Biscotti toscani tipici del periodo di Ognissanti. Ottimi se gustati ben imbevuti nel Vin Santo.
Ingredienti
• 100 g di mandorle
• 150 g di zucchero di canna chiaro
• 100 g di farina
• 1 uovo
• la scorza di un arancia
• cannella
Procedimento
■ Tritate le mandorle fino a ridurle quasi in farina, poi raccoglietele in una terrina con lo zucchero, un uovo, la scorza grattugiata di un’arancia e la cannella.
■ Amalgamate gli ingredienti e versate la farina (poca per volta) fino a ottenere un impasto da lavorare con le mani.
■ Formate un cilindro dello spessore di 3 cm e dividetelo in tanti pezzetti di circa 2 cm di lunghezza. Riponeteli in una teglia ricoperta di carta da forno e schiacciate ciascun dolcetto al centro per ricavarne una fossetta, il “buco” degli ossi.
■ Infornate a 160° fino a doratura (circa mezz’ora).
Per saperne di più
Si racconta che questi biscotti una volta seccati fossero duri come ossa, per questo era consuetudine gustarli ben imbevuti nel Vin Santo. I nonni amavano chiamarli anche “rompidenti”.
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La
cucina toscana è solitamente associata a piatti ricchi di carne, dagli arrosti alla trippa e alla famosa, ma di recente invenzione, bistecca alla fiorentina. Nella
tradizione culinaria di questa regione abbondano invece verdure, cereali e legumi, cucinati con fantasia e con risultati sorprendentemente buoni per ogni palato. Si tratta di preparazioni ottenute con
prodotti radicati nella storia del territorio e conosciuti ben oltre i confini regionali come vere e proprie eccellenze. Tra i tanti, citiamo l’olio extravergine di oliva, le diverse tipologie di fagioli, il carciofo violetto, il cavolo nero, almeno sei tipi di pomodori, la cipolla di Certaldo e lo zafferano di San Gimignano. Senza dimenticare i vini rossi e bianchi, che negli ultimi anni possono contare sulla qualità offerta da tanti piccoli
produttori biologici e biodinamici.
Il libro cerca di intromettersi in questo mondo, presentando un ampio ventaglio di piatti e ingredienti rappresentativi delle diverse aree produttive, dalla Toscana collinare fino a quella litoranea, dal capoluogo alle città più piccole, dalla Maremma alla Versilia, dal Casentino alla Garfagnana, per ricercare ricette prelibate e fedeli ai prontuari della tradizione, alcune lievemente modificate, come principio etico, nell’ottica di non violenza e rispetto verso gli animali.
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