I consigli del dottor Franco Berrino per capire se lo stile di vita che conduciamo ci sta conducendo verso la longevità.
La nostra salute dipende dal nostro stile alimentare e dalla nostra dieta. Ma con il termine dieta non ci riferiamo a un ristretto regime alimentare, bensì allo stile di vita in senso più ampio. Il nostro modo di vivere, infatti, plasma la nostra salute. Esistono sette criteri della salute che ci permettono di capire se il viaggio che stiamo percorrendo ci sta conducendo verso la longevità. Possiamo usarli come metodo di autovalutazione.
Scopriamoli insieme.
1. Energia
Se ci si alza stanchi al mattino, vuol dire che c’è qualcosa che non va nel nostro metabolismo. Le persone che al mattino non riescono ad alzarsi se non bevono una tazza di caffè e vivono l’idea di affrontare la giornata con pesantezza, potrebbero avere un problema di metabolismo degli zuccheri.
Il caffè, anche se amaro, aumenta immediatamente la glicemia, attivando gli ormoni dello stress che comandano al fegato di immettere zuccheri nel sangue, e questo ci permette di attivarci. Lo stress non è di per sé negativo, ma è un’antica arma di difesa dell’organismo in risposta a un pericolo reale: attiva il cuore, lo fa battere più in fretta, immette zuccheri nel sangue per nutrire i muscoli che ci permettono di essere più veloci nella fuga.
Oggigiorno, invece, ha assunto un ruolo diverso: a causa di ragioni sociali, situazioni lavorative e familiari, si attivano le reazioni fisiologiche allo stress ma non si ha successivamente la giusta risposta compensativa, e quindi si innescano le complicazioni. L’innalzamento della glicemia fa produrre insulina dal pancreas per poterla abbassare e ciò comporta uno stato di ipoglicemia secondaria che si traduce, nell’atto pratico, nel desiderio di mangiare soprattutto zuccheri.
2. Dormire bene
Quando siamo impegnati nelle attività quotidiane si accumula adenosina, un neurotrasmettitore che viene prodotto in seguito alle attività cerebrali. Maggiori sono le attività, maggiore è l’adenosina che si accumula. Questo neurotrasmettitore si lega poi a particolari molecole cerebrali – recettori – responsabili dell’attivazione del sonno.
Il caffè ostacola il sonno perché si lega agli stessi recettori dell’adenosina senza stimolarli, non permettendo all’adenosina di agire. Quando lo si beve si rimane svegli, ma nel frattempo le attività cerebrali continuano a produrre adenosina, che si accumula; quando passa l’effetto del caffè, si ha così un crollo improvviso.
Avere un buon sonno vuol dire andare a letto la sera e svegliarsi al mattino riposati. Il sonno è importantissimo per mantenerci in salute.
Ci sono due tipi di insonnia:
• difficoltà ad addormentarsi. In questo caso bisogna porre molta attenzione agli zuccheri introdotti con la dieta. Utile è preparare un brodo di verdure dolci da bere durante la giornata: cipolla, carota, zucca, batata, cavolo/verza. A seconda della stagione si preparerà con tutti gli alimenti o con solo tre di essi. Si taglia fine e si cuoce senza sale per 20 minuti. Da bere soprattutto se si è attratti dai dolci;
• risvegli notturni. Tipico è svegliarsi alle due di notte, orario in cui, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, abbiamo la massima attività energetica del fegato. In questo caso bisogna tranquillizzare il fegato con una cena molto leggera: verdure verdi scottate nell’acqua bollente, condite con un acido leggero.
3. Buon appetito
Buon appetito in tutti i sensi: alimentare, intellettuale, sessuale. Avere curiosità ci rende attivi e presenti. Cerchiamo di essere vivaci ed appassionati.
4. Buon umore
Non si può essere in buona salute se si è sempre arrabbiati. Avere il sorriso sulle labbra è utile anche quando non si ha tanta voglia di ridere, perché automaticamente trasmette una sensazione di benessere ai centri del nostro cervello. Sorridere è contagioso, quindi indirettamente fa bene anche a chi ci sta intorno, è accogliente e l’accoglienza è una cura. Ricordiamoci che il sorriso è gratuito e con poco possiamo fare la differenza.
5. Buona memoria
Sto parlando di ricordare numeri di telefono, nomi di persone o indirizzi? No, avere buona memoria significa rammentare qual è il nostro compito, lo scopo della nostra vita. Rischiamo di arrivare in punto di morte a chiederci: «Cosa sono venuto a fare io qua?». Se riusciamo invece a capire l’importanza di questa domanda prima che sia troppo tardi, potremmo scoprire il grande dono dell’accoglienza e della compassione.
6. Flessibilità
Konrad Lorenz, zoologo ed etologo austriaco che vinse il Premio Nobel nel 1973 per i suoi studi sull’imprinting nelle oche selvatiche, affermava: «Siamo specializzati in campi sempre più ristretti e finiremo per sapere tutto su niente». Ed è proprio in questa direzione che ci si sta dirigendo nel mondo medico: siamo diventati esperti in campi molto specifici, ignorando completamente il resto.
Quando sapeva molto meno della biologia, della medicina, dei farmaci, il medico aveva una visione molto più ampia e globale. Fino alla prima metà del secolo scorso, prima della grande scoperta e diffusione dei farmaci, i medici lavoravano anche con l’alimentazione. Dopo il successo della penicillina, c’è stato un investimento enorme da parte dell’industria chimica per la produzione di farmaci e il medico ne è diventato un mero prescrittore. La farmacologia è talmente grande, ricca e ingombrante nella nostra memoria, che altre strategie mediche sono state completamente dimenticate. Così vale per ogni settore lavorativo, ogni ambito in cui ci troviamo ad operare.
La flessibilità ci permette di rimanere al passo con l’evoluzione del mondo e con quella che riguarda il nostro essere interiore, ci dà garanzia di non fossilizzarci. La flessibilità è un requisito fondamentale per coltivare curiosità e apertura.
7. Giustizia
La giustizia ha a che fare con la gratitudine e con la coscienza ed è uno dei criteri della felicità. Significa essere consapevoli di quello che si ha: se siamo grati non abbiamo bisogno di cercare altre cose materiali o intellettuali. La gratitudine è consapevolezza dell’esistenza, della vita stessa, la quale scorre mentre noi siamo impegnati a fare altro, a distrarci da giornali, televisione, energie negative. Troviamo sempre delle cose da fare pur di non rimanere soli con noi stessi. Cerchiamo piuttosto di riscoprire il valore di questa vita e viverla appieno!
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Una vera rivoluzione oggi può e deve partire dalla
produzione del cibo, un grande campo di azione dove il
sistema agroalimentare globalizzato ha cancellato la
biodiversità, avvelenato il suolo e reso la nostra dieta sempre più omologata e insostenibile.
Il cambio di paradigma si impone anzitutto nella produzione agricola e nella salvaguardia dell’ambiente, da cui dipende il mantenimento degli ecosistemi e della salute dell’uomo.
Gli autori del libro, tra cui spiccano le figure di Vandana Shiva e Franco Berrino, tracciano un’inversione di rotta a cominciare dal nostro stile di vita: bisogna dire sì ai sistemi agricoli naturali su piccola scala, per recuperare la vitalità del cibo e garantire un accesso più democratico alle risorse della terra. E bisogna dire no all’avanzata di un modello produttivo basato sullo sfruttamento dei popoli e degli ecosistemi.
In gioco c’è la nostra salute e la sopravvivenza pacifica sul pianeta Terra.
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