Guarire i denti, guarire se stessi
Negli ultimi anni si è assistito a un aumento esponenziale di bambini e adulti con apparecchi dentari, prescritti per correggere storture, asimmetrie, anomalie del palato, difetti lievi o gravi della bocca e dei denti. Questo accade perché la grande maggioranza delle persone si affida all’odontoiatria e all’ortodonzia convenzionali. Eppure qualcosa sta cambiando: stanno aumentando i dentisti, e di conseguenza i pazienti, che non considerano più i denti solo come un «pezzo» del nostro corpo, da tirare, spostare o rimuovere, indipendentemente da tutto il resto dell’organismo, ma che invece intendono la bocca e le sue condizioni come un’espressione dello stato dell’Io, una richiesta di aiuto fisica e psicologica dell’individuo.
Lo sa bene il dottor Michel Montaud, medico dentista e cofondatore dell’École de dentosophie, istituto che ha formato un gran numero di dentisti, anche italiani.
La «dentosofia» propone un approccio completamente diverso. Il paziente non mette un apparecchio, ma bensì un attivatore plurifunzionale, che avvia una sorta di autoterapia guidata in cui la persona, accompagnata dal dentista, lavora di sua iniziativa e volontà per il recupero delle funzioni neurovegetative.
Come spiega Montaud nel suo ultimo libro Cosa dicono i nostri denti, una bocca squilibrata è sintomo di un individuo non in armonia e la posizione dei denti, visti sia singolarmente che nel loro insieme, può rivelare una determinata situazione psicoaffettiva.
La bocca è la «porta» attraverso la quale si rende conscio l’inconscio. La posizione assunta dai denti è l’espressione dello stato psicoaffettivo del paziente e agendo sui denti con mezzi olistici, come l’attivatore appunto, si può intervenire non soltanto sulla postura e sulla respirazione, ma anche sulla psicoaffettività.
Un percorso dentro di noi
«Da quando pratico la dentosofia, osservo la scomparsa di sintomi e malattie quando il paziente cambia modo di funzionare» spiega Montaud. «La dentosofia mi ha portato a vedere la bocca dei miei pazienti in modo diverso, a percepire dentro di loro l’essere umano nella sua globalità e a riconoscere la correlazione sistematica tra bocca e sfera psicoaffettiva. Abbiamo la possibilità di entrare in contatto con le nostre parti più profonde e accettare la vita incondizionatamente, diventando più tolleranti verso ciò che ci sfugge e tendiamo a rifiutare. Si tratta di un percorso grazie al quale scopriamo il mai visto, mai sentito e ci apriamo all’anima cosciente. Questo ci permette di riconoscere la malattia e passare all’azione. In primo luogo è il lavoro con l’attivatore a darci l’impulso ad agire».
Montaud è abituato a scorgere nei visi di chi lo ascolta perplessità e a volte chiusura. «Per alcuni può essere sconvolgente scoprire come lo studio del «terreno» ci permetta di maturare una visione diversa dell’essere umano» spiega. «A causa del processo di «addomesticamento» siamo abituati a criticare aspramente tutto ciò che vada contro le nostre credenze, senza neppure sapere di cosa si tratta. Ma in questo caso, chi va a fondo e comprende appieno la potenza di questo approccio, non torna più indietro».
Montaud invita a considerare i diversi elementi della bocca e ne propone la chiave di lettura. «La mandibola corrisponde alla deambulazione, ma anche a volontà, futuro, metabolismo, tutte funzioni dell’addome, e separa il davanti dal dietro lungo il piano frontale. L’occlusione rappresenta linguaggio, sentimento, momento presente e sistema ritmico, vale a dire il sistema cuore-polmoni, e separa l’alto dal basso lungo il piano orizzontale. Infine la mascella rappresenta pensiero, passato e sistema neuro-sensoriale, altrimenti detto cervello; separa la destra dalla sinistra lungo il piano sagittale».
L’equilibrio e il disequilibrio
In una bocca equilibrata la mandibola si muove a destra e a sinistra durante i movimenti di masticazione sollecitando la struttura ossea della mascella, proprio come camminando stimoliamo fisiologicamente in modo alternato i muscoli, i legamenti, i tendini e le ossa delle gambe. Quando la sollecitazione è troppo forte, insufficiente oppure disequilibrata, vale a dire più accentuata da una parte che dall’altra, la struttura degenera per mancanza di stimoli adeguati. Ma in realtà tutti mastichiamo di preferenza da un lato, che corrisponde a uno specifico funzionamento psico-affettivo.
Nella bocca riconosciamo una polarità maschile a destra e una femminile a sinistra. Quando una bocca si è sviluppata del tutto, senza alcun impedimento, funziona in modo armonioso. Nessuna parte prevale sull’altra, né la danneggia; maschile e femminile sono in armonia. Le distorsioni mostrano in che modo abbiamo reagito di fronte a situazioni conflittuali e sono come stampelle che ci permettono di avere un relativo pseudo-equilibrio anche se rappresentano sempre una limitazione. Tutto sommato, la compensazione psicologica, ovvero il tipo di funzionamento che abbiamo adottato, ripristina un certo equilibrio tra maschile e femminile, tuttavia ne risulta una tensione continua tra pseudo-maschile e pseudo-femminile.
Anche la masticazione ha un suo significato profondo. «Chi mastica prevalentemente a destra è ipersensibile e ha reazioni molti forti» prosegue Montaud. «Interiorizza le sue emozioni per esprimerle in seguito, con la collera, come una pentola a pressione che a un certo punto fa uscire un po’ di vapore per non esplodere. Può anche arrivare a interiorizzarle del tutto, letteralmente «incistandole» dentro di sé, una situazione non particolarmente favorevole all’equilibrio personale. In genere queste persone funzionano in modo maschile, ragionano, analizzano, sono molto perseveranti e non mollano facilmente l’osso.
Chi mastica prevalentemente a sinistra invece viene sopraffatto dalle emozioni. Non riesce a controllarle e arrossisce o piange facilmente, anche se non vuole. Queste persone sono spesso creative, intuitive e con spiccato senso artistico, funzionano in modo prettamente femminile. La masticazione unilaterale è il segno esteriore, fisico e visibile, di un comportamento interiore e invisibile. Se non viene corretta, nel tempo si consolida un funzionamento anomalo che diviene sempre più invalidante. La perdita ossea in corrispondenza delle sovra o sotto-sollecitazioni e il disequilibrio interiore si fanno sempre più accentuati».
Il trattamento con la dentosofia, come spiega Montaud, permette di sperimentare un maschile e un femminile autentici e di superare così i meccanismi di compensazione, eliminando di conseguenza i sintomi. Il medico francese non manca di muovere una critica alla medicina convenzionale che «non cerca l’origine autentica e profonda di una malattia, ma si accontenta di supposizioni sulla presunta eziologia. Per questo motivo cerca le cause all’esterno. Mentre la medicina convenzionale brancola nel buio e nutre le nostre paure, dentosofia e antroposofia offrono interessanti spunti di riflessione e ci avvicinano alla compassione e all’amore».
Montaud conclude con un monito: «Per ritrovare la salute, cioè uno stato di guarigione incessante, dobbiamo impegnarci in prima persona a scoprire come mai si presenta quella determinata malattia, con quei sintomi. La soluzione è dentro di noi, la guarigione non arriva dall’esterno. La metamorfosi della bocca, con il cambiamento interiore che l’accompa gna, è la prova tangibile che qualcosa sfugge ancora alla nostra comprensione ed è la dimostrazione evidente che cambiamenti impensabili secondo i criteri convenzionali sono invece possibili, anche se non ne conosciamo il meccanismo. I casi clinici e le testimonianze ci aiutano a prendere atto della nostra ignoranza e a superare le nostre paure. La scienza ha studiato meravigliosamente ciò che del nostro corpo si può vedere e toccare, ma ha trascurato la parte invisibile, pari forse addirittura al 99%. Non possiamo negare l’esistenza di pensieri ed emozioni solo perché non siamo in grado di vederli. Se avremo la volontà di allargare le nostre prospettive, la dentosofia potrà aprirci orizzonti sconfinati».
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