L’indifferenza è un’abitudine necessaria, ma è l’osservazione dei particolari che ci permette di ampliare la nostra comprensione del mondo che ci circonda. L’editoriale del direttore di Terra Nuova.
Una delle recriminazioni più ricorrenti delle nostre «omelie» natalizie è quella dell’indifferenza. Ce la prendiamo con quell’atteggiamento di chi, come dice il dizionario Treccani, «non mostra interessamento, simpatia, partecipazione». Proviamo troppa indifferenza verso gli altri, la natura, le persone che soffrono o le sorti del Pianeta. Esiste forse un antidoto o una cura a questo morbo che da anni attanaglia le nostre coscienze?
Come suggerisce l’etimologia, l’in-differenza non è altro che la negazione di una differenza. La cancellazione delle multiformi diversità che ci si presentano davanti agli occhi. L’antidoto non può che essere quello di «fare la differenza».
Purtroppo l’indifferenza è un’abitudine necessaria. Ogni giorno il nostro cervello, per permetterci di svolgere molte delle funzioni quotidiane, taglia corto, semplifica. Più andiamo veloci più aumenta la semplificazione, e con essa l’indifferenza. Quando viaggiamo in autostrada vediamo le strisce della carreggiata, i cartelli stradali, qualche campo coltivato non si sa bene a cosa. In città ci muoviamo in mezzo a persone che consideriamo anonime. E anche in mezzo alla natura non sappiamo più dare un nome a rocce, piante, animali o fiori.
Gli esploratori e i naturalisti d’altri tempi lo sapevano bene: è l’osservazione dei particolari che ci permette di ampliare la nostra comprensione, abbracciare le cose, accrescere la nostra meraviglia e quindi anche il rispetto per il mondo che ci circonda.
Quando camminiamo in un parco, o contempliamo la bellezza di un bosco, cogliamo istintivamente una sintesi, una sensazione di benessere. Ma conoscere i singoli dettagli non potrà certo diminuire questo nostro piacere.
Se ci sta davvero a cuore il Pianeta, dobbiamo conoscerlo meglio. Non lasciamo che il nostro interesse per la natura si spenga. Neanche in inverno, quando tutto sembra assopirsi.
Se solo conoscessimo un centesimo di tutti i singoli esseri che abitano l’ecosistema, l’innalzamento di un solo grado centigrado della temperatura globale non ci lascerebbe indifferenti.
Se restiamo umani possiamo fare la differenza.
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