Avete presente quelle scene da film dove il garzone in bicicletta gira per i quartieri e lancia i giornali sugli usci delle porte? In versione ancora più romantica, Andrea Carbini, ogni mattina lascia il chiosco di Via Plinio a Milano e su un Apecar porta in giro più di una tonnellata di giornali, riviste e libri.
Per far fronte alla crisi delle edicole, che a Milano ha visto abbassare la saracinesca ad oltre 120 esercizi in tre anni, Andrea si è inventato E Quisco, il chiosco con una base fissa che funziona da magazzino e un’Ape-edicola itinerante. “Rinunciare all’informazione su carta significa tagliare fuori quella parte di persone che ancora compra i giornali, che viene in edicola per prendere le figurine ai nipoti e che vuole scambiare due chiacchiere commentando le notizie del giorno. Per questo ho pensato di ridare dignità all’edicola come luogo, portando in giro l’informazione”.
Andrea lascia il chiosco fisso alle 7.30 del mattino e, come un tram, segue delle linee prefissate e fa le sue soste. La prima è in Piazza Principessa Clotilde, la seconda a Dergano, un quartiere popolare dove nella piazza principale l’edicola fissa ha chiuso, e il pomeriggio davanti alle scuole. Ogni sosta dura due ore e mezza, ma i tempi si dilatano per aspettare gli ultimi clienti. Andrea è un manager della carta stampata, non manca un colpo: da lontano sa già che l’avventore vuole quel giornale con l’inserto e che l’altro acquisterà un quotidiano per sé e una rivista per la moglie.
Come per ogni attività, è la persona a fare la differenza: affabile, cortese e con un saluto e una parola gentile per piccoli e anziani, Carbini è un edicolante da copertina. Ed ha accettato con entusiasmo di portare sulla sua Ape anche Terra Nuova.
In Italia negli ultimi 15 anni la metà delle edicole ha chiuso. Di 42 mila esercizi solo 26 mila sopravvivono con grandi difficoltà. Un’edicola in versione mobile può farcela? “La legge sul riordino delle edicole del 2001 dà la possibilità a chi vende prodotti editoriali di farlo in modo ambulante occupando senza spese il suolo pubblico. Da qui è nata l’idea di tenere un chiosco fisso che funzionasse come ufficio e poi andare in giro a vendere i giornali posizionandosi simbolicamente dove le edicole avevano chiuso i battenti. Ho costruito questa Ape e ho iniziato a ipotizzare delle linee. L’edicola mobile rispetto a quella fissa dà un senso di precarietà: i clienti mi chiedono di continuo se domani ci sarò, quanto resto, quando arrivo, quando parto. È fondamentale essere costanti e vivere questo mestiere come un servizio. La chiusura di tante edicole oggi non è dovuta solo ai costi. Sempre meno giovani scelgono di fare l’edicolante di mestiere. Spero che un’idea nuova come E Quisco venga replicata, che si creino altre linee e che tra le soste sia sempre presente una scuola”.
Ci si campa? Difficile a dirlo. “Tanto dipende se si è soli o se si deve portare a casa l’unico stipendio per una famiglia. Di sicuro bisogna fare i propri calcoli e mettere in conto che qui si lavora tutta la settimana e che si è in giro sia con il sole che con la pioggia”. Il fatto che l’iniziativa sia riuscita ad attrarre uno sponsor è già un buon segno. Intanto, come rivista siamo molto felici di essere saliti a bordo di questo piccolo sogno mobile!
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