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Generazione di fenomeni

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Non era mai accaduto che una ragazzina di 16 anni, caparbia quanto basta per trasformare la sua determinazione in una carica contagiosa, mettesse a nudo in mondovisione l’irresponsabilità dei potenti della Terra di fronte al precipizio climatico.
E non era mai accaduto che lo sciopero scolastico solitario di una ragazzina di 16 anni, seduta sola col suo cartello tutti i venerdì della settimana per diversi mesi dal 2018 davanti al parlamento svedese, sfociasse via via in un’onda di protesta generazionale planetaria. Ma non era mai accaduto, soprattutto, che la parola clima, asfittica come i bollettini televisivi delle previsioni del tempo, proprio grazie alla proteste globali del venerdì che ne sono seguite, entrasse nelle case e nelle scuole di tutto il mondo con la sua appropriata declinazione: «Emergenza climatica». Un’emergenza annunciata e denunciata in tutte le lingue da almeno cinque lustri ma che solo nel 2019, un anno terribile tra l’altro per gli «eventi climatici estremi» che l’hanno caratterizzato – dalle foreste in fiamme allo scioglimento dei ghiacciai alle città sommerse dai mari – è diventata presa di coscienza di massa, almeno tra le giovani generazioni.
Greta Thunberg, la «ragazzina capricciosa», come l’ha definita in maniera sprezzante Donald Trump, il presidente di una delle potenza economiche più grandi del mondo e tra le maggiori responsabili dei disastri ambientali, che piaccia o meno, è così riuscita in un’impresa che nemmeno 25 Conferenze mondiali sul clima (tante se ne sono svolte da 1995 ad oggi), decine di appelli e infiniti allarmi lanciati negli anni da scienziati e ricercatori, sono riusciti a compiere. Un’impresa eccezionale, inimmaginabile fino a un anno fa e alla cui riuscita – va detto – ha contribuito in maniera importante anche l’attivismo mediatico internazionale che l’ha convintamente sostenuta.
Cosa ne sarà da ora in avanti dei Fridays for future e di altri movimenti meno giovanili come Extinction rebellion, nati e cresciuti sebbene con forme di lotte diverse quasi in simbiosi con esso, non possiamo prevederlo. Di certo possiamo dire che le marce oceaniche che abbiamo visto sfilare in tutto il mondo nell’anno che sta per finire, hanno tolto definitivamente ogni alibi all’inerzia degli Stati di fronte al riscaldamento globale, dando allo stesso tempo nuovo impulso a tutte quelle associazione ecologiste storiche,  comitati locali e imprese economiche green (quelle vere) che da anni praticano quotidianamente la propria azione resiliente all’emergenza climatica, in agricoltura come nell’alimentazione, nella mobilità urbana e in difesa della salute dai veleni industriali. È l’altra faccia della terra di cui l’ExtraTerrestre è portavoce settimanale (tutti i giovedì con il manifesto) sin da quando due anni fa è nato e che anche in questa edizione speciale di fine anno, insieme alle preziose riflessioni di storici, economisti e scienziati, è ben rappresentata dagli interventi di autorevoli attivisti del mondo ambientalista italiano e internazionale.
Dal 13 dicembre in edicola con L’Extraterrestre 100 pagine sui movimenti giovanili.

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