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Alvadōr, il sogno concreto di un ecovillaggio in costruzione

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Dall’esperienza di Roncadella nasce l’ecovillaggio in costruzione Alvadōr. Negli anni i ragazzi hanno coltivato la propria consapevolezza e sensibilità ambientale e sociale, intessendo rapporti con le varie voci presenti sul territorio, dai ragazzi di Fridays for Future ai parrocchiani. Con Alvadōr l’aspirazione diventa la costruzione di uno spazio che consenta la massima realizzazione dell’essere umano: un sogno grande con delle tappe concrete.
Alvadōr, il sogno concreto di un ecovillaggio in costruzione
Roncadella, il progetto di ecovillaggio nato nel 2015 da un gruppo di ragazzi desiderosi di esprimere la propria sensibilità sociale nella vita di tutti i giorni, cambia pelle e diventa Alvadōr.
Alcuni anni fa vi avevamo raccontato la storia dei ragazzi di Roncadella che, stanchi di relegare la cura nei confronti dell’ecologia e l’impegno sociale solo al tempo libero, hanno deciso di vivere insieme condividendo beni, spazi e tempo. Da allora qualcuno di loro è andato a convivere e altri hanno iniziato a girare il mondo. Chi è rimasto, invece, ha sentito l’esigenza di prendere una decisione ancora più profonda in direzione di una vita comunitaria, etica e con un risvolto ecologico.
Ad oggi sono Federico, Giovanni, Sara, Silvia, la piccola Anita e Mousa, un ragazzo di 22 anni arrivato dal Gambia ospite della comunità. Un anno fa Mousa incontra Sara durante una delle serate di musica e condivisione organizzate da Arte Migrante. Ha i documenti in regola ma, essendo un ragazzo migrante, nessuno gli da un luogo dove dormire stabilmente, così Roncadella decide di ospitarlo.
Oltre alla comunità in senso stretto, nel corso degli anni, attorno ai ragazzi di Roncadella si è sviluppata una comunità allargata. Parenti, amici e tanti gruppi, come Reggio Emilia in Transizione, un Gruppo di Acquisto Solidale – che i comunardi hanno sostenuto fin dalla nascita – i ragazzi di Fridays for Future, i parrocchiani e chiunque altro si occupi di attivismo per l’ambiente e per la giustizia sociale. Un tessuto sociale tanto vasto quanto fitto che costituisce una risorsa incredibile sia per la comunità che per il territorio.
Nel sviluppare il nuovo progetto di ecovillaggio Alvadōr, la Rete Italiana dei Villaggi Ecologici e le persone che la animano sono state delle risorse molto preziose. “Avere la libertà di muoverci fra gli ecovillaggi e conoscerli nel profondo ci ha aiutati a capire come sviluppare la nostra comunità” – ha raccontato Federico. “In particolare, quando dopo un periodo di vita comunitaria non sapevamo più come far evolvere il nostro progetto ci venne in mente che ad un campo RIVE avevamo sentito parlare del CLIPS, e abbiamo chiesto delle informazioni ad alcuni membri del direttivo. Questo, poi, ci ha presi tanto a cuore da venire a fornirci supporto diretto con alcuni strumenti CLIPS. Per noi è stato molto importante, perché ci ha fornito una guida su come sviluppare il nostro progetto e tanti strumenti pratici.” Dal periodo di progettazione è emerso che l’obiettivo cardine di Alvadōr sarà la creazione di uno spazio che favorisca la realizzazione dell’essere umano, a partire dai piccoli gesti quotidiani.Per creare uno spazio, tuttavia, serve averne uno, e il luogo che ha ospitato i ragazzi fino ad oggi non consente loro né di tenere animali né di apportare modifiche e costruzioni.
Parte così la ricerca di un luogo adatto ad essere il cuore della comunità, che porta all’acquisto di una casa e di un terreno a San Giovanni di Querciola, sulle colline reggiane.
“Abbiamo messo insieme tutti i soldi che abbiamo, chiesto il sostegno di amici e parenti con dei prestiti a lungo periodo e ottenuto un mutuo da Banca Etica. L’impegno, però, è ancora grande rispetto alle risorse che abbiamo, perché oltre all’acquisto, c’è anche la necessità di ristrutturare il posto. Ci siamo sentiti così di chiedere il sostegno di coloro che credono in noi, nei valori che mettiamo quotidianamente in pratica e di chi sente che questo cambiamento è significativo in questo periodo di cambiamenti climatici e di grandi problemi sociali. Lo abbiamo fatto attraverso un CrowdFunding, e un video, forse un po’ lungo, perché volevamo fosse abbastanza profondo nel raccontarci. La cosa a cui teniamo di più è che le persone che ci vogliono sostenere ci conoscano, magari che vengano a mangiare la pizza con noi, così da vedere come abbiamo costruito il forno in terra cruda e da rendersi conto di persona quanto sia complicata e allo stesso tempo preziosa la vita di comunità.”
Il CrowdFunding è tutt’ora attivo, potete vedere il video e sostenere i ragazzi di Alvadōr cliccate qui.
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