Le stime parlano di 26 milioni di persone che in Italia soffrono di mal di testa, disturbo dalle numerose sfaccettature, tipologie e differenti cause. Malgrado la sua grande diffusione, se ne sa ancora poco e i farmaci di sintesi chimica, al di là di lenire a volte i dolori, non sono per nulla risolutivi.
«Pochi sanno che la diagnosi è puramente clinica, in altri termini, dopo che il paziente è stato sottoposto a un esame medico di tipo generale e a un esame neurologico, solo il colloquio attento e approfondito consentirà di ricostruire le caratteristiche specifiche di un certo tipo di cefalea»,
spiega il dottor Piero Barbanti, direttore dell’Unità per la terapia e la ricerca su cefalee e dolore all’Istituto Scientifico San Raffaele Pisana di Roma e presidente dell’Associazione italiana per la lotta contro le cefalee.
Grosso modo, come spiega Barbanti, ricorrendo a una classificazione che comunque è solo indicativa, si possono distinguere diversi tipi di mal di testa che possono avere cause differenti o concause che agiscono sinergicamente. «Naturalmente, la cosa importante è comprendere che per risolvere il problema non basta assumere un antidolorifico nel momento in cui compare l’episodio doloroso; occorre invece cercare di individuare la causa, agire su di essa, nonché sull’alimentazione e gli stili di vita» aggiunge il dottor
Paolo Pigozzi, medico omeopata e nutrizionista, autore del libro
Mal di testa. Prevenire e curare con l’alimentazione e le terapie naturali (Terra Nuova Edizioni). «Inoltre, è possibile ed efficace intervenire agendo sulla dieta e utilizzando rimedi omeopatici, fitoterapici, tecniche di rilassamento e approcci che comunque guardano alla salute complessiva della persona, intervengono in maniera mirata e senza effetti collaterali».
I diversi tipi di mal di testa
Benché occorra sempre tenere bene a mente che, come spiega il dottor Pigozzi, «ogni persona è a se, quindi ogni mal di testa è diverso dall’altro e i trattamenti vanno tutti personalizzati», è possibile una classificazione, seppur parziale, che, secondo l’Associazione italiana per la lotta contro le cefalee, viene solitamente declinata come segue.
Emicrania – Ne soffre in media il 12% della popolazione mondiale con punte che sfiorano il 25% nelle donne in età fertile. Si hanno attacchi periodici con dolore di intensità moderata o severa, generalmente pulsante e unilaterale, che peggiorano con l’attività fisica e sono associati a nausea/vomito e/o fotofobia e fonofobia. La durata dell’attacco varia da 4 ore fino a 3 giorni. Si possono solitamente distinguere quattro fasi, non necessariamente presenti in tutti i soggetti:
-
Prodromi: irritabilità, depressione, sonnolenza, stanchezza, sbadigli, difficoltà a concentrarsi, spiccato desiderio di specifici alimenti (dolci, in particolare)
-
Fase dell’aura: sintomi neurologici focali che precedono la fase dolorosa, come punti luminosi che si allargano, luci lampeggianti, linee parallele luminose a zig zag, o parziale scomparsa del campo visivo. Meno frequentemente compaiono intorpidimento o debolezza a metà del volto o del corpo.
-
Fase del dolore vero e proprio: il dolore aumenta progressivamente.
-
Remissione: spesso caratterizzata da poliuria, prostrazione fisica e mentale o, al contrario, da euforia.
Cefalea di tipo tensivo – La cefalea di tipo tensivo è la più diffusa, colpisce prevalentemente il sesso femminile. Gli episodi hanno durata variabile da alcuni minuti a vari giorni, il dolore è compressivo-costrittivo (come una morsa, come un peso), bilaterale e ha una intensità sopportabile. Si può anche avere contrazione muscolare dei muscoli pericranici con aumentata dolorabilità. I fattori organici o funzionali che ne determinano la comparsa possono essere psicogeni, osteoarticolari, muscolari, masticatori, nonché l’abuso di farmaci. I fattori scatenanti più frequenti sono la tensione nervosa, lo stress, l’affaticamento mentale, lo sforzo attentivo o di concentrazione protratto, il mantenimento prolungato di posture non idonee, la mancanza di sonno.
Cefalea a grappolo – Prevale nel sesso maschile (70-90% dei casi), esiste in forma episodica e cronica. L’età media di insorgenza è intorno ai 30 anni. È caratterizzata clinicamente dall’alternarsi di periodi attivi definiti grappoli (durante i quali compaiono gli attacchi) e di fasi di remissione di assoluto benessere. Durante i periodi attivi gli attacchi si presentano da una a più volte al giorno e sono caratterizzati da un dolore estremamente severo, trafittivo-lancinante, unilaterale, prevalentemente nella regione orbitale. Possono esserci anche lacrimazione, arrossamento oculare, ostruzione e secrezione nasale, ptosi palpebrale, miosi, sudorazione facciale o edema palpebrale. La cefalea a grappolo può essere scatenata da stimoli esterni quali l’assunzione di alcool, correnti d’aria fredda o calda, sonno, pasti copiosi, eventi stressanti, ma solo durante i periodi attivi della malattia.
«Non dimentichiamo che il mal di testa può anche essere dovuto alla sinusite o alle infiammazioni o alle infiammazioni delle strutture del collo (muscoli, terminazioni nervose, ecc.)» spiega Pigozzi, che sottolinea come tra le cause siano da considerare anche «la sedentarietà, gli additivi e le sostanze chimiche oggi aggiunte nei cibi industriali, le intolleranza alimentari al lattosio e al glutine e l’utilizzo eccessivo e prolungato di computer e video».
Stili di vita e alimentazione
«Quello del mal di testa è un problema multifattoriale per il quale i protocolli di cura convenzionali risultano spesso insufficienti» prosegue il dottor Pigozzi. «Quindi è assolutamente necessario conoscere bene il paziente e individuare le cause possibili del suo problema. Si parte indagando a fondo sulle sue abitudini alimentari e proponendo quindi un regime alimentare opportuno e correttivo. Per esempio, è utile fare una buona colazione e alleggerire e anticipare la cena; il digiuno notturno, infatti, favorisce un buon metabolismo e previene i sovraccarichi. È poi consigliabile orientarsi verso una dieta a prevalenza vegetale, con un consumo molto ridotto di carne e formaggi che contengono sostanze pro-infiammatorie. Semaforo verde a cereali integrali, soprattutto il riso, legumi, verdure e semi oleosi. Personalmente non sono per demonizzare latticini e alimenti contenenti glutine, ma occorre considerare che le intolleranze nei confronti di questi cibi sono oggi molto diffuse e possono favorire fortemente il mal di testa, soprattutto a causa dei processi di trasformazione industriale. Un’attenzione particolare va posta all’attività fisica, che può fare moltissimo per migliorare nettamente le condizioni della persona».
L’approccio “yin e yang”
«Il mal di testa è un tipico segnale d’allarme che l’organismo dà quando non è in equilibrio ed è utile chiedersi se si tratta di un disturbo per eccesso di yin o di yang» spiega Martin Halsey, biologo nutrizionista, fondatore e direttore de “La sana gola” a Milano, la scuola di cucina naturale più grande d’Europa nonché scuola di formazione per operatori olistici e cuochi professionali; Hulsey è profondo conoscitore della macrobiotica, è stato allievo di Michio Kushi e nelle sue consulenze ha visto negli anni oltre diecimila persone, inclusi moltissimi casi di mal di testa. «Agendo sull’alimentazione si può fare moltissimo, ma la persona deve essere disposta a cambiare radicalmente abitudini. Nella maggior parte dei casi, il mal di testa ha a che fare con squilibri a carico del fegato o della cistifellea. Se la persona è troppo yang (condizione fisica troppo contratta), allora è bene evitare carni, formaggi e prodotti industriali da forno. Eliminandoli o riducendoli drasticamente e inserendo nella dieta cereali integrali, verdure e legumi, si assiste a un miglioramento repentino nella stragrande maggioranza dei casi. Se invece una persona è troppo yin (condizione che si può definire espansa o indebolita), allora è utile eliminare il cioccolato industriale, i prodotti pieni di zuccheri, grassi e farine raffinate. Anche il classico cappuccino con latte e zuccheri congestiona la cistifellea, per esempio, e se le sollecitazioni in questo senso si prolungano, emergono i disturbi. Poi, occorre naturalmente agire sullo stile di vita; per esempio, se si vive in situazioni di forte stress o se si trascorre tutto la giornata davanti al computer, è evidente che il cambiamento deve coinvolgere anche questi aspetti».
Si può poi ricorrere ad alcuni alimenti a scopo sia preventivo che terapeutico, come ad esempio il brodo di clorofilla e il cavolo cappuccio pressato, il succo di mela caldo oppure a impacchi caldi sui reni.
L’agopuntura
Anche l’agopuntura ha un’efficacia dimostrata nel trattamento del mal di testa, come spiega il dottor Franco Cracolici, direttore della Scuola di agopuntura tradizionale cinese di Firenze, docente universitario a Siena, Roma, Firenze e Pavia, tutor all’ospedale di Pitigliano e vicepresidente della Federazione italiana delle società di agopuntura.
«Vaste metanalisi in letteratura scientifica hanno dimostrato l’efficacia di questo approccio terapeutico nella cefalea e nell’emicrania. Gli studi di Klaus Linde nel 2009 hanno attestato una riduzione dell’intensità e delle frequenza degli attacchi e una migliore qualità della vita dei pazienti; è emersa addirittura un’efficacia maggiore rispetto ad alcuni farmaci di sintesi. La stessa Cochrane, l’Oms e i National Institutes of Health americani menzionano la laser-agopuntura come efficace persino nelle cefalee dei bambini».
«Quando il problema è muscolo-tensivo, c’è cefalea a grappolo o nevralgia del trigemino, gli aghi hanno effetto autosomici, alleviano o risolvono sintomi quali nausea, vomito e brividi e hanno effetti neuroendocrini, poiché agiscono sul microcircolo e favoriscono il rilascio di encefaline ed endorfine» prosegue Cracolici. «L’agopuntura attiva inoltre il meccanismo detto del gate control, cioè blocca il cancello del dolore. Agisce poi sulla serotonina e sulla dopamina, riduce il tono eccessivo del sistema simpatico riducendo quindi la tensione, è attiva sulle fibre nervose sensitive e stimola le vie ipotalamo-trigeminali attraverso i punti che si trovano a livello della prima vertebra cervicale».
Ma non solo: il sapiente utilizzo degli aghi «resetta anche il microbiota, aumenta la quantità di lattobacilli e di bifidobatteri riportando in equilibrio l’intestino. Ha inoltre un’azione stimolante sul nervo vago, accresce il magnesio ed esplica una funzione antinfiammatoria potente, poiché interviene su tre fattori implicati appunto nelle infiammazioni: il Cgrp, acronimo dall’inglese Calcitonin gene related peptide, la sostanza P e le betaendorfine. Naturalmente, tutto questo senza effetti collaterali, aspetto ovviamente importantissimo e da non sottovalutare».
La fitoterapia
C’è poi anche il grande mondo delle piante che viene in aiuto a chi soffre di mal di testa. Non mancano in questo ambito i principi attivi con azione terapeutica e a conoscerli molto bene è la dottoressa Paola Paltrinieri, farmacista ed erborista, coordinatore didattico dell’Accademia della Tisana. «Abbiamo una vasta gamma di scelte possibili, tenendo naturalmente conto che ogni mal di testa è diverso dall’altro e non per tutti sarà efficace la stessa pianta» spiega. «Ci sono antinfiammatori naturali che agiscono bene soprattutto quando i dolori sono dovuti a cervicalgia, i due principali sono artiglio del diavolo e boswelia. La pianta più indicata nei casi di cefalea di base ricorrente è il partenio, il cui nome scientifico è Tanacetum parthenium, che può anche essere affiancato a qualcosa di più specifico a seconda del quadro dei sintomi. Abbiamo poi a disposizione piante contenenti salicilati, come il salice stesso e la spirea ulmaria, che sono un vero e proprio jolly da giocarsi durante gli attacchi».
«Di base, consiglio comunque di assumere magnesio perché è ottimo nell’alleviare le tensioni muscolari, casi in cui può essere efficace anche la passiflora» prosegue la dottoressa Paltrinieri. «Anche gli oli essenziali possono risultare utili da usare in diffusione ambientale, respirati da un fazzoletto oppure massaggiati in loco, come per esempio la menta frizionata sulle tempie e alla base del collo oppure la lavanda, respirata o come olio da massaggio. La maggiorana è invece indicata sotto forma di infuso, così come la verbena officinalis. Chiaramente, occorre provare per capire in ogni caso specifico quali piante agiscono meglio, sia singole che in sinergia tra loro».
L’omeopatia
Il dottor Paolo Pigozzi utilizza da anni anche i rimedi omeopatici per trattare il mal di testa e, pur specificando che il trattamento è assolutamente individualizzato, individua alcuni dei medicinali in granuli utilizzati più di frequente soprattutto durante gli attacchi. «Quando un freddo improvviso causa una cefalea violenta accompagnata da agitazione, paura e angoscia, si può ricorrere ad Aconitum napellus» spiega Piozzi. «Se la cefalea insorge rapidamente, è violenta, pulsante e la testa è congestionata, con rossore, calore e ipersensibilità, allora si può assumere Belladonna. Nel caso in cui il mal di testa sia causato dall’influenza, con dolori che si accentuano muovendo gli occhi e presenza di sete, brividi, agitazione e nausea, possiamo ricorrere a Eupatorium perfoliatum. Il Natrum muriaticum è utile per le cefalee che durano da molti anni, in soggetti chiusi, pensierosi, dal carattere riservato. Natrum sulphuricum è invece utile per le cefalee che insorgono dopo un trauma alla testa, soprattutto se il disturbo peggiora in ambienti caldi e umidi. Infine, Nux vomica risulta efficace per i mal di testa dei soggetti irritabili, collerici, nervosi, che bevono molti caffè e magari fumano parecchio».
I sali di Schüssler
«Tra i possibili approcci terapeutici, ci sono anche i sali tissutali di Schüssler» prosegue Pigozzi, «il cui uso si basa su una semplice osservazione: la mancanza nei diversi tessuti corporei di uno o più dei dodici sali minerali fondamentali produce difficoltà nell’attività cellulare e, di conseguenza, disturbi e malattie». Si trovano in compresse o globuli ad alta solubilità, vanno assunti lasciandoli sciogliere in bocca. Sono compatibili con qualsiasi altra terapia e assolutamente privi di tossicità. I sali più indicati sono: Ferr. phos. (fosfato di ferro), utile per il mal di testa dovuto a raffreddore, esposizione eccessiva al sole, con dolore pulsante e localizzato alle tempie o sopra gli occhi, è utile anche nel mal di testa dei bambini; Kali. mur. (cloruro di potassio), indicato nelle cefalee accompagnate e/o causate da disturbi digestivi, con lingua patinata di bianco; Kali. phos. (fosfato di potassio), in caso di mal di testa provocato da situazioni ed eventi stressanti, talvolta accompagnato da stanchezza e depressione; Mag. phos. (fosfato di magnesio), quando il dolore insorge improvvisamente, come un crampo o uno spasmo, ed è aggravato dal freddo e da tocco anche lieve».
«Non dimentichiamo che possono essere molto efficaci anche i semplici massaggi rilassanti, tecniche come lo yoga e la meditazione e anche la riflessologia plantare, cioè il massaggio della pianta dei piedi, che può essere fatto da un operatore preparato e poi in seguito anche appreso e realizzato in autonomia».
Farmaci di sintesi ed eventi avversi
Per quanto riguarda i farmaci di sintesi chimica, spesso venduti anche a banco in farmacia, andrebbe osservata grande prudenza nella loro assunzione poiché non sono affatto privi di effetti collaterali. Il consiglio è quindi quello di assumerli sotto controllo medico. I cosiddetti FANS, gli antinfiammatori non steroidei, possono provocare l’ulcera, il sanguinamento gastrointestinale e la cosiddetta cefalea di rimbalzo, cioè causata dal farmaco stesso. Altra classe di farmaci molto prescritti e utilizzati è quella dei triptani, che possono però dareensazione di costrizione toracica e di oppressione al collo, nausea, vertigini, capogiri, palpitazioni e iniziale aumento dell’intensità dell’emicrania; presentano anche diverse interazioni con altri medicinali e non sono consigliabili se il paziente ha avuto un infarto o un colpo apoplettico. A volte, se le persone non possono utilizzare altro, c’è chi ricorre agli oppiacei, come per esempio la codeina, che comunque danno dipendenza. Ci sono poi anche farmaci con combinazioni diverse di principi attivi, che comunque possono presentare alto rischio di cefalea di rimbalzo e sintomi da dipendenza.
Dati questi elementi, può dunque essere consigliabile e preferibile ricorrere a un riassetto generale degli stili di vita e dell’alimentazione e a terapie prive di effetti collaterali prima di delegare tutto alla pillola o alla compressa acquistata in farmacia, che peraltro hanno solo funzione sintomatica, non risolvono il problema ed espongono anche a rischi. Riflettere sulla complessità del nostro organismo può aprirci a un percorso di riequilibrio e portarci a sperimentare nuove opportunità offerte dalla natura.
Letture utili
Stitichezza, ipertensione, sedentarietà, stress, insonnia, fumo di sigaretta, alcol, freddo, eccesso di farmaci ecc. possono essere all’origine di cefalee ed emicranie. Ma è l’alimentazione a giocare un ruolo centrale, sia come causa del malessere che come strumento di prevenzione.
Nel libro sono analizzati i comportamenti scorretti a tavola (eccesso di cibo, scarsezza di fibre, intolleranze) e suggeriti percorsi più virtuosi, dalla dieta depurativa agli alimenti consigliati e non.
Paolo Pigozzi presenta poi i rimedi che i suoi pazienti hanno trovato più efficaci, dalla fitoterapia alla riflessologia, dall’idroterapia all’omeopatia passando per lo yoga.
Non esiste quindi una soluzione sola adatta per tutti ma sono approcciabili cure diverse che, dopo aver letto il libro, ognuno potrà fare proprie.