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A ottobre prendiamoci cura del terreno

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Con l’arrivo dell’autunno dobbiamo curare il terreno del nostro orto per prepararlo all’inverno e alla successiva rinascita primaverile. Ecco i consigli per mantenerlo vivo.

Il terreno è un organismo vivente

Anche se si è abituati a pensare al terreno come a un substrato minerale, in realtà il suolo rappresenta l’ambiente in cui vivono milioni di organismi. Una manciata di terra fertile contiene almeno 0,5 kg di biomassa vivente costituita da batteri, funghi, protozoi, molluschi, nematodi, anellidi, artropodi, anfibi, mammiferi…
Significa che gli esseri viventi che popolano un ettaro di terreno pesano almeno cinque tonnellate. È come se questo ipotetico ettaro fosse popolato da 100 pecore oppure da 10 mucche.
La ricchezza di organismi nel terreno è un chiaro indice della sua fertilità, quindi maggiore è la biodiversità del suolo, maggiore è la sua capacità di produrre.

Come farlo stare bene

Per crescere e svilupparsi, gli organismi del terreno, come tutti i viventi, hanno bisogno di aria, cioè di un suolo non compattato, di acqua e di cibo costituito dai residui delle colture, soprattutto gli apparati radicali, e dalla sostanza organica apportata come letame o compost. Nutrendo gli organismi del suolo si creano le condizioni perché questi permettano in seguito alle piante di crescere sane e rigogliose.
Letame e compost possono essere distribuiti in questa stagione; infatti, può essere vantaggioso lavorare adesso il terreno, soprattutto se è pesante (limoso o argilloso), perché una primavera piovosa potrebbe rendere complicata l’esecuzione di questa operazione in seguito.
Appena terminano le colture estive si allontanano i residui colturali e si distribuiscono 3 kg di letame oppure 1,4 kg di compost per metro quadrato, aumentando le dosi fino al 50% se i terreni sono sciolti e sabbiosi. Poi si procede alla vangatura. Oppure, ancor meglio, si esegue prima una lavorazione con il forcone foraterra, che arieggia il terreno in profondità, ma permette di mantenere inalterati gli strati del suolo, e poi si distribuiscono compost o letame incorporandoli al terreno con una leggera zappatura.

Compost e letame

Gli effetti del compost e del letame su microflora e microfauna del terreno sono analoghi. Il compost offre i vantaggi di non contenere semi di infestanti, di pesare di meno a parità di sostanza organica apportata, di non emettere odori sgradevoli e di essere disponibile anche confezionato.
Il letame ha il vantaggio di migliorare anche le caratteristiche fisiche del terreno perché ha una massa superiore.
Dal punto di vista qualitativo è meglio preferire i compost denominati commercialmente come «ammendante compostato verde», perché sono ottenuti senza l’impiego di fanghi di depurazione e quelli certificati come compost di qualità, perché sono oggetto di numerosi controlli. Per il letame la qualità dipende dalle modalità di allevamento degli animali e dalla quantità di paglia utilizzata, che deve essere elevata.
Il compost può anche essere autoprodotto a partire dai residui vegetali dell’orto, del giardino e della cucina. L’unico difetto di questo compost è il rischio della presenza di semi di infestanti, infatti il processo di compostaggio domestico non riesce sempre a raggiungere temperature sufficienti ad assicurare l’inattivazione della maggior parte dei semi di infestanti.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Ottobre 2019

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