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“Foreste al macello”: la devastazione dovuta agli allevamenti intensivi

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“Foreste al macello” è il titolo del rapporto di Greenpeace che denuncia la deforestazione massiccia della zona del Gran Chaco causata dall’agricoltura intensiva e dagli allevamenti. Greenpeace ha scoperto la responsabilità delle grandi aziende argentine dedicate alla produzione e alla lavorazione di carne e che esportano carne in Europa e Israele.
A seguito di un’indagine durata oltre un anno, Greenpeace ha scoperto che grandi aziende argentine dedicate alla produzione e alla lavorazione di carne sono legate alla deforestazione del Gran Chaco ed esportano carne in Europa e Israele.
Il Gran Chaco copre un’area di oltre 1,1 milioni di chilometri quadrati, toccando Argentina, Paraguay e Bolivia. Comprende la più grande foresta tropicale secca del Sud America e la seconda più grande foresta tropicale dell’America Latina dopo l’Amazzonia. È la casa di 4 milioni di persone: circa l’8 per cento sono appartenenti a Popoli Indigeni; il loro sostentamento, la cultura e le tradizioni dipendono dalla foresta.
Il Gran Chaco ospita anche 3.400 di specie di piante, 500 specie di uccelli, 120 specie di rettili, 100 specie di anfibi e 150 specie di mammiferi, inclusi giaguari, armadilli e formichieri giganti. A causa  dell’espansione  dell’agricoltura  industriale, nel  Gran  Chaco  si  registra  uno  dei  più  alti  tassi  di deforestazione nel mondo, principalmente a causa dell’espansione indiscriminata delle piantagioni di soia geneticamente modificata (OGM) e degli allevamenti intensivi. La FAO ha inserito Paraguay, Argentina e Bolivia nella lista dei dieci Paesi con il più alto tasso di deforestazione tra il 2010 e il 2015.
Secondo  dati  ufficiali,nel  2014,  la  regione  argentina  del  Gran Chaco  ha  perso  100.000  ettari  per  l’espansione  dei  pascoli  per  il bestiame. Nel 2017, il 65% delle radure della provincia di Santiago del Estero sono state convertite all’allevamento intensivo. Ci  sono inoltre ulteriori  progetti  per  espandere  gli  allevamenti intensivi, aumentando lo stock di bovini e mettendo a rischio altri 10  milioni  di  ettari  di  foreste  della  regione. Il  degrado,  la deforestazione   e   la   frammentazione   di   questo   ecosistema lasceranno scarsissime possibilità di sopravvivenza a molte specie, inclusa la già esigua popolazione di giaguari presenti nell’area, che conta venti esemplari.                           

Cosa puoi fare tu – Le linee guida di Greenpeace

Riduci il tuo consumo di carne e derivati: massimo una o due porzioni a settimana. Quando la compri, scegli quella proveniente da allevamenti ecologici, e acquista da produttori locali. Evita inoltre di acquistare carne che arriva da oltreoceano: i costi  ambientali  del  viaggio  che  questo  prodotto  deve  affrontare  sono  molto  alti,  soprattutto  quando richiedono il trasporto aereoe considerate le grandi quantità di imballaggi necessari. L’allevamento occupa circa il 26 per cento della superficie terrestre e a livello mondiale circa un miliardo di  tonnellate  di  cereali  viene  utilizzato  annualmente  come  mangime.  Con  la  stessa  quantità  di  cereali possiamo  nutrire 3,5  miliardi  di  persone,  contribuendo  a  migliorare  l’equilibrio  tra  ecosistemi  naturali (come le foreste) e terreni per la produzione agricola
Consumare meno carne e preferire pasti ricchi di verdure e di proteine di origine vegetale riduce inoltre il rischio di malattie cardiache e di cancro, fa vivere più a lungo e più sani. Con diete più sane potremmo evitare 5 milioni di morti premature all’anno entro il 2050, a livello mondiale, ovvero 9 persone al minuto. Meno carne vuol dire non solo vantaggi per la salute, ma anche per quella del Pianeta: un quarto di tutte le  emissioni  digas  serrapuò  essere  ricondotto  a  ciò  che  mangiamo; distruggendo  foreste  ed  altri ecosistemi continuiamo a distruggere biodiversità, a perdere specie viventi e,spesso,a violare i diritti di milioni di persone.

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