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Il costume da bagno? Sceglilo ecosostenibile!

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Ecco il filato che viene dal mare e aiuta a tenere puliti gli oceani: realizzato recuperando le reti da pesca trovate sui fondali marini  e altri rifiuti plastici, è prodotto da un’azienda italiana.  Con un occhio allo stile.
Con l’estate il mare torna al centro delle nostre mete, ma anche sotto la lente di associazioni ambientaliste ed esperti, perché la sua salute non è certo ottimale, anzi, pare peggiorare di anno in anno. Gravemente intossicato da rifiuti e sostanze nocive, assomiglia sempre di più a una discarica acquatica, dove ci sono pochi pesci e tanta spazzatura. Sono circa 86 milioni le tonnellate di plastica che navigano attualmente nei nostri oceani, 640 mila delle quali costituite da reti da pesca e altri attrezzi, come gabbie o vari tipi di trappole, persi, dimenticati o volutamente abbandonati dai pescatori.
Proprio le reti, che un tempo erano fatte di materiali naturali, come canapa e cotone, oggi sono prodotte in nylon, polipropilene e poliestere, tutte sostanze sintetiche destinate a galleggiare in eterno. È il fenomeno tanto subdolo quanto devastante delle «reti fantasma», portato per la prima volta all’attenzione del mondo nel 1985 alla sedicesima sessione della commissione per la pesca della Fao, cui è seguita la pubblicazione di uno studio approfondito sul tema. Dopo più di trent’anni il problema è ben lungi dall’essersi risolto, anzi è così attuale che solo il mese scorso la Commissione europea ha presentato una proposta per ridurre l’impatto degli attrezzi da pesca persi in mare, che comprende anche misure rivolte ai produttori di questo tipo di oggetti affinché contribuiscano a sostenere i costi di gestione in casi analoghi.
Intanto però a recuperare dai fondali queste trappole mortali per flora e fauna marina ci pensano le associazioni: Healthy Seas è un’iniziativa nata da diverse aziende e ong internazionali, mirata a recuperare le reti affinché vengano trasportate verso un centro ad hoc che si trova ad Ajdovšcˇina, una piccola città vicino a Lubiana, in Slovenia, dove comincia il loro processo di rigenerazione in nuovi prodotti, principalmente tessili, per la casa e l’abbigliamento. Sembra paradossale, ma questi rifiuti così pericolosi in acqua, una volta riciclati possono addirittura far ritorno in mare; stavolta in modo innocuo, perché trasformati in tessuti per la confezione… di costumi da bagno!

Alla scoperta della materia prima

Il filato in questione si chiama Econyl ed è prodotto da Aquafil. Dal 2013, Carvico e Jersey Lomellina, aziende tessili italiane specializzate nella produzione di tessuti elasticizzati indemagliabili e a maglia circolare, ne detengono l’esclusiva mondiale per la tipologia di tessuti destinati al mondo del bagno. In generale i materiali delle loro collezioni godono di attestazioni di qualità e certificazioni estremamente severi, come la Oeko-Tex standard 100 in classe 1, attestazione che garantisce la totale assenza di tossicità e li rende adatti anche a bambini di età inferiore ai tre anni. (…)

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