Siamo a Torchiarolo, nella provincia di Brindisi. Ulivi ridotti in legna da ardere. Un grande cimitero delle piante si trova a Torchiarolo, al confine con Squinzano, subito dopo lo svincolo della superstrada. Non si contano gli alberi estirpati.
Siamo a Torchiarolo, nella provincia di Brindisi. Ulivi ridotti in legna da ardere. Un grande cimitero delle piante si trova a Torchiarolo, al confine con Squinzano, subito dopo lo svincolo della superstrada. Non si contano gli alberi estirpati.
Il disseccamento rapido è la causa principale del violento processo di abbandono in corso, ma non è l’unica. Ciò che è certo è che fioccano i cartelli “Vendesi” tra i campi e anche gli annunci sui portali di vendita. A spulciarne un po’, si nota come negli ultimi mesi si siano moltiplicati. Su uno dei siti, si legge che il prezzo medio in zona è di 39 euro al metro quadrato. Il riferimento è, però, a terreni edificabili.
Per gli oliveti, invece, si ha un tracollo: 30mila mq con cento alberi offerti a 90mila euro, cioè a 3 euro al mq; 4mila mq con 40 alberi a 8mila euro, cioè a 2 euro. Su un altro portale si scende ancora: 21 ettari di oliveto, con pozzo e impianto di irrigazione, a cento metri dalla superstrada Lecce-Brindisi, venduto a 1,5 euro al mq. Stesso prezzo per un terreno in contrada Occuli di 24mila mq con oliveto secolare di 80 piante e un locale annesso.
Chi compra? Sono grandi imprenditori, soprattutto del nord. A Torchiarolo, ad esempio, soprattutto toscani e padovani. Così la piccola proprietà contadina, caratteristica essenziale del territorio e della sua piccola economia diffusa, sta pericolosamente lasciando il posto alla
ricostituzione del latifondo. Quel processo di accaparramento delle terre a Brindisi sta assumendo proporzioni non da poco: da un lato ci sono grandi società agricole del centro-nord, che non producono olio ma vino o altro e che stanno acquistando a poco prezzo, investendo qui per allargare la proprietà fondiaria e impiantare le proprie coltivazioni; dall’altro, ci sono le multinazionali delle rinnovabili, straniere o norditaliane,
che stanno presentando decine di progetti di centrali fotovoltaiche su centinaia di ettari di suoli agricoli, nel Brindisino e nel Leccese.
Per far spazio alle
grandi opere, poi, il valore riconosciuto ai terreni è stato anche inferiore rispetto a quello degli annunci privati. “Un euro al metro quadrato è quanto avrebbe voluto riconoscerci Snam per i nostri oliveti su cui sta passando il metanodotto”, dice
Annarita Pagliara, cittadina di Torchiarolo. Nel febbraio scorso, diverse famiglie del posto hanno ricevuto gli avvisi di esproprio per far spazio al metanodotto Snam. Annarita e le sue sorelle si sono opposte con l’unico strumento a disposizione:
la richiesta di rivalutazione economica della terra, usata come mezzo per dire che opere come queste, a loro avviso, costituiscono un danno per salute, clima e paesaggio.
L’11 novembre, una diffida ha bloccato l’abbattimento di cinque ulivi nella loro campagna, ma qualche giorno dopo, in coincidenza temporale con i funerali della madre, quegli alberi sono stati abbattuti. E le ruspe si sono messe all’opera anche su quel fondo.
l nodo resta sempre lo stesso, già denunciato: questa zona rientra in area infetta per Xylella, ex contenimento, per cui non c’è un obbligo di distruzione delle piante, che resta una facoltà in capo ai proprietari. Ecco perché le sorelle Pagliara avrebbero voluto che i lor ulivi venissero espiantati per essere poi ripiantati, come senso anche di una lotta. Per Snam, invece, le carte sono in regola, quegli alberi sarebbero stati affetti da Xylella, potevano essere ridotti in legna.