Storie di persone che hanno capito che bisogna cambiare prospettiva per superare i periodi difficili e costruire il mondo in cui vorremmo vivere. Dopo limitazioni severissime al movimento e alle libertà individuali, ora le misure sono state allentate. Ma resteranno le cicatrici delle ferite aperte in queste difficili settimane.
Le persone sono state confinate nelle loro case per diverse settimane, con divieti rigorosi di uscita e di movimento, che hanno pesato in particolar modo su bambini e anziani. Ora le misure si sono allentate ma restano cicatrici profonde dovute a quanto accaduto.
Qui vi raccontiamo alcune storie vere di persone che sono passate, come tutti noi, attraverso restrizioni, sofferenze e disagi.
Franco è stato costretto a stare a casa in smart working. Con lui vivono Matteo, di cinque anni, e sua moglie, infermiera, impegnata in ospedale dodici ore al giorno per far fronte all’emergenza sanitaria; quando tornava a casa era avvilita e nervosa, e aveva bisogno di tutto il sostegno possibile. Franco si trovava costretto a gestire una situazione inaspettata a cui non era preparato. Durante il giorno suo figlio voleva giocare con lui, voleva tornare a scuola a vedere i compagni, aveva bisogno di muoversi, aveva nostalgia della mamma ed era lamentoso. Franco cercava di consolarlo, ma anche di fronteggiare le altre urgenze della giornata. Stanco, gli chiedeva di pazientare e Matteo piangeva. Il papà lo guardava sentendosi irritato e impotente, ma poi si è fermato, ha capito che quella non era la strada giusta e ha provato a lasciar andare via la sua stanchezza e a immaginare gli stati d’animo del suo bambino. Ha compreso che in quel momento si era sentito lasciato a se stesso e non era ancora capace di aiutarsi da solo. Allora ha sentito quanto fosse importante esserci per lui, per loro due, per il futuro. Si è calmato, ha lasciato il computer, e ha fatto una cosa sorprendente: è sceso dalla sua sedia fingendo di essere un gattone e camminando a quattro zampe lo ha raggiunto, hanno fatto la lotta e hanno riso. Matteo è felice, si è sentito unito al suo papà e, ricucito quel piccolo strappo nella fiducia per la vita, si è tranquillizzato.
Come Franco è necessario cambiare la prospettiva per scoprire le possibilità che abbiamo per superare i periodi difficili. Chi ha provato a farlo riconosce che è una buona strada. La soluzione a questo momento c’è, forse ce n’è più d’una; magari non sono quelle che avremmo desiderato, ma ci sono.
Anche la situazione di Giulio è stata frequente in questo periodo. Era preoccupato per sua madre Anita, che è anziana e vive con la badante. Da quando è stata costretta a non vedere i familiari e a stare sempre in casa, lo chiamava di frequente, le sue giornate avevano perso senso e si stava deprimendo. Lui non sapeva come aiutarla. Ma al nostro incontro online successivo l’ho sentito sereno e ha raccontato: «Mamma, che è molto riservata, ha fatto una cosa inaspettata: si è lasciata andare con la badante che aveva capito il suo stato d’animo e le ha spiegato quanto si sentisse inutile. Hanno parlato come non avevano mai fatto e Mery le ha raccontato tante cose di sé e, tra queste, che al suo paese d’origine per superare i lunghi inverni lavoravano con la lana. Mamma si è ricordata che da ragazzina sapeva fare l’uncinetto ma poi aveva smesso e ora era convinta di non saper fare più niente. Mery l’ha incoraggiata, hanno cercato vecchi gomitoli e hanno creato presine per le pentole; poi le hanno lavate e stirate. E nonostante la timidezza di mamma, hanno avuto l’idea di scegliere le più belle, le hanno impacchettate e Mery le ha lasciate, con un biglietto, alle porte dei condòmini. Nel giro di due giorni, oltre a ricevere telefonate di ringraziamento e di offerte di aiuto per spesa o farmacia, alla loro porta hanno cominciato a trovare sacchetti di lana e piccoli doni: il disegno di un bimbo, un barattolino di marmellata, una letterina… È indescrivibile la sorpresa e la gioia di mia madre davanti a questa riconoscenza».
Non è facile cambiare prospettiva, bisogna farsi morbidi, accettanti, cercare l’umiltà di mettere in dubbio gli schemi che abbiamo sempre seguito, avere fiducia nella nostra creatività, avere il coraggio di chiedere l’aiuto degli altri. Ed è proprio in questi momenti che bisogna essere in grado di collaborare con l’inevitabile, che possiamo cambiare e allargare la nostra prospettiva per costruire quella comunità in cui tutti vorremmo vivere.
Nives Favero è psicoterapeuta, pedagogista, didatta
Sipt (Società italiana di psicosintesi terapeutica). Per Terra Nuova Edizioni ha pubblicato
Amare senza farsi male.
______________________________________________________________________________
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Maggio 2020 e adattato
POTREBBE INTERESSARTI
Nelle favole, le storie d’amore hanno spesso un
lieto fine dove tutti vivono felici e contenti. Al di fuori della finzione, l’amore è un alternarsi di gioie e delusioni, e spesso la
paura di soffrire impedisce di vivere con serenità la propria
passione amorosa. Che cosa fare, allora?
Nel libro Nives Favero, forte della sua esperienza di psicoterapeuta, presenta le testimonianze di alcuni amanti che non si sono arresi di fronte alle difficoltà e nel tempo hanno costruito relazioni di coppia durature.
Non esistono verità assolute sull’amore ma solo storie esemplari come quelle raccolte in queste pagine. Senza dimenticare una premessa fondamentale: dobbiamo prima di tutto amare noi stessi per donare il nostro cuore agli altri.