Quando parliamo di obesità il pensiero ci riporta in primis al concetto di stile di vita. È indubbio che la sregolatezza alimentare e il poco esercizio fisico siano alla base di patologie croniche come il diabete e l’obesità, che a loro volta sono causa di malattie cardiovascolari, di molti tipi di neoplasie e di malattie neurodegenerative. Ma quando siamo appesantiti non lo siamo solo nel corpo, lo siamo anche nei pensieri, tanto da non vedere il senso della vita, offuscati invece dalla sofferenza, dalla noia, dalla solitudine e dalla frustrazione.
Ormai le ricerche scientifiche hanno dimostrato che chi è obeso, e anche chi è in sovrappeso, ha un maggior rischio di ammalarsi: a parità di massa corporea il rischio di morire aumenta linearmente con la circonferenza vita, che è indicatore di obesità addominale, associata a resistenza insulinica e a stato infiammatorio cronico. Spesso all’obesità addominale sono associati glicemia, colesterolo e trigliceridi alti, colesterolo buono (HDL) basso e pressione arteriosa alta. Se ci sono almeno tre di questi fattori si dice che una persona ha la sindrome metabolica: circa il 30% della popolazione adulta dei paesi occidentali ne è affetta ed è ad alto rischio di molte patologie croniche. La buona notizia è che, cambiando stile di vita, la sindrome metabolica può regredire.
Il peso dell’anima, invece, è un «problema difficile». Non è altrettanto noto che il nostro vivere quotidiano sia una miscela di problemi, oltre che fisici (dalla pancia gonfia alla stitichezza, dall’artrosi alla sciatica, eccetera) dell’anima (il pensiero per la famiglia, le bollette da pagare, il lavoro). Più che il disagio fisico quello che appesantisce sono la fatica mentale, le preoccupazioni e l’insoddisfazione. La soluzione in questi casi è il digiuno: allontaniamoci da ciò che la società ci impone per tenerci schiavi di questo modello economico.
Chi è contento consuma poco
La società dei consumi cresce se i consumi aumentano; deve quindi fare in modo che le persone che ne fanno parte consumino, e chi è contento e soddisfatto di quello che ha, consuma poco. Il sistema vuole impedirci di pensare e acquisire consapevolezza, ci travolge di pubblicità, immagini e suoni, imprigionandoci in dipendenze che non lascino tempo per riflettere. Se solo ci allontanassimo dall’effimero potremmo capire che, collettivamente, abbiamo un grande potere. Proteggiamo il nostro corpo e la nostra anima, difendiamoli dall’industria alimentare, dalla televisione e dal web che ci trascina in ore e ore di sedentarietà, abbindolandoci con immagini e pubblicità.
Guardiamoci dentro, domandiamoci chi siamo veramente, entriamo in connessione con il nostro Io più profondo e autentico e una volta appresa questa consapevolezza cerchiamo di condividerla stimolando più persone e vivendo in maniera presente in ogni azione e istante.
Rallentare e riprendere coscienza di chi siamo e di quale sia il nostro compito ci permette anche di accorgerci dei ritmi frenetici a cui ci sottoponiamo ogni giorno.
Consideriamo ormai elemento naturale lo stress, quando in realtà non lo è, anzi è causa di pesantezza che può sfociare in malattia. Lo stress è una difesa dell’organismo: siamo progettati per mantenerci in equilibrio e ogni qual volta incontriamo un pericolo, il sistema nervoso autonomo si attiva per renderci capaci di difenderci attraverso reazioni di allarme che preparano il corpo a combattere o a fuggire. Ma, quando il pericolo è cessato, il sistema nervoso autonomo parasimpatico riporta l’organismo in equilibrio. Oggi però le cause dello stress sono diverse: si tratta di stimoli cronici quotidiani, problemi sociali, familiari o lavorativi che rendono la reazione d’allarme troppo prolungata. L’incapacità di reggere lo stress cronico può dare origine a disturbi mentali, come ansia e depressione. Ci sono due vie di guarigione: molecolare (farmaci e alimentazione) e psicobiologica (nutrire il bisogno vitale e guarire la ferita).
Lavorare sulle emozioni
Per guarire occorre evidenziare il conflitto, prenderne coscienza, attraverso antiche pratiche come la meditazione, le terapie cognitive, ma anche l’esercizio fisico e la dieta mediterranea.
L’accumulo di grasso, ormai simbolo della società occidentale, può derivare da molti fattori: regime alimentare sbagliato, sedentarietà, squilibri metabolici, ma anche squilibri relazionali, emozionali e mentali. Viviamo con la smania di cibo: l’abbuffata diventa un modus operandi per riempire vuoti esistenziali che ci sembrano incolmabili, come fosse una cura. Ma il cibo spazzatura consola momentaneamente, non soddisfa, fa ingrassare e fa ammalare, aumentando la frustrazione.
Mangiamo, il più delle volte, per stress, mancanza di affetto, solitudine, paura e noia. Il cibo in eccesso è assunto come ripiego per mettere a tacere emozioni e pensieri che non siamo in grado di gestire ed affrontare. L’accumulo di grasso può avere delle ragioni anche molto profonde nella psiche, nelle emozioni e nella sfera della spiritualità. Il percorso di alleggerimento è innanzitutto un percorso di consapevolezza di se stessi e del proprio mondo interiore. Tutte le situazioni che viviamo e gli ambienti che frequentiamo, infatti, agiscono e influenzano il metabolismo, esattamente come i principi nutritivi. Purtroppo, il nostro sistema propone farmaci e diete come cura a questo malessere, rimedi che creano dipendenza ma non guariscono. Tutto ciò non è efficace. È necessario invece prendere consapevolezza e lavorare sul piano emotivo, per creare un nuovo equilibrio, che parta dal rapporto con se stessi, con il proprio corpo e con il mondo esterno.
Il primo passo fondamentale da compiere per vivere nella leggerezza è imparare a distinguere e ad acquisire consapevolezza dei propri reali bisogni e trovare il modo di saperli soddisfare correttamente.
In collaborazione con Alessandra Baruffato, medico chirurgo esperto in nutrizione, laureata all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, medico ricercatore del progetto EDUC.A.RE (EDUCazione Alimentare nei ricoverati in degenza riabilitativa e day hospital Istituto REdaelli) di Vimodrone (Milano).
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Articolo tratto dalla rubrica CIBO e SALUTE. Appunti di RESISTENZA ALIMENTARE
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