tutto il resto è avvenuto in una cornice di apparente normalità: a partire dagli otto anni negli Usa i bambini sono ammessi ai poligoni di tiro, unica formalità richiesta è il consenso dei genitori.
Charles Vacca, la vittima, era un istruttore di tiro con tanto di licenza e una lunga esperienza in fatto di armi; il poligono all’interno del fast food Bullets and Burgers (letteralmente “Proiettili e Hamburger“), dove è avvenuto l’incidente, era autorizzato e completamente a norma. A filmare il tragico evento è stato il padre stesso della bambina, ansioso di istruire la figlia all’arte delle armi.
Dalla parte opposta del globo, tra la Siria e L’Iraq, altri bambini sono spinti alle armi. A insegnare loro il gioco della morte sono i jihadisti dell’Isis. Le foto di questi ragazzini armati di tutto punto tra le file dei miliziani hanno fatto il giro del mondo in poche ore. Si è mossa prontamente la commissione diritti umani dell’Onu, ricordando che “assoldare bambini sotto i 15 anni, come fanno i miliziani dell’Isis nella zona di Ar-Raqqah, è un crimine di guerra“.
Certo non esiste un crimine peggiore che insegnare a uccidere ad un bambino, e questo vale in tempo di guerra come in tempo di pace. Che avvenga in un poligono-fast food tra le villette esclusive di Las Vegas, o in uno scalcinato villaggio iracheno, addestrare un bambino alle armi vuol dire uccidere per sempre la sua umanità, e con essa ogni speranza di un mondo senza guerre.
Editoriale pubblicato sul mensile Terra Nuova Ottobre 2014.

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