Nativi Digitali, i consigli degli psicologi ai genitori per “guidare” bambini e ragazzi
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Il dibattito è spesso acceso: da una parte ci sono i convinti sostenitori della tecnologia, dall’altra chi la contrasta e prova nostalgia per il vecchio stile di vita. Se nei primi prevale l’entusiasmo per questi nuovi canali, è anche innegabile la difficoltà di alcuni nell’approcciarsi a questo cambiamento così repentino e per certi versi rischioso. Al di là di queste posizioni contrastanti, tuttavia, è possibile rilevare alcuni dati di fatto. Ad esempio, dagli studi emerge che, se la tecnologia viene utilizzata in modo massiccio e solo per svago, generalmente incide negativamente sulle prestazioni scolastiche. Quando invece viene impiegata a supporto del processo di apprendimento, gioca a favore del rendimento degli studenti. Questo, come altri risultati presenti in letteratura che seguono la stessa linea, ci porta a dire che la tecnologia non sia qualcosa da criminalizzare in assoluto. Come spesso accade, a fare la differenza è l’utilizzo che ne viene fatto, che dovrebbe essere caratterizzato da una buona dose di consapevolezza e responsabilità. Che la tecnologia sia parte integrante della nostra realtà attuale è un dato di fatto e tentare di escludere i nostri figli da questo universo non rappresenterebbe un obiettivo costruttivo, né a breve né a lungo termine. Infatti, questo potrebbe precludere loro importanti possibilità di crescita futura, sia personale che professionale. Bisogna quindi prendere atto di questo dato di realtà e volgerlo a nostro favore, essendo consapevoli dei rischi in cui si può incorrere, ma contemporaneamente sfruttando il potenziale e le risorse insiti in esso. In altre parole è importante offrire ai bambini la possibilità di farne esperienza ma, allo stesso tempo, dare loro indicazioni e confini precisi circa il tempo e l’utilizzo. Oltre a questo, è fondamentale che il digitale sia sempre affiancato da una certa ricca stimolazione nella vita reale. Infatti, talvolta si tende a ragionare per esclusione, “o quello o questo”, “questo è giusto, quello è sbagliato”. In realtà all’esclusione è preferibile l’integrazione, sostituendo la lettera o con la lettera e: “questo e quello”. L’uso del digitale deve senz’altro inserirsi all’interno di una vita basata innanzitutto su esperienze dirette come ad esempio attività all’aria aperta, relazioni con i pari, la stimolazione e il coinvolgimento di tutti e cinque i sensi, ad esempio tramite la lettura di un buon libro, il disegno, la pittura, la musica ecc.
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Il multitasking: è l’abilità di intraprendere più operazioni contemporaneamente. A molti di noi sarà capitato di vedere ragazzi capaci di studiare ascoltando la musica, oppure con la tv accesa e in grado di cavarsela in entrambi i compiti. Se da una parte questo ha il vantaggio di aumentare la produttività, dall’altra incide molto sulla capacità e qualità della loro attenzione, talvolta riducendola ad un tempo molto limitato.
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Learning by doing: ovvero “imparare facendo”. La comparsa della Lim (Lavagna Interattiva Multimediale), favorisce la memorizzazione di quanto trasmesso avvalendosi del canale esperienziale (attraverso video, immagini, audio…). Un’altra tecnica per far apprendere i nativi digitali è proprio quella in cui loro stessi riproducono i concetti appresi, realizzando video sul tema, immagini, grafiche ecc. In entrambi i casi, essere coinvolti attivamente nel tema trattato consente un apprendimento più profondo e meno superficiale che si avvale del sostegno dell’esperienza diretta.
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Pensiero ipertestuale e puntiforme: Il pensiero digitalizzato non è lineare e sequenziale come quando si sfogliano le pagine di un libro, ma riproduce il funzionamento del “link”, saltando da un concetto all’altro.
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È importante notare che queste nuove abilità non sono migliori o peggiori delle altre, sono semplicemente diverse. Non si escludono a vicenda, piuttosto andrebbe coltivata la loro integrazione, ampliando e arricchendo le possibilità di apprendimento. Anche in questo caso, come descritto precedentemente, la lettera e è la formula ideale