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Pastinaca: come coltivare la carota bianca

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Per la sua caratteristica radice centrale a fittone, viene detta anche carota bianca. La pastinaca è un ortaggio un po’ dimenticato, ma la cui coltivazione può essere molto soddisfacente. Da riscoprire…
Pastinaca: come coltivare la carota bianca
Pastinaca sativa
Esposizione: sole
Esigenze nutrizionali: basse
Esigenze idriche: medio basse
Propagazione: semina
Periodo di semina: da aprile a giugno
Parti utilizzate: radici
Fino al 1500 la pastinaca era uno degli alimenti più importanti ed apprezzati in tutta Europa, un ortaggio diffusissimo praticamente ovunque. La storia di questa pianta viene da lontano: la Pastinaca sativa è originaria dell’Eurasia, in Italia pare sia stata importata dagli antichi romani in tempi remoti, forse anche prima di Cristo. Di certo la troviamo citata da Apicio nel suo De re coquinaria, importante manuale di cucina risalente al primo secolo D. C. La scomparsa della pastinaca avviene intorno al XVI secolo, quando dall’America comincia ad arrivare un ortaggio mai visto prima: la patata. Il tubero importato dal nuovo mondo risulta più pratico da conservare e più produttivo nella coltivazione, per cui sostituisce gradualmente la pastinaca un po’ dappertutto. Solo in Inghilterra la pastinaca resta ben presente nella tradizione agricola e culinaria, mentre una varietà selvatica cresce ancora spontanea nei prati dell’Europa centrale.
Un vero peccato aver perso l’abitudine di cucinare questa radice dal sapore gradevole e leggermente zuccherino, che può ricordare il gusto della castagna o della patata dolce.
La pianta di pastinaca sativa è molto simile alla carota, di cui è stretta parente, la sua radice però invece che essere arancione è di colore chiaro, per questo viene chiamata anche carota bianca. Reintrodurla nell’orto è interessante, sia per il particolare sapore, sia perché si raccoglie durante l’inverno. Il suo periodo di coltivazione è piuttosto lungo e arriva a compimento negli ultimi mesi dell’anno, periodo in cui il raccolto di verdure è povero e c’è poca varietà, soprattutto negli orti dell’Italia settentrionale. La pastinaca resiste molto bene al freddo ed è un ottimo ortaggio autunno-invernale.
In Salento con il termine pestenaca si individua invece una varietà di carota, protagonista anche della sagra di San Ippazio a Tiggiano, che nulla ha a che fare con la pastinaca sativa.
La Pastinaca sativa appartiene alla famiglia delle ombrellifere o apiaceae, proprio come la carota forma una caratteristica radice centrale a fittone, che è la parte per cui viene coltivata, mentre la sua parte aerea è un ciuffo di foglie. Si tratta di una specie biennale, anche se, come per molti altri ortaggi, viene coltivata a ciclo annuale, raccogliendo la radice prima che monti a fiore e non portando quindi a compimento l’intera vita della pianta. Per poter raccogliere i semi invece deve essere lasciata in campo anche dopo l’inverno e, nella primavera del secondo anno, la pastinaca sativa fiorisce, con piccoli fiorellini raggruppati a ombrelle.
La coltivazione della pastinaca sativa non è difficile, richiede un terreno non troppo compatto e un po’ di costanza nel bagnare e tener pulita l’aiuola. Per chi ha già provato a coltivare carote la strada è spianata: il metodo colturale è identico, con la sola differenza che la pastinaca ha un ciclo colturale un poco più lungo.
Coltivare la pastinaca sul balcone è possibile, anche se richiede un vaso di ampie dimensioni e penalizza la crescita dell’ortaggio e l’ingrossamento della radice.
Reperibilità della semente. I semi di pastinaca sono facilmente reperibili in differenti varietà, tra cui segnaliamo la Turga e la Tender and true. Comprare le piantine è invece sconsigliabile: oltre a essere difficilissime da trovare, la radice soffrirebbe la crescita in vasetto e il successivo trapianto e potrebbe risultare piccola o deforme.

ESIGENZE DELLA PIANTA

Terreno, posizione e clima

La pastinaca si adatta abbastanza bene a qualsiasi terreno, anche se preferisce i suoli sciolti a quelli argillosi. Come tutte le verdure da radice, trae beneficio da un substrato morbido, privo di ostacoli, quindi può essere utile aggiungere al terriccio della sabbia di fiume. Teme l’aridità, per cui richiede una terra tendente all’umido, anche se deve essere drenante e priva di ristagni.
A livello climatico ama temperature intorno ai 15 °C, si tratta di una pianta resistente alle basse temperature, qualche gelata si dice sia positiva per il sapore dell’ortaggio. Proprio per questo è bene seminarla abbastanza avanti nell’anno, in modo che arrivi a esser pronta per l’inverno.

TECNICHE DI COLTIVAZIONE

Preparazione del terreno e concimazione

Siccome l’ortaggio cresce sotto terra, è particolarmente importante una buona preparazione del terreno, da effettuare con la vanga o la forca foraterra e zappettando il suolo, per poi affinare accuratamente il letto di semina. Durante la lavorazione bisogna anche eliminare eventuali sassi, che sarebbero di impedimento alle radici. La concimazione deve essere moderata e se nel terreno c’è una fertilità residua, per via di altre colture concimate in precedenza, questa può bastare. La pianta ha un alto fabbisogno di potassio, mentre se si eccede con l’azoto si otterrà un grande rigoglio vegetativo a scapito di un minor sviluppo della radice, attenzione quindi a bilanciare gli elementi.

Semina e sesti di impianto

I semi di pastinaca si mettono a dimora a cominciare dal mese di aprile, fino a giugno, richiedono circa 20 °C per germinare. In genere si evita di far nascere le piantine in vaschetta, molto meglio piantare direttamente nel campo. La semina si effettua per file, tracciando solchi poco profondi, distanti tra loro 40 cm circa. La distanza tra le piante sarà di circa 10/15 cm, ma la semina sarà effettuata più fitta, ponendo un seme ogni 5 cm. In seguito, appena germinate le piantine, passeremo a diradarle, in modo che rispettino la distanza giusta.

Mettere più semi del necessario serve per evitare spazi vuoti nell’appezzamento qualora qualcuno non germinasse. Il tegumento del seme di pastinaca è abbastanza rigido, beneficia di un “bagnetto” di qualche ora in un infuso di camomilla, da effettuare il giorno prima della semina.

Operazioni colturali

La cura più importante richiesta da questo ortaggio è l’irrigazione, che deve essere moderata ma costante durante tutto il suo ciclo: bisogna evitare l’aridità del terreno. Un impianto a goccia può essere ideale, magari accompagnato dalla pacciamatura che limita l’evaporazione coprendo il suolo.
Per pacciamare questa pianta, visto che viene seminata direttamente in campo, la cosa più semplice è utilizzare la paglia, da stendere dopo la nascita delle piantine. Un utile accorgimento alternativo alla pacciamatura è la sarchiatura, operazione che ha il duplice scopo di ossigenare il terreno e di eliminare le erbe infestanti.
Essendo una pianta abbastanza lenta a svilupparsi e con una parte aerea di dimensione modesta, è opportuno porre attenzione che le piante spontanee non crescano troppo, togliendo spazio e luce alla coltura.

Coltivazione in vaso

Possiamo anche decidere di coltivar pastinaca sul balcone, seminandola in un vaso. Si consiglia un contenitore ben profondo, idealmente almeno 40 cm, e un terriccio misto a sabbia.

PRINCIPALI MALATTIE E PARASSITI

Le malattie e gli insetti che possono colpire la pastinaca sono gli stessi della carota, per questo motivo è importante tenerne conto nell’effettuare una rotazione colturale, evitando di seminare pastinaca su terreni coltivati in precedenza a carote e anche ad altre piante ombrellifere (come sedano, finocchio, prezzemolo).
Tra le malattie, le peggiori riguardano il marciume della radice e si prevengono evitando ristagni d’acqua nel terreno.
Tra gli insetti sono noiosi gli afidi, ma i danni che portano sono di solito trascurabili, può bastare nella maggior parte dei casi scacciarli spruzzando macerati naturali (aglio, peperoncino, ortica). I parassiti che portano più problemi sono quelli che vanno a danneggiare direttamente la radice: gli elateridi (detti anche “vermi fil di ferro” per il loro color rame) e la mosca della carota (Psilla rosae). Gli elateridi si possono catturare con un barattolo forato riempito fino a metà con del mais, precedentemente lasciato qualche ora in acqua, e poi interrato fino al livello del suolo. I vermetti entrano attratti dal granturco e ne restano intrappolati.
La mosca della carota è invece un dittero che depone le uova accanto alle radici, le larve vanno poi a rovinare completamente l’ortaggio scavando gallerie al suo interno, a partire dal colletto. Possiamo dissuadere questo insetto spruzzando macerati d’aglio, oppure grazie a una consociazione tra pastinaca e cipolla. Nell’orto alternare le file dei due ortaggi risulta molto positivo.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Per raccogliere la radice conviene aspettare che abbia raggiunto una buona pezzatura, che in genere è di almeno 6/8 cm di diametro. Il ciclo colturale della pastinaca è piuttosto lungo: bisogna aspettare almeno 120 giorni dalla semina. Per questo solitamente il periodo di raccolta è durante l’inverno, tra ottobre e dicembre.

UTILIZZO

In cucina la pastinaca è una verdura molto versatile, si può preparare nelle stesse modalità della patata, con risultati ottimi per via del suo gusto dolce e pastoso. Negli ultimi anni questo ortaggio è stato riscoperto da chef famosi e ristoranti di lusso e sta tornando protagonista in cucina.
La pastinaca si può preparare al forno, in padella, lessa o fritta, o anche come primo piatto nelle vellutate calde. Si potrebbe anche mangiare cruda, come si fa spesso con le carote, anche se è meno gradevole perché la radice risulta troppo fibrosa e coriacea, in particolare nel caso di piante molto sviluppate.
La pastinaca è più diffusa nel Regno Unito che in Italia, se vogliamo trovare molte ricette è meglio cercare quindi in lingua inglese (si chiama “parnsip”). Sempre in Inghilterra viene prodotta una bevanda leggermente alcolica chiamata anche “vino di pastinaca”, che ricorda vagamente la birra.
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Articolo tratto dal libro Ortaggi insoliti

Più biodiversità nell’orto e più varietà a tavola: è questo l’invito lanciato dagli autori di Ortaggi insoliti, dedicato alla coltivazione biologica di piante di elevato valore nutrizionale e grande interesse culinario, ma poco presenti nei nostri orti. I casi più eclatanti sono quelli dello zenzero, delle bacche di goji e della stevia, diventati negli ultimi anni molto popolari per le loro riconosciute virtù, eppure ancora poco coltivati in Italia.
Meno noti al grande pubblico, ma non per questo privi di interesse, sono la cicerchia, il lampascione e la portulaca, da sempre coltivati e consumati solo in alcune zone molto ristrette.

Nella lunga lista degli ortaggi insoliti ritroviamo anche verdure di pregio d’origine asiatica, africana o sud americana, ma che ben si adattano anche al nostro clima, come il pak choi, l’okra, la minzuna, il kiwano o il chayote. Non poteva mancare il lungo elenco di ortaggi nostrani, come la pastinaca, la scorza nera, il topinambur, l’erba di San Pietro, il farinaccio, che per secoli hanno rappresentato una preziosa fonte di nutrimento, ma che oggi sono caduti nell’oblio perché soppiantati da specie più produttive o semplicemente più richieste dal mercato.
In totale nel libro vengono presentati 36 tra ortaggi, piccoli frutti e tuberi, a ognuno dei quali è dedicata una scheda approfondita con tutte le informazioni necessarie per la coltivazione. Un modo semplice e concreto per rendere i nostri orti più variegati e contrastare il processo di impoverimento della biodiversità e della nostra stessa dieta.
 

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