L’arte dell’omeopatia veterinaria

La persona che si avvicina all’omeopatia per risolvere un malanno cronico che affligge il proprio animale, dovrebbe essere a conoscenza di alcuni fondamentali principi. Il primo tra tutti è che la possibilità di ottimizzare la scelta del rimedio che il veterinario omeopata decide di somministrare al paziente, passa inevitabilmente attraverso la persona stessa. Poiché l’omeopatia si basa sull’analisi del soggetto in tutte le sue numerose sfaccettature (fisiche ma anche emozionali) la persona che decide di far curare il proprio animale con l’arte omeopatica, assume giocoforza un ruolo chiave nel processo di guarigione che interessa l’animale stesso.

Per il veterinario omeopata, ogni terapia è diversa dalle altre; ogni animale è un soggetto unico, e come tale, diverso da tutti gli altri animali e ogni guarigione diventa la realizzazione di una piccola, grande opera d’arte.

E di opera d’arte si tratta veramente, perché il veterinario omeopata, consapevole dell’unicità del suo paziente, attraverso la scelta del rimedio (o dei rimedi), compone la sua creazione che culminerà con il ritorno all’equilibrio del soggetto malato.

Una volta, tanto tempo fa, tutta la medicina, era considerata un’arte e i medici erano indiscutibilmente degli artisti, nel senso più profondo del termine; al giorno d’oggi, questa consapevolezza nella classe medica è quasi del tutto svanita e solamente l’omeopatia, con tutti i suoi strumenti (leggi rimedi), può offrire di nuovo la possibilità al medico di riappropriarsi di quella dimensione creativa così indispensabile per essere un buon guaritore. Il veterinario omeopata ha scelto la strada più difficile, perché la tela sulla quale compie la sua opera è appoggiata su un cavalletto che, il più delle volte, non si rende conto di essere uno strumento indispensabile al pari della tela e dei colori usati per la realizzazione dell’opera.

Il ruolo del cavalletto (persona che vive con l’animale) risulta dunque di fondamentale importanza. Se il cavalletto traballa, o è mal posizionato, l’opera risulterà alquanto insicura e imprecisa. In altre parole significa che la persona che desidera guarire il suo animale con l’omeopatia, non è assolutamente estranea alla realizzazione dell’opera stessa, anzi ne è uno dei protagonisti.

Esistono dunque delle qualità che la persona deve sviluppare parallelamente all’andamento della terapia. Dovrà innanzitutto osservare quali cambiamenti avvengono nell’animale durante l’azione del rimedio. I cambiamenti possono essere grandi, e questo diventa molto facile da osservare, ma possono essere anche molto piccoli, addirittura sfumature, come d’altronde esistono molte sfumature nella maggior parte dei dipinti; e la persona dunque, ha il compito di far notare queste sfumature al veterinario, e sarà l’artista a giudicare queste sfumature coerenti o meno con la realizzazione dell’opera che ha deciso di creare.

La persona dovrebbe sviluppare quell’attenzione necessaria, e allo stesso tempo quella sensibilità indispensabile, per aiutare l’artista a «sentire» come il rimedio risuona nell’interiorità dell’animale.

Il secondo punto è la fiducia nell’omeopata e nella sua capacità di seguire il paziente lungo il percorso verso la guarigione. Il rimedio, soprattutto se la malattia è presente da lungo tempo, agirà sul paziente mettendo in moto la legge di guarigione; questo significa che la saggezza intrinseca dell’organismo utilizzerà lo stimolo terapeutico del rimedio per eliminare (esonerare) le tossine in eccesso. Si potranno così manifestare anche dei piccoli peggioramenti o potranno riapparire dei vecchi sintomi, ma, anche in questo caso, il veterinario omeopata sarà in grado di capire e interpretare tali manifestazioni come un percorso necessario alla realizzazione dell’opera d’arte.

L’ultima dote da sviluppare è la pazienza: il passare del tempo ha determinato la formazione della malattia cronica e il passare del tempo determinerà la sua scomparsa, anche attraverso le sfumature ed eventuali piccoli aggravamenti.

Coraggio, pazienza, e presenza sono d’altronde, le prime tre qualità che l’omeopata Edward Bach ha portato alla luce con la scoperta delle sue prime tre essenze floreali: Mimulus, Impatiens e Clematis. In fondo non si chiede alla persona niente di più di rendersi conto di essere il principale responsabile della salute del suo animale, nella malattia e nella guarigione.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova.

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