Obesità: non è una malattia
I cortigiani dell’impero romano decadente usavano dedicarsi ai piaceri della tavola, ingozzandosi di prelibatezze per poi provocarsi il vomito, col fine di evitare futuri problemi di linea e di salute. Tale pratica diventò proverbiale ad indicare ripugnanza per uno spreco di risorse orientato solo al soddisfacimento dei sensi.
Ma oggigiorno sembra che non vi sia più limite agli sprechi. La realtà di persone che non dispongono di acqua e cibo sufficiente è sempre più drammatica e si calcola anche che per risolvere il problema sarebbe sufficiente solo una parte dei capitali impiegati nell’industria dei cosmetici. Nel nostro mondo opulento il cibo ha smesso da tempo di rappresentare un mezzo per nutrirsi ed è comunemente inteso come una ricerca del piacere: cibo sempre più speziato, edulcorato, colorato per aggredire il più possibile i sensi olfattivi, gustativi, visivi. Il vero senso – l’appetito – che rende naturalmente tutto prelibato e apprezza la qualità, non rappresenta più la principale motivazione che porta ad alimentarsi.
Salute ed obesità
L’obesità,ovvero un eccesso di peso superiore al 30% del peso forma, rappresenta un problema medico in quanto impegna in un notevole sovrappiù di lavoro organi nobili e fondamentali dell’organismo, praticamente tutti, ma in particolare reni, fegato e soprattutto il cuore. Oltre a ciò, l’obesità è un potente fattore di rischio per patologie gravi quali diabete, ipertensione, arteriosclerosi, infarto, ictus, artrosi del ginocchio. Ridurre il peso, ad un certo stadio, può rappresentare una necessità impellente non più procrastinabile, se si vuole salvare l’individuo: è questa la principale motivazione addotta alle tecniche medico-chirurgiche della medicina convenzionale.
Le cause
Le cause organiche dell’obesità possono essere ipotiroidismo, rare malattie genetiche di tipo endocrino, danni neurologici da psicofarmaci (soprattutto gli antipsicotici), danni metabolici da cortisonici ed estrogeni. Queste rappresentano nell’insieme una percentuale dell’ordine del 5% degli obesi. Esse vanno sempre indagate e sono di solito facilmente risolvibili, una volta fatta la diagnosi: con una opportuna terapia medica o con l’individuazione e la rimozione delle cause, si riporta l’organismo a quell’equilibrio perduto.
Il restante 95% degli obesi e in generale di chi è in sovrappeso è dovuto unicamente all’eccesso di alimentazione e ciò è direttamente riconducibile a fattori psichici e sociali. In altre parole, la stragrande maggioranza degli obesi non mangia perchè ha fame e nemmeno smette di mangiare quando è sazio. È poi questo il più semplice e importante motivo del sovente fallimento delle terapie mediche e alimentari.
Non è una malattia
Pur rappresentando, come abbiamo visto, un problema medico, non si può affermare che l’obesità di per sé sia una malattia. Anzi, casomai è vero proprio il contrario!
Il fatto che uno, quando mangia ingrassa significa buona digestione ed ottimale assorbimento dei nutrienti contenuti nel cibo ed entrambi indici di buona salute. Così pure la difficoltà di dimagrire, pur sottoponendosi a diete o “mangiando poco” è anch’esso indice di un ottimale funzionamento dell’organismo, che tende ad utilizzare al meglio e con molta economia le proprie risorse.
Le terapie mediche convenzionali
La medicina convenzionale si avvale attualmente di farmaci che riducono il senso della fame, oppure inducono sazietà. Ma il nostro cervello è appunto influenzato da ciò che ci sta intorno nell’ambiente e, come detto prima, il nostro mondo opulento ci invoglia in tutti i modi a mangiare, bere, consumare il più che ci possiamo permettere: il nostro organismo viene prepotente mente spinto a diventare un contenitore-pattumiera e le nostre risorse vitali impegnate nello sforzo di depurare, eliminare, svuotarsi da tutto ciò. I semplici e chiari messaggi dei centri neurologici della fame sono sommersi così da quelli più prepotenti esterni, presenti nell’ambiente, e interni, nella nostra psiche impegnata a godere coi sensi.
È facile comprendere che tali tipi di farmaci, oltre alla loro tossicità intrinseca, per riuscire a sopprimere efficacemente questi potenti messaggi ambientali e psichici, dovrà essere assunto in dosi tali che difficilmente potrà essere tollerato.
Gli integratori alimentari
Un discorso a parte meritano le strategie che si basano sui cosiddetti integratori alimentari. Queste partono dal presupposto che l’organismo, dovendosi nutrire di cibi industriali raffinati e avvelenati e quindi poveri di nutrienti, abbia per questo sempre un’eccessiva fame, proprio in quanto insoddisfatto della qualità, e cerca di compensare con la quantità. Il presupposto è in parte vero, ma l’assunzione esterna di oligoelementi in pillole e compresse, se inizialmente porta ad una sensazione di benessere, in seguito induce uno stato carenziale di quelle stesse vitamine e sali minerali, in quanto vengono saturati nell’organismo i rispettivi recettori.
Lo squilibrio che ciò comporta può risultare anche pericoloso ed è importante procedere, per chi è un abitué degli integratori, non a dismissione drastica, ma ad un’attenta terapia a scalare, come ogni farmaco assunto per lungo tempo.
Si ritorna sempre lì: si può ingannare la Natura solo per poco. Da qui le interviste a chi da poco tempo assume farmaci anoressizzanti, o ha subito un’operazione chirurgica, o assume integratori di vario tipo: se i guai non si presentano subito sarà solo questione di tempo e la persona tornerà nelle medesime condizioni di prima, di solito peggio.
Così come nel campo delle droghe o degli psicofarmaci, il giudizio su di essi non deve basarsi sui loro effetti iniziali, quanto su quelli a medio e lungo termine, così analogamente gli «integratori alimentari» non fanno altro che «drogare» l’organismo, squilibrarlo ancora di più e, oltre a non risolvere il problema iniziale, possono anche metterlo in pericolo.
L’uso della chirurgia
La terapia chirurgica si avvale fondamentalmente della metodica di ridurre lo stomaco e di accorciare chirurgica mente l’intestino tenue, così da provocare l’espulsione, insieme alle feci, di gran parte del bolo alimentare che non può più essere assorbito.
La chirurgia è effettivamente efficace: la persona mangia come prima e non ingrassa più, anzi tende anche a dimagrire. Il periodo di diabolico benessere dura dai 2 ai 6 mesi, dopo i quali l’esaurimento delle riserve di vitamine liposolubili – che d’ora in poi non potranno più essere assimilate proprio per la mancanza di quei tratti di intestino asportati chirurgicamente – e la riduzione dell’assorbimento di ferro e calcio si fa sentire drammaticamente: semicecità, dolori muscolari, senso di disorientamento, squilibri vari, angoscioso senso di mancanza di energia, fino a patologie quali distrofia muscolare, demineralizzazione ossea, sindromi emorragiche e tutto quanto consegue dalla mancanza di due potenti antiossidanti quali le vitamine A ed E.
Il ricorso all’integrazione di vitamine sintetiche, che devono essere assunte necessariamente per via endovenosa vista l’impossibilità dell’organismo di assorbirle per via normale, riesce solo in modo molto precario a ristabilire dopo altri mesi un equilibrio vitale.
Come se ne esce?
Al sovrappeso, che sia in forma più o meno modesta o che raggiunga le dimensioni della franca obesità, si rimedia unicamente e stabilmente con la duplice strategia sintetizzata nel famoso antico aforisma romano «màgna de meno e mòvete de più!».
Il problema si sposta sui motivi per cui l’essere umano non riesca a farlo e questi vanno ricercati essenzialmente sul piano inconscio che può essere corporale, psichico, spirituale.
Gli aspetti psichici e spirituali sono assai importanti, ma ci limiteremo qui concretamente solo a quelli corporali. Il piano corporale lo abbiamo in parte già chiarito: è importante avere consapevolezza di quanto detto sopra, cioè che l’obesità non è una malattia e che occorre diffidare delle pericolose e a volte disastrose strategie chirurgiche e mediche convenzionali: queste hanno molto poco a che fare con la salute, molto con il business e con quell’atteggiamento di chi non si assume la responsabilità delle proprie condizioni e va alla ricerca di fallaci scorciatoie, magari opportunamente pubblicizzate dalla tv in prima serata.
È importante essere consci del proprio corpo per non considerarlo come una statica pattumiera-caldaia brucia rifiuti e nemmeno come una delicatissima macchina che ha necessità di fare rifornimento più volte al giorno di materie complesse, quali minerali ed enzimi dai nomi complicati, altrimenti si potrebbe inceppare o fermarsi.
In realtà di enzimi, sali minerali, vitamine e altri oligoelementi ne abbiamo grandi riserve – dai due ai sei mesi, come abbiamo visto nella nostra precedente critica alla chirurgia dell’obesità. Si tratta, per dimagrire in modo stabile, di utilizzare appunto queste riserve e in particolare i grassi accumulati. Non vi è altro modo salutare.
La qualità del cibo è importante e difficilmente si ingrassa a base di pane e acqua, così pure è molto raro che un vegetariano che non faccia uso di nessun prodotto animale (compreso quindi latte, derivati del latte, uova) sia sovrappeso, a meno che non faccia un uso regolare di dolci e alcolici.
Consiglio generale è senz’altro quindi quello di evitare questi ultimi e di tendere verso un’alimentazione vegetariana. Il contrario quindi dei criteri dietetici convenzionali che tendono ad abolire i cereali e a favorire carne e pesce. Provare per credere! È importante che la dieta sia ben accetta, sia anzi personalizzata e la persona venga seguita da un medico.
L’attività fisica regolare e progressiva, fino ad arrivare a una-due ore giornaliere, è altrettanto importante della dieta: quest’ultima da sola non sarà sufficiente.
Infine considerare il digiuno: non ha assolutamente alcuna controindicazione e, a meno che vi siano gravi patologie cardiache e non protratto oltre i tre giorni, può essere effettuato da chiunque. Per un digiuno prolungato, invece, si impone il controllo medico.
I fastidi che si presentano durante il digiuno sono unicamente dovuti all’eliminazione di tossine di cui i grassi accumulati sono pieni; difficilmente l’alimentazione dell’obeso è di buona qualità. Il benessere del digiuno regolare, condotto settimanalmente, non può essere spiegato: deve essere solo provato. Il digiuno inoltre porta ad un riequilibrio nella psiche e nello spirito ed è realmente terapeutico nel modo più completo.
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