Coyote Alberto Ruz Buenfil è uno dei pionieri e veterani del movimento delle comunità intenzionali e degli ecovilaggi e di quello bioregionalista.
Alberto Coyote ha dedicato gli ultimi quarant’anni all’analisi, alla creazione e alla promozione di reti internazionali per la pace e la giustizia ambientale.
E’ co-fondatore, tra l’altro, dell’ecovillaggio messicano Huehuecóyotl, co-creatore di C.A.S.A. (Consejo de Asentamientos Sustentables de las Americas), la rete latino americana degli insediamenti sostenibili, direttore del dipartimento per la Cultura Ambientale dello stato messicano di Morelos, all’interno del ministero dello Sviluppo Sostenibile, consulente esperto per l’ONU nella campagna per i diritti della natura (2016-2019).
di Coyote Alberto Ruz
In tutti i tempi, in ogni angolo della Terra, di fronte alle imposizioni di una cultura dominante – schiavista, feudale, coloniale, di apartheid, imperiale, razzista, fondamentalista religiosa, autoritaria di destra o di sinistra – sono sempre sorti individui, gruppi e movimenti che hanno cercato di sfidare i detentori del Potere seguendo due strategie apparentemente diverse, ma, a ben guardare, complementari.
C’è stato chi ha optato per affrontarlo frontalmente, usando le armi per combattere la violenza dello Stato con la violenza rivoluzionaria, la lotta armata, la guerriglia, il Black Power o di qualunque colore, atti di terrorismo politico, clandestinità, sequestri per finanziarsi – azioni nelle quali, in molti casi, i suoi attori furono annichiliti, cooptati, torturati, desaparecidos, condannati a lunghi anni di prigione, esiliati.
Altri sono riusciti, grazie alla pressione esercitata dalle loro azioni, ad ottenere concessioni e a guadagnarsi benefici e riforme a partire dalle proprie richieste e dal loro programma – comprese anche poltrone negli apparati politici.
Altri – una minoranza – hanno vinto, sostituendo il gruppo al potere col gruppo leader del movimento rivoluzionario, e hanno cercato di creare un nuovo ordine sociale, politico, economico, che presto o tardi ha finito con l’essere affrontato da una nuova opposizione, che riteneva insufficienti i benefici ottenuti, o che accusava il nuovo gruppo al potere di macchiarsi degli stessi errori dei loro predecessori; partiti politici con nomi nuovi ma vizi vecchi: corruzione, nepotismo, autoritarismo, oppressione e restrizione delle libertà civili, e spesso addirittura il tradimento dei principi che ispirarono la “vittoria”.
Dall’altro lato, ci sono quelli che come noi hanno deciso e optato per farlo seguendo una strategia diversa. Tra essi ci sono individui che hanno scelto di identificarsi con la figura del Ribelle, categoria umana di cui parla Albert Camus nel suo libro “L’uomo in rivolta” ( “L’Homme revolté”), pubblicato nel 1951, nel quale esamina le radici della ribellione e della rivolta, giungendo alla conclusione che la ribellione si può manifestare sia individualmente che collettivamente.
Nel suo trattato, Camus identifica varie categorie di uomini ribellati – oggi diremmo piuttosto esseri umani ribellati, per evitare di cadere nello stereotipo maschilista – che comprende soprattutto gli artisti del suo tempo come ad esempio gli autori romantici, dadaisti e surrealisti, che definisce ribelli metafisici.
Ci sono poi i ribelli storici, quelli che cercano l’emancipazione, la libertà o la giustizia, come i protagonisti di alcuni movimenti anarchici che parteciparono ai movimenti sociali soprattutto nei secoli XIX e XX.
Infine, seguendo la riflessione di Camus, ci sono stati coloro che si sono ribellati ai valori e ai principi morali che sia le religioni che le ideologie hanno considerato immutabili, superiori o divini; a differenza dei rivoluzionari di tutti i tempi, “sono quei ribelli dello spirito libero, che spingono gli uomini a vivere e agire con senso critico, umanista e di emancipazione…”
Oggi, in questo secondo decennio del secolo XXI, in cui le ideologie e le religioni del passato (tuttora presenti e disgraziatamente potenti) sono in decadenza, impegnate a cercare di resistere ad essere trascese da nuovi modi di pensare, essere, sentire ed agire – e che, al contrario (salvo poche onorevoli eccezioni) si sono andate via via appiattendo su un unico modello di dominazione globale basato sull’estrattivismo selvaggio, sul capitalismo selvaggio, sullo sfruttamento generalizzato della maggior parte dell’umanità e sulla sua crescente zombificazione, rendendo i beni della Natura sempre più scarsi – tornano ad essere popolari azioni e movimenti ispirati più alla “ribellione” che all’eterna lotta per il potere.
Ispirato dai recenti movimenti di base come quelli dei diritti civili, da “Occupy” e dalla vita di personaggi come Gandhi, Martin Luther King, Mandela, James Luther Bevel, Gene Sharp, e anche dagli happening contro la Guerra in Vietnam e dalla canzone Imagine di John Lennon e Yoko Ono, dalla generazione hippie di Peace & Love degli anni ’60, dal Living Theater e tanti altri, è nato a Londra, nell’ottobre del 2018, un movimento che continua a crescere come l’erba in tutto il mondo, denominato Extintion Rebellion, che si può intendere in diverse maniere: “Ribellione all’Estinzione”, o anche “Ribellione o Estinzione”. Esso si caratterizza per l’abbreviazione XR, e il suo simbolo è l’immagine di una clessidra dentro un cerchio, come un avviso che il tempo sta per scadere, per noi e moltissime altre specie viventi, annunciando un’imminente “Sesta Estinzione” in cui i dinosauri di ieri saranno gli esseri umani di oggi e domani.
A differenza di quasi tutti i movimenti sociali del passato, “Ribellione all’Estinzione” nasce come gruppo di pressione mondiale per le cause ambientaliste, utilizzando la disobbedienza civile per “forzare i governi a realizzare azioni reali per affrontare la crisi climatica globale, l’accelerata perdita di biodiversità naturale e i rischi di un collasso ecologico”, annunciato da migliaia di scienziati di tutto il mondo.
Nella sua dichiarazione d’intenti, XR enuncia quanto segue:
1. Abbiamo una stessa visione del cambiamento: creare un mondo che tenga conto delle generazioni a venire
2. La nostra missione richiede la mobilitazione del 3,5% dell’umanità per costruire un sistema di cambiamento che utilizzi come strategia “l’organizzazione guidata dal momento”
3. Abbiamo bisogno di una cultura rigenerativa che sia salutare, resiliente e adattabile
4. Sfidiamo apertamente noi stessi e questo sistema tossico a lasciare le nostre zone di confort per intraprendere azioni per il cambiamento
5. Valorizziamo la riflessione e l’apprendistato, per seguire cicli di azione e per pianificare più azioni (apprendere da altri movimenti e contesti, oltreché dalle nostre esperienze)
6. Diamo il benvenuto a tutti/e e ad ogni parte di ciascuno che lavori per creare spazi più sicuri e più accessibili a tutti/e
7. Agiamo per mitigare il Potere – rompendo gerarchie di Potere, per crearne altre che permettano una partecipazione più ugualitaria
8. Evitiamo di accusare o umiliare altri/e; viviamo in un Sistema tossico, ma nessun individuo può essere ritenuto colpevole di quello che succede
9. Siamo una rete non violenta, utilizziamo le strategie non-violente e le
tattiche più efficaci per realizzare il cambiamento 10. Siamo basati su autonomia e decentramento – creando collettivamente le
strutture necessarie per sfidare il Potere. Chiunque segua questi principi e valori può realizzare azioni in nome di “Ribellione o Estinzione”
Iniziatori di questo movimento sono: Roger Hallam, Gail Bradbrook, Simon Bramwell, e altri attivisti della campagna “Rising Up” (Svegliati!). Nel momento in cui scriviamo questo comunicato, Roger si trova in carcere. A partire dall’ottobre 2018 sono state realizzate decine di azioni in Inghilterra, specialmente a Londra, ma anche in altre città come New York, Denver, Madrid, e poi in Australia, Olanda, Germania, Belgio, Svizzera.
Il 7 ottobre 2019 sono partite campagne in tutto il mondo, con centinaia di azioni mediatiche per tutto il mese, come quelle realizzate l’organizzazione ambientalista Greenpeace.
L’obiettivo è continuare a dare visibilità al pericolo imminente che incombe su tutta l’umanità e su Madre Terra, contrastando chi continua a negare e a occultare, ai più alti livelli decisionali – istituzionali, imprenditoriali, scientifici, accademici, economici, legali, nazionali e internazionali – la realtà di una Crisi della Civiltà che non precedenti nella storia dell’umanità.
E soprattutto continuare ad esercitare pressione su tutti i governi affinché intraprendano azioni immediate ed urgenti per mitigare le cause della continua distruzione di tutti gli ecosistemi terrestri e di tutti i loro componenti, umani e non, che da essi dipendono.
Gli appelli e le strategie di questa “Ribellione o Estinzione” cominciano ad essere conosciuti e replicati, autonomamente, come dimostrano le azioni realizzate in tutto il mondo – specialmente davanti alle ambasciate del Brasile e degli altri Paesi amazzonici – nei confronti dei principali responsabili degli incendi e dei veri e propri Ecocidi che stanno mettendo fine a milioni di vite non umane, vegetali e animali, e stanno influendo negativamente sull’esistenza di milioni di esseri umani appartenenti alle nazioni indigene che vivono in quei territori.
Allo stesso modo adolescenti, giovani e adulti di tutto il mondo si sono uniti e hanno risposto agli appelli di Greta Thunberg e del movimento globale “Fridays For Future” (Venerdì per il Futuro) con caratteristiche e strategie molto simili a quelle di “Ribellione o Estinzione”, per partecipare al primo sciopero mondiale per il Cambiamento Climatico, che ha avuto luogo simultaneamente a settembre in centinaia di città di tutti i continenti, e al quale hanno partecipato milioni di persone.
In questi primi giorni di ottobre 2019, designato come “il mese della Ribellione”, il nostro compagno e testimone Yves Hayaux ci informa che in seguito alla massiccia cerimonia/carnevale celtico-pagana tenutasi a Londra domenica scorsa, il giorno successivo 12 luoghi pubblici della città, tra cui il Parlamento, sono stati occupati dal movimento nonostante la presenza di numerose forze di polizia, e che “mentre le foglie dell’autunno cominciavano a cadere, abbiamo potuto vedere che gli spiriti dell’umanità si stanno risvegliando, come la grande Nazione Arcobaleno che siamo…”.
“Per tutte le nostre relazioni e i diritti di Madre Terra”.
La vita comunitaria e la condivisione dell’abitare si stanno espandendo sempre di più, non solo all’estero, ma anche nel panorama italiano, che offre un ricchissimo e variegato arcipelago di esperienze, dall’housing sociale ai condomini solidali, dal cohousing agli ecovillaggi.
Si tratta di una guida per farsi un viaggio nelle esperienze comunitarie all’insegna non solo del risparmio economico ma soprattutto di uno stile di vita sobrio e a basso impatto ambientale, basato su relazioni autentiche e di solidarietà.