«Un cammino verso lo sviluppo di una volontà cosciente come presupposto per la libertà individuale: otto passi, divisi in tre parti intessute tra loro, per tutta l’umanità»: così si legge nel “Manifesto per la dignità dell’uomo” presentato e sottoscritto a Milano, al convegno “Quale società per la dignità dell’uomo” promosso dalla Società Antroposofica in Italia. Già trecento le firme autorevoli raccolte e l’intenzione di tradurlo in altre lingue.
A cento anni dalla fondazione della prima scuola Waldorf, la Società Antroposofica in Italia ha scelto Milano per lanciare il “Manifesto per la dignità dell’uomo”, «otto passi, divisi in tre parti intessute tra loro, per tutta l’umanità» si legge nel Manifesto stesso.Già trecento le firme autorevoli di chi lo ha sottoscritto e verrà presto tradotto in altre lingue «perché possa fare il giro del mondo» spiega Sergio Andres Gaiti, fondatore di Etica Sostenibile e responsabile organizzativo del convegno che si è tenuto a Milano dal 25 al 27 ottobre durante il quale il Manifesto è stato appunto lanciato. «Vogliamo aprire una riflessione costruttiva sulle prospettive future di una pedagogia il cui obiettivo principale è sostenere la crescita di un individuo in grado di orientare il proprio destino , nel rispetto di sé e dell’altro» si legge ancora nel documento.
Dottor Gaiti, perché un manifesto all’interno del convegno “Quale società per la dignità dell’uomo”?
Perché non volevamo soltanto scambiarci idee e competenze illuminate per tre giorni, seppur idee e pratiche all’avanguardia, volevamo che alcuni concetti che riteniamo fondamentali e urgenti per la dignità dell’uomo fossero espressi in sintesi e diventassero un’opportunità di impegno individuale verso gli ideali in essi contenuti. Il modo in cui iniziamo questo secolo determinerà se ripeteremo i medesimi errori del secolo scorso o prendiamo una strada diversa, una strada che non è tracciata dal passato e non è facile perché richiede uno sforzo in più. Questo sforzo è la capacità di riconoscere che il mondo non si cambia con gli stessi metodi che hanno prodotto due conflitti mondiali e poi un sistema economico che auspica di crescere all’infinito sulla base di risorse limitate. Ci vuole innovazione soprattutto nell’osservazione dei fatti della vita. Come ci ricorda Goethe “dobbiamo sempre cambiare e rinnovarci, mantenerci giovani, altrimenti diventiamo rigidi”.
Cosa vi proponete e vi impegnate a rinnovare?
Per continuare su Goethe, prima direi cosa succede quando si diventa rigidi dentro. Faccio un breve cenno a due condizioni mentali descritte nelle ricerche neuroscientifiche, il bias della negatività e il bias di conferma. Sono considerate delle distorsioni cognitive che portano in un caso ad eccedere ed estremizzare negativamente ciò che percepiamo, ciò che veniamo a sapere, nell’altro caso riteniamo “giuste” solo le cose che si muovono già all’interno della nostra zona di comfort, nelle nostre convinzioni esistenti. In fondo sono due estremi, sono rigidità interiori che si esprimono entrambe in un eccesso di chiusura, sia nel primo che nel secondo caso. In entrambi il movimento è verso dentro, ci chiudiamo o nelle nostre negatività o nei nostri pregiudizi. Quello che ci proponiamo di rinnovare è proprio questo, la nostra capacità di pensare, la sfera spirituale dell’uomo, ciò che non trova confini nell’immaginazione di mondi nuovi. In questi tre giorni di convegno abbiamo visto che coloro che hanno immaginato fuori dai KPI e dalla standardizzazione hanno creato oasi nella società che sembrano venire dal futuro, dalle cliniche dove i pazienti sono al centro (non la malattia) alle aziende (di successo internazionale) dove i conflitti si risolvono con l’arte, la filosofia e il dialogo.
Chi ha firmato il manifesto?
Per ora abbiamo raccolto 300 firme e vorremmo tradurlo in altre lingue per fargli fare il giro del mondo. Ricordo che il convegno era il centenario sia della pedagogia Waldorf sia della triarticolazione sociale di Rudolf Steiner. Per noi era importante lanciare un messaggio di qualità più che di quantità, abbiamo un solo obiettivo: rimettere al centro dello scibile umano l’uomo, nella sua complessità e nella sua meraviglia. Siamo convinti che la società non vada trasformata dalla massa verso l’individuo ma dall’individuo verso la comunità. Le forze in gioco sono tante, ci sono tanti interessi economici, politici, particolari che possono e devono essere superati perché in fondo tutti abbiamo un senso, seppure in germe, di ricercare qualcosa di nuovo quando la vita ci porta incontro disagi, difficoltà e crisi. Tutti sono i benvenuti e tutti coloro che condividono essenzialmente un senso di rinnovarsi dovrebbero almeno leggere il manifesto.
Come verrà utilizzato il Manifesto?
Anche qui c’è dell’innovazione. I manifesti quasi sempre sono indirizzati a terzi, chiedono a qualcun altro di cambiare qualcosa. Questo Manifesto di Milano per la dignità dell’uomo potrà sì essere inviato a istituzioni, governi, enti, aziende, ma il suo proposito è quello di rendere possibile un impegno di volontà con sé stessi. Si chiede a sé stessi di cambiare, non all’altro. Si ritorna al discorso sull’individuo. Non si cambia la società dall’alto verso il basso, le rivoluzioni funzionano solo dal basso. Oggi la rivoluzione più grande che possiamo fare è disimparare le nostre abitudini di pensiero e percepire il mondo diversamente, delle volte non percepiamo neanche l’altro. Questo è rivoluzionario ancora oggi: il vivente, le persone e la natura non sono e non saranno mai delle merci, il renderli tali ha comportato disastri di ogni tipo e costi sociali indecifrabili. Se riusciamo a iniziare a vedere con occhi nuovi, con nuovi concetti sulla vita, possiamo iniziare un cambiamento che non dipenda da apparati, istituzioni, gerarchie o autorità, possiamo essere “artefici del nostro destino” come ci dice Pico della Mirandola.
In occasione del convegno, Terra Nuova ha realizzato una serie di interviste che danno voce a personaggi autorevoli sul tema della dignità dell’uomo e del rispetto delle libertà
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Constanza Kaliks: «Al centro della pedagogia steineriana c’è l’individuo, sempre in trasformazione»
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Stefano Gasperi: «L’uomo recuperi la sua integrità di corpo, anima e spirito»
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Manfred Spitzer: «L’abuso di dispositivi digitali riduce le capacità di apprendimento»
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Giorgio Capellani: «Troppo cellulare, sui giovani modifiche cognitive e comportamentali»
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Renato Ruffini: «L’economia deve esser fatta anche di relazioni, non solo di scambio opportunistico»
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Ivan Cavicchi: «Salute e sanità, va garantito il diritto alla scelta da parte del cittadino»
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Giuseppe Ferraro: «Curare le relazioni, l’ambiente e la salute, di corpo e anima. Anche in azienda»
https://www.youtube.com/watch?v=0Vo1-ODQRHM&t=3s
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Paolo Iabichino: «Anche la comunicazione d’impresa può essere sostenibile»
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Fabio Brescacin presidente di Ecor NaturaSì: «Per noi fondamentale il rispetto di suolo, cibo e uomo»
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Francesco Mondora: «Nella nostra azienda modello organizzativo frutto della condivisione collettiva»
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Jacopo Orlando: «Aboca società benefit, una scelta di campo»
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Lorenza Franchetti: «Una scelta aziendale improntata alla sostenibilità e all’autenticità»
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Michele Alessi: «Ecco il nostro progetto, la Fondazione Buon Lavoro»
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Claudio Puglisi: «La potenza della parola, può dare dignità a chi la pronuncia e a chi la ascolta»
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Franco Mussida: «La musica dialoga costantemente con le emozioni»