In Calabria, nella campagna di Verbicaro (CS), c’è una terra di tre ettari e mezzo con vista mare, ricca di sorgenti e di alberi da frutto, in cui, dopo tanti viaggi, Sole, Lingam e il piccolo Suami si sono fermati. Il loro sogno, oggi, è di condividere questo spazio con altre due o tre famiglie, imbarcandosi insieme in un’esperienza di crescita, sia per i bambini – dando vita ad una scuolina familiare – che per gli adulti.
Vengo dalla città, da Napoli. Come professione facevo la cantante – andavo in giro con tacchi a spillo, trucco e costumi di scena. Nonostante facessi questo lavoro, che mi piaceva, dentro di me già sentivo la spinta a fare qualcos’altro. Sono vissuta per 8 anni a Roma. D’inverno lavoravo nei call center, d’estate facevo la cantante. Un giorno, mentre ero nel call center, mi sono detta: “Che cosa sto facendo? Questa non è la vita che voglio”. Ho poggiato le cuffiette sul tavolo da lavoro, e sono andata via. Così, sono partita come woofer per conoscere realtà diverse, per stare in campagna, nel verde, a imparare e a condividere.
Io invece non sono nato in città, ma fra Bergamo e Brescia, sul lago Iseo. Mio nonno aveva un po’ di campagna, un po’ di animali: avevo già allora un contatto con la terra. A 8 o 9 anni ricordo di essermi appassionato ad una pianta di noce, e di aver deciso che nella vita volevo avere una fattoria e stare in campagna – un sogno che si è un po’ deformato negli anni. “Se voglio avere una fattoria devo studiare agraria”, pensavo, così ho studiato agricoltura biologica all’Università di Torino. Negli anni della specialistica ho conosciuto un gruppo di ragazzi che faceva woofing, e sono andato con loro in un ecovillaggio a dare una mano. Li un amico mi ha descritto il suo sogno: avere una terra ed essere autosufficiente. Sul momento lo avevo ascoltato solo con la mente, solo in seguito mi sono accorto che quello era anche il mio sogno, anche se per un po’ di tempo lo avevo scordato. Da li è cominciata una crisi esistenziale: non mi riconoscevo più in quello che stavo facendo. La ragione mi diceva: “hai cominciato un percorso, adesso portalo a termine”. Alla fine non ho concluso la specialistica – ho iniziato a fare woofing e sono stato per qualche tempo volontario RIVE, fino a quando non ho conosciuto, ad un raduno, Sole.
Queste le parole con cui Sole e Lingam raccontano il loro salto iniziale, ciò che li ha spinti a partire e a conoscere le numerose realtà legate al volontariato, alle comunità intenzionali e ad un diverso modo di intendere la vita, in un’ottica di decrescita e di connessione alla terra.
Negli anni, accumulando esperienze e cogliendo spunti da quanto visto, Sole e Lingam hanno sentito il desiderio di fermarsi per costruire, e l’anno scorso hanno acquistato in Calabria tre ettari e mezzo di terra, a circa 300 metri di altitudine, con vista mare e tanti alberi da frutto. Il loro sogno, che ad oggi include anche il piccolo Suami, sarebbe quello di condividere questa terra con altre due o tre famiglie, mettendo in piedi una piccola comunità diffusa ed una scuolina familiare.
La scuolina, al centro della visione di Sole e Lingam, vuole essere uno spazio che rispetti i più piccoli, dando loro un’educazione diversificata e la possibilità di crescere liberi.
Noi veniamo da una scuola tradizionale. A me è mancata la possibilità di muovermi, di stare in spazi aperti, e non mi è piaciuta la competizione… I bambini sono ricchi di fantasia, di idee, sanno già bene come muoversi, soprattutto in natura, inventando dei giochi con quello che trovano. Qui si può correre, ci si può arrampicare, e si diventa belli forti! Poi in questo modo si cresce insieme: noi genitori vediamo come, di giorno in giorno, cambia nostro figlio, e impariamo da lui. I bambini guidano i genitori, mostrando loro quello che non hanno voglia di vedere. – ha riportato Sole.
Anche l’idea di vivere insieme ad altre famiglie è frutto del desiderio di crescere e apprendere l’uno dall’altro. Insieme ci si diverte di più, ci sono più idee, ed è allo stesso tempo più complicato, perché bisogna saper lavorare con la diversità e le emozioni. I cerchi, organizzativi, emozionali e di visione, saranno sicuramente uno strumento chiave per gestire fin da subito la diversità, rendendola in questo modo una fonte di ricchezza.
Ad oggi sul terreno ci sono due case: una che potrebbe essere ricostruita con pochi sforzi, e un’altra, ben più grande, che andrebbe ricostruita totalmente. Non manca poi lo spazio per le costruzioni in bioedilizia, ma anche per ospitare eventuali yurte o camper.
Se l’equilibrio fra individualità e condivisione, nell’esperienza di vita collettiva, può risultare difficile da delineare, la proposta di Sole e Lingam è quella di far sì che ogni famiglia abbia un’unità abitativa indipendente, così da potersi all’occorrenza ritirare nei propri spazi privati o dedicarsi alla propria famiglia. La voglia di stare insieme, condividendo tempi e spazi, idee e pratiche, è forte, e a seconda delle persone e delle competenze che arriveranno si delineeranno insieme i nuovi progetti.
È vero che si può vivere con pochi soldi, ma qualcosa serve. Le cose che potremmo fare sono molte – proporre dei corsi, ospitare degli incontri, rendere questa terra un luogo di accoglienza per chi vuole fare delle vacanze alternative nel verde e mangiare i prodotti del nostro orto. Potremmo ospitare i ciclisti che arrivano a visitare il Parco Nazionale del Pollino. O ancora, quando saremo di più potremmo fare dei mercati a Cosenza, dove c’è un Gruppo di Acquisto Solidale e abbiamo già avuto un riscontro positivo. Queste sono alcune idee, ma benvenga chi voglia proporre altri spunti su ciò che potremmo fare insieme.