Si sono chiamati Naughty Notes Family Band, la band familiare che suona note… birichine. Lei è la vulcanica e instancabile Elena Piffero, lui Barak Aaronson, insieme ai loro tre figli. Una famiglia, come le stesse loro scelte di vita portano a definirla, a impatto positivo. Vi raccontiamo questa bella storia di impegno, gioia, determinazione e positività.
Elena Piffero e Barak Aaronson hanno fatto una scelta di vita importante: impatto positivo, rifiuti (quasi) zero, impegno per l’autoproduzione, unschooling per i figli.
Avevamo già raccontato la loro storia, nei primi passi compiuti . Ora un’altra bella idea, fuori dagli schemi ma che prende la forma di un ulteriore “nutrimento” per mente, cuore e spirito. Elena e Barak hanno dato vita alla loro piccola
Naughty Notes Family Band.
Elena, spiegaci questa idea e cosa fate?
La band è un progetto di famiglia: siamo in cinque componenti, i nostri tre bimbi di 4, 6 e 8 anni, io e Barak, cioè mamma e papà. Suoniamo soprattutto musica folk irlandese ma siamo influenzati anche da altri generi, e dalla musica popolare emiliano-romagnola che abbiamo riscoperto da poco grazie a un corso di balli staccati a Modena. In realtà, a pensarci bene è il nostro progetto di famiglia che include anche la band! La musica è magia, avvicina le persone ed è capace di trasmettere emozioni attraverso i confini. La musica folk poi è un’esperienza culturale incredibile, è l’eredità di un tempo in cui un violino e una fisarmonica erano in grado da soli di aggregare le persone, di raccontare storie, di divertire, far ridere e innamorare. Ogni valle, ogni villaggio aveva i suoi canti e i suoi cantori, una specie di dialetto musicale. Purtroppo l’avvento della televisione ha cancellato molte di queste tradizioni, che solo in alcune aree sono riuscite a sopravvivere: l’Irlanda è il caso più eclatante. Barak ha vissuto un anno in un villaggio sulla costa sud-occidentale e si è innamorato dei luoghi e della musica. Si è inserito nella scena musicale locale, prima con il bodhran (il tamburo irlandese) poi col flauto e infine col violino. Siamo stati nello stesso villaggio diverse volte con i bimbi: abbiamo ascoltato e suonato nei pub e poi abbiamo deciso di frequentare una settimana di scuola di musica tradizionale in Donegal e abbiamo cominciato a esercitarci seriamente. La musica folk in Irlanda è viva e vissuta, nei pub, nelle feste e per le strade. È proprio quella di strada che ci ha affascinato di più, e quella che riproponiamo con la band. Quella senza palchi, senza amplificazioni né microfoni salvo in rari casi, senza barriere tra chi suona e chi ascolta e magari balla: è spontanea, immediata. Non c’è nessun biglietto da pagare, nessuna parete né soglia da varcare. La musica di strada è lì, viene messa a disposizione, con discrezione e delicatezza. Che emozione quando gli altri bimbi ci guardano con gli occhi incantati perché magari non avevamo mai visto un violino dal vivo! La musica di strada è gioco, è un modo per ridare vita e colore a un angolo grigio, portare gioia. Crea comunità ed è inclusiva perché è per tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri, locali e stranieri. Ed è anche un invito, un messaggio: il talento musicale ce lo abbiamo tutti, se solo viene coltivato.
Musica per strappare un sorriso, per divertire e divertirvi, per passare attraverso le emozioni e farle attraversare dai vostri figli: tutto questo? E altro ancora?
La musica è magica da tanti punti di vista. Ha un valore educativo enorme. Mamma e papà hanno sempre strimpellato ninne nanne e canzoni buffe e casa nostra è disseminata di strumenti musicali. La musica insomma ha sempre fatto parte della famiglia. Compiuti i 3 anni, i bimbi hanno cominciato a prendere lezioni di violino (lo strumento che suona papà) col metodo Suzuki, che si basa molto sul gioco e la cosiddetta filosofia della lingua madre. Vuol dire che così come i bimbi imparano a parlare, possono imparare a suonare: basta che siano esposti quotidianamente alla musica e abbiano uno strumento su cui poter sperimentare. Il ruolo dell’insegnante è principalmente quello di fornire supporto tecnico, cioè aiuta a posizionare correttamente il violino, a tenere bene l’archetto, a regolare l’impostazione del polso. E poi ad affinare la tecnica. Ma l’apprendimento è nelle mani dei bambini. Poi c’è l’esperienza del gruppo: nel metodo Suzuki, fin da piccolissimi i bimbi fanno musica insieme. Imparano a coordinarsi, ad ascoltarsi, a non prevalere, che è anche una bella lezione di vita sociale. E dulcis in fundo c’è il ruolo attivo dei genitori e il lavoro a casa. Quando si decide di imparare uno strumento occorrono impegno, determinazione. I risultati non arrivano subito, e la frustrazione è in agguato dietro l’angolo. Allenarsi tutti i giorni o quasi è una sfida che non sempre si vince. Papà in questo è l’elemento trainante: incoraggia, sprona, dà l’esempio. Due volte a settimana porta i bimbi alla scuola di musica a Bologna, e siccome per scelta non abbiamo auto si fa una pedalata di 8 chilometri con la bici cargo, poi treno ed autobus, e viceversa al ritorno. Pioggia, neve o solleone. Papà è inarrestabile! La band ha portato una dimensione in più alla musica: quella delle relazioni familiari. Mettersi d’accordo e fare le prove insieme è una negoziazione costante: ci si confronta con le gelosie, le divergenze di opinioni, la frustrazione di doversi adeguare ad altri ritmi, la paura di non essere all’altezza. Così dobbiamo faticosamente smussare gli angoli, portare infinita pazienza, esercitare tanta comunicazione non violenta, ma sicuramente questo ci unisce molto. E si inserisce in pieno nella nostra filosofia: l’apprendimento spontaneo, l’aspetto sociale della musica, l’importanza dei non mollare, e soprattutto il tempo trascorso insieme in famiglia condividendo un’attività.
Come vi è venuta questa idea?
Non ci è venuta, ce l’hanno fatta venire! Abbiamo suonato in strada in diverse occasioni, per la festa del volontariato, i mercatini di Natale del paese, così, senza pretese ma solo per contribuire all’atmosfera. Ci siamo persino trovati ritratti in un dipinto! Poi un giorno una delle bambine ha chiesto a papà di accompagnarla in paese a suonare un paio di canzoni che aveva appena imparato: voleva condividerle con la gente. Due vigili si sono avvicinati e, viste le monetine gettate da qualche passante nella custodia del violino aperta, hanno multato il papà per accattonaggio usando una minore. L’umiliazione è stata bruciante, ma tantissime sono state le dimostrazioni di solidarietà da parte delle persone del paese, i commercianti, gli amici, i compagni e i maestri di musica. Si era trattato di un errore perché il regolamento comunale prevede che gli artisti di strada necessitino di autorizzazioni solo se occupano suolo pubblico, e non era quello il caso, quindi la multa alla fine è stata cancellata. In paese siamo diventati quasi famosi. Così, siamo stati invitati a suonare alla festa d’Irlanda per San Patrizio, e gli organizzatori ci hanno chiesto il nome del gruppo da mettere nei poster. In due minuti, la figlia grande ha deciso che dovevamo chiamarci Naughty Notes, le note birichine, perché ce ne facciamo scappare parecchie ma non ne facciamo un dramma. Capita, fa parte del divertimento! La perfezione non è il nostro obiettivo. Quello è stato il nostro inizio ufficiale, e poi, come cantava de André: E poi se la gente sa E la gente lo sa che sai suonare Suonare ti tocca Per tutta la vita E ti piace lasciarti ascoltare
Bimbi non scolarizzati per i quali avete scelto l’homeschooling, stile di vita improntato all’autoproduzione e al riuso, ricerca di un’impronta positiva sul pianeta e… sugli altri intorno a voi. Non vi definiscono strani? Com’è il rapporto con gli altri e con le vostre famiglie di provenienza? C’è diffidenza negli altri?
Non c’è niente di divertente ad essere normali! Davvero. Queste stranezze, tutte frutto di scelte consapevoli, sono quello che dà un senso alle nostre giornate e le rende vive. E poi, oltre una certa soglia di “stranezza”, nessuno ci fa più caso: stranezza più, stranezza meno non fa una gran differenza. A dire il vero, suscitiamo molta più perplessità per la scelta di non mandare i figli a scuola, ma la band di famiglia di solito è vista con simpatia. Quello che facciamo fatica a far capire a chi ci sta intorno è che per noi tutto è connesso: c’è dietro tutto ciò il senso profondo del rispetto delle mille dimensioni che compongono la persona umana e che sono tutte collegate. La libertà di sviluppare, in tempi e modi individuali, i talenti e le passioni uniche che ognuno porta dentro e la consapevolezza che ognuno è chiamato a dare un contributo nell’ecosistema di relazioni con le persone e l’ambiente circostante. Su una cosa insistiamo molto: prendere l’attività musicale seriamente e suonare nel modo più “professionale” possibile anche se non siamo musicisti professionisti. Noi genitori non abbiamo una formazione musicale professionale, ma ci siamo rimessi in gioco e continuiamo a imparare con i bambini, ma i bambini non sono certo con noi per intenerire. Sono a tutti gli effetti dei piccoli musicisti. Studiano con impegno, si esercitano su pezzi di musica classica complessi: la grande sta preparando un pezzo di Vivaldi, la media uno di Paganini; il piccolino per ora sa suonare solo una canzone col violino, ma ci accompagna con entusiasmo con gli shaker. Se gli artisti di strada in Italia non hanno vita facile, ai minorenni di 14 anni in molti Comuni è espressamente vietato esibirsi perché viene assimilato al lavoro minorile. I confini sono labili però: ai bambini non è vietato fare i modelli fotografici, o gli attori nelle pubblicità. Lo scopo di queste restrizioni chiaramente è impedire casi di sfruttamento vero: forse si potrebbe organizzare delle anagrafi locali o nazionali di artisti autorizzati ad esibirsi, minorenni o no. Per i nostri bimbi suonare in strada è un’esperienza molto significativa e motivante. Si sentono valorizzati e contenti di essere loro, per una volta, a suscitare emozioni nei “grandi”. Lo sancisce anche l’articolo 4 della Costituzione, che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”, e non specifica che il cittadino debba essere maggiorenne. A scanso di equivoci, abbiamo scelto di esibirci senza accettare alcun tipo di offerta “a cappello”, ma solo inviti a cena e buoni gelato! Scherzi a parte, sul nostro sito abbiamo predisposto una pagina per le donazioni, che investiamo interamente nell’educazione musicale dei bambini, in strumenti e lezioni. Se sapete di qualche festa in cui possiamo contribuire all’atmosfera, fateci sapere e saremo felici di suonare qualche nota birichina per l’occasione!