Sono tanti gli orti forzosamente abbandonati in questo momento ritenuto vitale per la cura delle colture. Le restrizioni di movimento adottate in questo periodo di allarme coronavirus impediscono a moltissime persone di recarsi al proprio orto soprattutto se lontano dall’abitazione. E si stanno levando appelli accorati, lettere aperte e petizioni per chiedere che venga permesso di riaprirli e ritornarvi.
Matteo Cereda, promotore di Orto da coltivare, sito web e community social che
coinvolge oltre 100.000 persone, è autore di una
lettera aperta al governo che sottolinea aspetti importanti.
«Chiedo alle autorità di valutare la possibilità di aprire uno spiraglio per chi coltiva – si legge nella lettera – Orti e piccoli frutteti sono importanti per molte persone e per questo andrebbero tutelati. La piccola agricoltura famigliare per autoconsumo rappresenta per molte persone un’integrazione importante al bilancio famigliare. A maggior ragione in questo drammatico momento in cui tanti non sono in condizione di lavorare. Penso anche all’importanza che rivestono in molte zone piccoli oliveti e vigne».
«Altrettanto importante è
la funzione terapeutica dell’orto: attività all’aria aperta utile a scacciare ansia e stress, come comprovato da moltissimi studi. Anche questo è importante, in un periodo dove le preoccupazioni certo non mancano – prosegue Cereda, che è anche autore del libro
“Ortaggi insoliti” (Terra Nuova Edizioni) – Nelle faq relative al decreto #iorestoacasa è stata pubblicata
una risposta che inserisce la vendita di piantine e sementi al dettaglio tra le attività che possono restare aperte. Questo primo importante passo dimostra una sensibilità del governo verso questo mondo. Tuttavia
molte persone coltivano un orto non è adiacente alla propria abitazione. Sono spostamenti molto brevi, visto che la terra richiede una cura quasi quotidiana, ma che oggi non è possibile compiere.La motivazione di coltivare l’orto non è presente tra quelle stabilite dal decreto, per cui si presume sia vietato spostarsi per farlo. La terra richiede una cura costante e
aprile è un mese fondamentale per impostare l’orto, con semine e trapianti che determineranno il raccolto estivo».
Per questo Matteo richiede di inserire la possibilità di recarsi al proprio orto, a patto di farlo con le dovute accortezze.
È partita anche una petizione che chiede a gran voce di permettere a chi tiene un orto privato di potersene prendere cura.
QUI per firmare.
«Chiediamo che venga data la possibilità della coltivazione di un orto o frutteto a tutte quelle persone che lo fanno solo per uso hobbistico e non sono dotate di partita iva, che lo hanno magari a poca distanza dalla propria abitazione principale, e che per loro è fonte di autosostentamento oltre che di benessere psico-fisico – si legge nella petizione – Andare a coltivare un orto in piena campagna evita di sicuro assembramenti di persone, evita code al supermercato nell’acquisto di frutta e verdura dove invece questi assembramenti si verificano, è quindi in perfetta linea con le direttive emanate dal governo. La terra è una risorsa, è un bene primario di sostentamento, i piccoli coltivatori e gli hobbisti sono numerosi, anche possedendo solo poche centinaia o migliaia di metri quadrati la loro somma porta a numeri considerevoli nella coltivazione, perlopiù sana, biologica e genuina».
Qualunque sarà la decisione del Governo su questo tema, è bene essere pronti a tornare alla terra appena sarà consentito.