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Portare in fascia: la favola dei danni alla colonna vertebrale

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Una recente ricerca scientifica conferma che non c’è collegamento tra il portare in posizione eretta e l’aumento delle anomalie posturali.
Portare in fascia: la favola dei danni alla colonna vertebrale
Per molti anni la pratica del portare ha ricevuto scarsa attenzione in Europa, anche se ortopedici di fama internazionale l’hanno spesso raccomandata come misura preventiva adeguata. Il portare in posizione eretta veniva generalmente accettato solo quando il bambino poteva sedersi autonomamente, cioè non prima dei sei mesi di età, altrimenti, secondo l’opinione comune, la colonna vertebrale sarebbe stata sovraccaricata, con il rischio di lesioni.
Le terapie contro la displasia, però, devono iniziare il più presto possibile, spesso all’età di qualche settimana. Questa discrepanza temporale tra il presupposto teorico e la necessità terapeutica è stata probabilmente la principale causa della scarsa risonanza di questa teoria. Pediatri, ortopedici, fisiatri e fisioterapisti temevano che portare i neonati in posizione eretta nella fase iniziale avrebbe determinato una pressione eccessiva sulla colonna vertebrale e portato a scoliosi, cifosi o ad altre anomalie posturali.
Erano della stessa opinione, e lo rimangono in larga misura ancora oggi, nonni e altri parenti, sempre pronti a demonizzare questa nuova tendenza. Se il portare deve essere accettato come misura preventiva in caso di displasia dell’anca, o in generale come una buona pratica di accudimento, questa obiezione deve essere puntualmente confutata e respinta.
Ancora oggi i genitori che si dicono interessati al portare si chiedono in quale misura la schiena di un bambino possa essere danneggiata. Una domanda accompagnata a quella sull’età in cui è possibile iniziare a portarlo in posizione eretta. Su questo aspetto è bene subito essere chiari: non vi è alcun collegamento tra il portare in posizione eretta e l’aumento delle anomalie posturali o addirittura dei danni alla colonna vertebrale. Nello specifico esiste uno studio sul lungo periodo in cui sono state registrate le abitudini di oltre 600 genitori. Sono state rese disponibili informazioni su quasi la metà dei bambini fino all’età scolare. Dai questionari è emerso che negli anni ’80 e ’90, alcune madri hanno provato a portare per la prima volta i bambini nelle fasce già nei primi giorni di vita, due terzi dei genitori hanno iniziato da subito con la seduta eretta, o sono passati dalla seduta sui fianchi a questa posizione, entro le prime sei settimane. Nel complesso, la metà dei bambini ha trascorso da una a due ore e mezza al giorno, spesso di più, in una fascia porta bebè, o altro supporto durante le prime quattro settimane. Alcuni bambini sono stati portati per sei o più ore al giorno. Anche se erano già stati portati in posizione eretta, durante passeggiate o mentre si faceva la spesa, nella prima settimana di vita, questi bambini non hanno presentato anomalie posturali nella zona dorsale rispetto a quelli che non erano stati mai portati.
Questa tesi è stata confermata in una recente ricerca scientifica condotta presso l’Ospedale Universitario di Colonia, in Germania. Lo studio ha preso in esame le anomalie della colonna vertebrale dei bambini in età scolare, confrontando i dati di 79 bambini che non sono stati portati, se non saltuariamente (meno di una volta alla settimana), con bambini portati più spesso (da 41 volte al giorno a 59 volte alla settimana). Dalle interviste effettuate ai genitori nel corso di questo lungo studio, si ricava che la maggior parte dei bambini era stata portata, durante i primi sei mesi, a fare passeggiate o acquisti per circa due o due ore e mezza al giorno in fasce o altri ausili simili. Non sono state riscontrate successive anomalie o danni alla postura. Anche nei neonati portati in posizione eretta per quattro o sei ore, a volte anche dieci (circa 40 esempi), le anomalie spinali o posturali non erano affatto più frequenti rispetto al campione di bambini che non erano stati portati.
In questo contesto è particolarmente interessante un caso verificatosi in una di queste famiglie. Ad uno dei bambini, che da neonato era stato portato in media sei ore al giorno, è stata successivamente diagnosticata una lieve scoliosi. Una malattia genetica ereditata da parte della madre, classificata dal medico come non bisognosa di cure. La patologia è apparsa anche nel fratello che non era stato portato. In un altro fratello, anch’egli posizionato nel marsupio per sei ore al giorno, la patologia è rimasta irrilevante. In linea di principio si può dire che anche in questa famiglia il portare sul lungo periodo non ha avuto alcuna influenza negativa sullo sviluppo della colonna vertebrale e della schiena dei loro figli.
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Articolo tratto dal libro I bambini vogliono essere portati

I supporti per il trasporto fanno ormai parte dell’equipaggiamento di base di un bambino. Sono disponibili in numerosi design, colori e dimensioni, si trovano in tutti i negozi e vengono pubblicizzati un po’ ovunque. Ma come orientarsi tra le tante offerte di un mercato fin troppo ricco? A cosa bisogna prestare attenzione quando si decide di portare un bambino? Quali supporti preferire fra tutti quelli disponibili? Quando, per quanto tempo e perché scegliere il babywearing al posto del classico passeggino? Nelle pagine di questo libro si trovano tutte le risposte a queste e altre domande.

I genitori possono trovare tutte le informazioni di base sul babywearing, incluse importanti considerazioni che riguardano la salute e il corretto sviluppo dei bambini portati. L’autrice si sofferma sui diversi metodi di trasporto, sottolineando benefici e criticità, e dimostra come la scelta del babywearing favorisca lo sviluppo motorio, sensoriale e cognitivo del bambino, rinforzi il legame genitori-figlio e permetta ai portatori di fare una bellissima esperienza.
Numerose fotografie accompagnano passo dopo passo i lettori e le lettrici, e aiutano a comprendere come indossare fasce, mai tai, marsupi ergonomici e tanti altri supporti.
 

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