Dopo un periodo di relativo oblio, da qualche tempo a questa parte l’aloe, pianta dalle innumerevoli proprietà, è tornata sotto i riflettori comparendo in tanti e differenti prodotti immessi sul mercato, sia per uso interno che esterno, e approdando persino sugli scaffali dei supermercati. C’è chi evidentemente ha fiutato l’affare, declinando pubblicità e marketing sul fronte del detox, del dimagrimento e dell’idratazione, termini sempre molto di moda. E di questi è bene diffidare. Ma c’è anche chi lavora con grande serietà e garantisce la presenza sul mercato di preparazioni a elevato contenuto di principi attivi e buona efficacia. L’aloe compare anche in modo significativo nella banca dati medico-scientifica Pub-Med, dei National Institutes of Health, dove sono indicizzati oltre 3200 studi riguardanti gli effetti sulla salute delle varie sostanze contenute in questa pianta, di cui si usano le foglie, nella loro parte sia esterna che interna. E non si tratta di studi che attestano solo la proprietà lassativa, nota anche nella tradizione e nella medicina popolare, ma anche di conferme riguardo l’azione antinfiammatoria, immunomodulante, antimicrobica e antivirale.
Le varietà e le preparazioni
«Prima di tutto è bene chiarire quali sono le parti della pianta che vengono utilizzate e per quali scopi, in modo che il consumatore sappia poi orientarsi quando deve scegliere quale preparazione acquistare» spiega il dottor Dario Ayala, già docente di fitoterapia medica al master di secondo livello in medicine non convenzionali all’università di Bologna e ora tutor per i tirocini in fitoterapia medica e semeiotica del polso radiale. «Dell’aloe si utilizza la foglia, sia la parte interna che quella esterna. Per uso interno, si possono utilizzare il succo e il gel estratti internamente dalla foglia e la buccia della foglia stessa. Il gel ha anche un uso esterno, in questo caso si possono trovare anche preparazioni che al gel aggiungono oli essenziali. Va fatta molta attenzione nella scelta di cosa acquistare, considerando bene il dosaggio di aloe nel preparato, la quantità di principi attivi e la garanzia della filiera. Per quanto riguarda la qualità e le varietà della pianta, ad avere grandissima importanza sono il terreno e l’ambiente in cui cresce: occorre un clima caldo o mite, senza piogge abbondanti».
Ci sono infatti diverse varietà di aloe, come spiega il dottor
Paolo Giordo, neurologo e nutrizionista, esperto di medicine non convenzionali e che
da tempo utilizza anche l’aloe nel trattamento dei pazienti. «Abbiamo l’
Aloe vera che è più ricca di gel quindi è la più indicata per gli usi esterni, oltre che per depurare e riequilibrare l’intestino; poi l’
Aloe arborescens, che presenta una maggiore concentrazione di principi attivi e spiccate proprietà immunomodulanti, quindi indicata per l’uso interno. Queste due varietà sono comunque spesso usate in modo intercambiabile. La varietà migliore per la pelle è l’
Aloe saponaria. L’
Aloe ferox è quella più selvatica, con proprietà disintossicanti dell’organismo e capace più delle altre di stimolare la peristalsi intestinale».
«Il succo, che deriva dalla parte verde della foglia una volta tagliata o dalla sua spremitura, possiede effetti principalmente lassativi, mentre il gel, che è la polpa interna e mucillaginosa della foglia, ha proprietà antinfiammatorie e lenitive per le mucose dello stomaco e dell’intestino, oltre a effetti mineralizzanti» prosegue Giordo. «Anche il gel ha mostrato proprietà immunomodulanti e ipoglicemizzanti; talvolta, diluito con acqua, viene anch’esso impropriamente chiamato succo. La foglia intera racchiude tutti i benefici dell’aloe: gli antrachinoni contenuta nella scorza non sono tossici, hanno proprietà lassative, oltre che immunostimolanti e antitumorali. Non a caso la famosa ricetta di Padre Romano Zago richiede la foglia intera dell’aloe, varietà arborescens».
«È però da sottolineare che, nei soggetti più sensibili, la forte azione degli antrachinoni può causare diarrea, anche profusa, per cui è sempre meglio saggiare la tollerabilità individuale con piccole dosi iniziali. I prodotti industriali, specie quelli da banco e a basso prezzo, generalmente non sono efficaci o lo sono in misura minima; spesso l’aloe è miscelata con altre sostanze oppure contiene conservanti e aromatizzanti per mascherare il sapore amaro o altri ingredienti ancora, che ne diminuiscono fortemente le proprietà salutari e terapeutiche».
Quando è utile l’aloe
L’aloe, dunque, grazie alle sue proprietà può risultare utile in diverse patologie, come spiega il dottor Giordo. Vediamone alcune.
Malattie della pelle. Se la pelle subisce un danno acuto, in seguito per esempio a un’ustione solare o chimica, si può utilizzare efficacemente la foglia dell’aloe tagliata a metà in senso longitudinale e applicata direttamente (o sfregata delicatamente se la zona è troppo estesa) sulla parte colpita. Il risultato è quasi sempre sorprendente. Anche le rughe e gli altri inestetismi cutanei possono giovarsi del trattamento con l’aloe, sia interno che esterno, sempre che vi siano associati stili di vita sani. Il gel penetra nei tessuti svolgendo un’azione antinfiammatoria, lenitiva, battericida e antipruriginosa. Favorisce, inoltre, la proliferazione cellulare benigna, accelerando i processi di guarigione delle ferite; nutre anche gli strati profondi della pelle, svolgendo un’azione rigenerante dovuta a una proteina, il mannosio-6-fosfato, che possiede la capacità di stimolare i fibroblasti incrementando le fibre di collagene. Oltre all’uso topico è necessaria, per completezza, anche un’assunzione orale di gel di aloe. Il gel è utile anche per acne, orticaria, eczemi, dermatiti da contatto, psoriasi.
Malattie dell’apparato digerente. In caso di stitichezza, l’aloe favorisce naturalmente l’evacuazione grazie al potere lassativo degli antrachinoni; il dosaggio va adattato all’individuo. Possiede poi un effetto tonico sull’intero tratto intestinale, ha impatto positivo sulla flora batterica e riduce la putrefazione intestinale. La somministrazione di aloe per via orale apporta beneficio nei pazienti affetti da ulcera peptica grazie a un componente dell’essudato, chiamato aloeulcina. Gli studi hanno dimostrato l’utilità dell’aloemodina, altro componente della pianta, nel combattere l’Helicobacter pylori.
Un altro campo di azione è rappresentato dalla colite. «La mia esperienza clinica personale e vari studi scientifici consentono di affermare la sua efficacia nel regolarizzare la motilità e il pH intestinale, i processi fermentativi e uno stato infiammatorio frequentemente concomitante, oltre a favorire un corretto equilibrio batterico intestinale» spiega Giordo. «Il suo uso è stato studiato anche nelle malattie infiammatorie intestinali croniche come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, sulle quali ha effetti benefici se si elimina l’aloina, che può essere irritante. Spesso le persone mi riferiscono come l’uso di questa pianta, assunta per migliorare squilibri e patologie gastrointestinali, apporti benefici anche a livello psicologico sull’ansia e la depressione» prosegue il dottor Giordo. «Questo si può spiegare attraverso la dimostrata correlazione fra sistema gastrointestinale e sistema nervoso. L’apparato intestinale è percorso da una vasta rete di fibre e cellule nervose che portano informazioni in entrambe le direzioni, cioé dal cervello all’intestino e viceversa».
Diabete. Gli studi eseguiti sull’impiego dell’aloe nel diabete e nelle sue complicanze ne hanno dimostrato le ampie capacità terapeutiche. Grazie alla presenza di specifici polisaccaridi, stimola la secrezione insulinica da parte delle cellule beta del pancreas e riporta alla normalità i livelli glicemici nel sangue. «Uno studio nel quale sono state usate preparazioni di scorza e polpa derivanti dalle foglie intere di Aloe arborescens ha dimostrato effetti antidiabetici ancora più completi» prosegue Giordo. «È anche importante ricordare i benefici dell’aloe nella cura delle ulcere diabetiche periferiche e della neuropatia dolorosa degli arti inferiori».
Malattie reumatiche. L’aloe, avendo proprietà antinfiammatorie prive di effetti collaterali (al contrario dei FANS o dei corticosteroidi), «può essere usata nelle malattie reumatiche come artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sindrome di Sjögren, spondilite anchilosante, sia da sola nei casi meno gravi che in associazione ai farmaci convenzionali per diminuirne gli effetti collaterali e il dosaggio complessivo» aggiunge ancora Giordo.
Cancro. È uno dei temi più complessi, per la difficoltà a individuare prodotti veramente utili «e, soprattutto, per evitare di generare speranze improprie o addirittura illusioni» prosegue Giordo. «Il cancro è una malattia molto complessa che richiede un approccio altrettanto complesso, basato su una visione a 360 gradi e un cambiamento profondo dello stile di vita, due fattori che spesso entrano in conflitto con i modelli culturali quotidianamente proposti. Possiamo comunque dire che l’aloe risulta utile tanto nella prevenzione quanto nella cura, sia da sola che affiancata ad altre sostanze, convenzionali o non. La comunità scientifica è da sempre alla ricerca di un singolo principio attivo efficace sul cancro, ma purtroppo i risultati sono davanti agli occhi di tutti. E ciò perché il concetto di fondo è fondamentalmente errato. A una situazione complessa e multicausale non si risponde con la “pallottola magica”. Innanzitutto, dobbiamo diffidare di chi propone l’aloe come pianta miracolosa, capace di guarire i tumori. Va comunque detto che questo vegetale contiene una miriade di sostanze in grado di interagire tra loro anche a concentrazioni molto basse, producendo spesso effetti molto interessanti, anche se difficilmente valutabili sia in generale che per ogni singolo componente».
«La genesi del cancro si può intravedere nella perdita del controllo sulla proliferazione cellulare: piccoli gruppi di cellule si riproducono senza uno scopo preciso, solo al fine di moltiplicarsi. Cosa potrebbe fermarle? Sicuramente il sistema immunitario e un ambiente biologico tale da essere in grado di contrastare questa proliferazione. Si è visto che preparazioni diverse di foglie di aloe(vera o arborescens) erano in grado di inibire la crescita di linee cellulari tumorali sperimentali, e che i costituenti chimici responsabili dell’effetto citotossico si trovavano in tutta la foglia ma maggiormente nella sua pellicola esterna. Indagini preliminari asserivano di aver riscontrato attività antitumorale in una frazione di aloe precipitata in etanolo, l’alomicina proveniente dall’aloe del Capo (ferox, vera, africana)».
Giordo prosegue poi spiegando che «un’indagine epidemiologica a larga diffusione, svolta in Giappone, sul rapporto tra fumo e cancro al polmone suggeriva che il succo di aloe prevenisse la carcinogenesi polmonare, il cancro allo stomaco e al colon, ma non è chiaro se fosse in grado di sopprimere un cancro già sviluppato. Nel 1995 è stato archiviato un brevetto giapponese asserente la capacità dell’aloemodina, proveniente da Aloe arborescens, di inibire la mutagenesi. All’Università di Padova è stata condotta una sperimentazione su aloemodina ricavata dall’essudato di Aloe barbadensis per la cura dei tumori neuroectodermici. Questo lavoro, svolto sotto la direzione del professor Giorgio Palù, ha avuto una prima conferma scientifica con la pubblicazione su Cancer Research nel 2000 e ha chiarito come l’aloemodina abbia una spiccata attività selettiva per quanto concerne alcuni tipi di tumore, come i neuroblastomi infantili. Il suo bersaglio è il nucleo della cellula tumorale: inibisce la crescita del tumore agendo sui recettori di membrana della cellula cancerosa e, una volta entrata in tali cellule, ne induce l’apoptosi, cioé il suicidio programmato. Si è visto, inoltre, che alla temperatura corporea (37°) l’aloemodina viene assorbita solo dalle cellule tumorali, confermando in tal modo la sua spiccata selettività».
«Un’altra glicoproteina, chiamata ATF1011 e proveniente da Aloe arborescens, si è dimostrata capace di aumentare le difese immunitarie antitumorali nei topi attraverso l’attivazione di cellule T ma senza mostrare citotossicità. Un polisaccaride chiamato aloemannano (cioè l’acemannano), con peso molecolare di 15.000 dalton, isolato da Aloe arborescens, ha inibito la crescita di sarcoma nei topi e indotto anche una regressione. In questi studi si è anche osservata un’attivazione dei macrofagi: dopo trattamento con acemannano, il tessuto dei sarcomi inizialmente è aumentato di dimensioni per poi passare a una fase di incapsulazione fibrosa e infine un’invasione di linfociti che conduceva alla necrosi. L’acemannano agisce con funzione antigenica, ovvero, essendo una molecola estranea all’organismo e facilmente assorbita, provoca una reazione immunitaria che pone le cellule nelle condizioni di difendersi contro l’aggressione di vari fattori come virus, batteri e cellule tumorali. Infatti, viene citato nel Merck Index come antivirale e immunostimolante».
Malattie neurologiche.Tra le più comuni malattie neurologiche possiamo annoverare la sclerosi multipla, la malattia di Parkinson e il morbo di Alzheimer e ci sono evidenze di un effetto positivo dell’aloe su di esse. Nella sclerosi contrasta i sintomi neurologici, mentre in uno studio pilota americano su pazienti con Alzheimer è stato constatato un miglioramento delle capacità cognitive parallelamente alla riduzione dei marcatori infiammatori. Alcuni pazienti affetti sarebbero anche sensibilmente migliorati, al punto da ricordarsi nuovamente dei familiari che da tempo non riconoscevano più. Altri studi hanno rilevato benefici anche nel Parkinson. «Io stesso, peraltro, ho venticinque anni di esperienza clinica nell’uso dell’aloe in riferimento alle malattie neurologiche» aggiunge Giordo. «I pazienti che l’hanno assunta hanno riferito sempre benefici fisici e neurologici nella sclerosi multipla, nell’Alzheimer e nel morbo di Parkinson, oltre che nelle demenze di varia natura. Ho consigliato cicli di assunzione di trenta-quarantacinque giorni del preparato secondo la ricetta di padre Romano Zago, nei cambi di stagione oppure continuativi nelle forme più avanzate. La risposta terapeutica si è avuta nella maggior parte dei casi in modo soddisfacente, con miglioramento dello stato di benessere e maggiore presenza dal punto di vista cognitivo. Anche la medicina cinese riconosce nell’aloe un potente mezzo per curare l’aterosclerosi e le sue conseguenze cognitive. L’aloe, infatti, tende a normalizzare i livelli di colesterolo e acidi urici, la pressione arteriosa, e a fornire una sensazione di energia e di benessere».
Dunque, le evidenze sulle proprietà e l’efficacia dei preparati a base di aloe ci sono; naturalmente occorre affidarsi a medici esperti e a prodotti di comprovata qualità.
Per approfondire
Il dottor Paolo Giordo, nel suo libro
“Aloe. Le proprietà straordinarie, gli usi terapeutici, le ricette cosmetiche e alimentari”, mette a disposizione dei lettori la sua vasta esperienza, illustrando
l’efficacia dell’aloe come lassativo, digestivo, antinfiammatorio, cicatrizzante, antifungino, antivirale. Numerose sono le indicazioni utili per imparare a utilizzare questa prodigiosa pianta per
curare vari disturbi o per
ristabilire l’equilibrio generale.
L’autore illustra l’efficacia dall’aloe, da sola o in associazione con altre piante, come lassativo, digestivo, antinfiammatorio, cicatrizzante, immunomodulante, antimicrobico, antifungino e antivirale. Inoltre fa luce sull’applicazione dei formulati a base di aloe nel caso di diabete, AIDS, malattie reumatiche e neurologiche, e di disturbi che riguardano la pelle e l’apparato digerente.
Una parte del libro è dedicata, inoltre, all’utilizzo dell’aloe in cosmesi e nell’alimentazione, con ricette per produrre in casa creme, gel, oli e shampoo, ma anche ottimi piatti caldi e freddi.