A Bologna un nuovo spazio sociale è a rischio chiusura. Si tratta dell’Ex caserma Sani, occupata nel novembre scorso dal collettivo XM24 a seguito dello sgombero dei suoi locali storici, dove erano nate e cresciute attività rivolte all’integrazione e alla condivisione.
A Bologna un nuovo spazio sociale è a rischio chiusura. Si tratta dell’Ex caserma Sani, occupata il 15 novembre dal
collettivo XM24 a seguito dello sgombero dei suoi locali storici avvenuto durante l’estate. Le numerose attività che ospitavano, come la scuola di italiano per migranti, la ciclofficina, lo yoga, il primo mercato contadino di Campi Aperti, Associazione per la Sovranità Alimentare, la mensa popolare Eat The Rich, hanno definito negli anni un luogo cittadino aperto alla gestione dal basso e un importante centro nel cuore della Bolognina. Una zona, quest’ultima, che come molte altre sta lottando per mantenere la sua identità, poiché “si aggrediscono le realtà partecipate e dal basso mentre si stringono patti con i poteri forti, sostituendo la dimensione popolare dei quartieri per alimentare la rotazione del capitale e del credito immobiliare”, evidenziano gli attivisti nel comunicato che ha seguito l’ultima partecipata assemblea pubblica.
“Quella in cui ci inseriamo è una battaglia complessiva, immersa nella “crisi” sociale, economica ed ecologica mondiale, contro porti chiusi, populismo, neoliberismo, destre, simil-destre, paura e repressione” continua il comunicato, riportando l’attenzione su un momento storico segnato da odio e intolleranza, in cui è importante recuperare la nostra capacità di accogliere le differenze e le difformità.
“Emanciparci dall’idea secondo cui tutto deve essere riconoscibile e sotto controllo, la natura come l’umanità, significa aprirci al percorso di cambiamento di cui ha veramente bisogno la nostra società”: è in quest’ottica che gli attivisti invitano a riflettere sulla necessità di preservare aree non totalmente domate e controllate dall’uomo, perché è proprio li, come nei prati e nelle foreste, che prolifera la biodiversità vitale a questa terra.
E’ per questo che l’ex caserma Sani, un complesso di circa 10 ettari in cui si alternano edifici di archeologia industriale a zone rinverdite dall’alto valore ecologico, è diventata il simbolo di una comunità “che vuole partecipare attivamente ai processi decisionali che riguardano il territorio”.
“Per la Caserma Sani un tentativo di interrompere la spirale di messa a valore, e restituirla alla città è stato messo in campo con la liberazione del 15 novembre” spiegano i redattori della ricerca Stanno svendendo la città del Laboratorio di urbanistica LaBurba. “Gli spazi sono stati riaperti e attraversati da migliaia di persone che hanno potuto constatare la ricchezza del patrimonio che è di tutti e tutte, e i suoi possibili utilizzi”, continua il Laboratorio, spiegando il lungo processo che ha portato l’area dalla proprietà demaniale a quella di Cassa Depositi e Prestiti e come nel prossimo anno essa potrebbe essere parcellizzata e privatizzata, con un guadagno irrisorio per il Comune. Secondo la ricerca infatti, nei progetti l’area sarebbe destinata ad una consistente edificazione, con il 70% di residenziale privata e il 30% di esercizi commerciali. LaBurba analizza diverse aree della città, denunciando la mancanza di un reale ascolto della cittadinanza nel processo partecipativo e come i programmi di riqualificazione abbiano di fatto lasciato ben poco all’uso comune.
Restituendo alla collettività uno spazio consegnato all’oblio per gli ultimi 25 anni, l’occupazione dell’Ex Sani, in poco tempo arricchitasi di nuove numerose identità, ha espresso un’idea di autodeterminazione dal basso che parla di spazi mancanti, che la città così come è pensata non riesce a fornire.
La rilevanza dell’esperienza emerge dai numerosi messaggi di solidarietà arrivati a livello nazionale da ospiti quali Zerocalcare e Elio Germano e dalla numerosa affluenza che ha attraversato gli spazi dell’Ex-caserma.
“Aspetteremo qui, costruendo la resistenza contro il Nulla che avanza da dentro le mura dell’ex-caserma” affermano i suoi animatori. “L’Altra Città non ha paura: le meravigliose energie esplose con l’apertura dei cancelli di un’area abbandonata stanno creando un futuro possibile e realmente aperto alla città, un presidio sociale, culturale, politico ed ecologico che sta già accogliendo e raccogliendo il bisogno di aria e spazi per incontrarsi”.
Spazi con un’anima: belli dentro.
Foto di Michele Lapini