Negli ultimi anni si sta assistendo in Italia a una vera e propria riscoperta del Metodo Montessori che, grazie anche alle conferme ricevute dalle moderne neuroscienze, sta catturando sempre più l’attenzione di insegnanti e famiglie. Cresce, infatti, da parte dei genitori la richiesta di scuole che seguano questo approccio, aumenta il numero delle scuole private e parentali di ispirazione montessoriana e, seppur tra ostacoli e non poche resistenze, anche nella scuola pubblica si sta verificando un’apertura per l’avvio di sezioni che abbiano le caratteristiche dettate a suo tempo dalla notissima neuropsichiatra infantile che ha lasciato un segno profondissimo nell’evoluzione della pedagogia.
«Ci siamo resi conto di questo rifiorire di interesse, sia da parte dell’opinione pubblica che di pedagogisti e studiosi» spiega il professor Benedetto Scoppola, docente universitario e presidente dell’Opera nazionale Montessori1, ente voluto dalla stessa Maria Montessori e fondato nel 1924, al quale lo Stato italiano ha riconosciuto, con una legge del 1987, il diritto-dovere di sostenere da un punto di vista metodologico le scuole che decidono di adottare questo percorso educativo. «Senza dubbio i moderni studi, fornendo conferme alla solidità del metodo, hanno favorito questa nuova diffusione, ma il merito va anche all’Opera e alla comunità montessoriana nel nostro paese, che hanno saputo rilanciare la modernità e la validità di questo approccio» prosegue Scoppola.
Dal punto di vista dei numeri, non è semplice né immediato stimare con precisione la quantità di scuole (tra pubbliche, private paritarie, private non riconosciute e parentali), che applicano o si ispirano al Metodo, ma si può a buon titolo affermare che si è nell’ordine di qualche centinaio.
Il polo pubblico della capitale
A Roma è attivo da decenni un polo scolastico statale a indirizzo completamente montessoriano; un’esperienza pubblica pressoché unica in Italia che si differenzia dagli invece più numerosi plessi pubblici misti, che vedono sia sezioni con metodo Montessori che sezioni convenzionali.
Si tratta del settimo Circolo didattico della capitale2, che conta circa un migliaio di alunni e che ha sia la Casa dei Bambini, il servizio che copre la fascia di età 3-6 anni e che corrisponde alla scuola dell’infanzia nei cicli convenzionali, sia la scuola primaria.
«Portare il metodo di Maria Montessori nella scuola statale è certamente impegnativo, ma era lei stessa a volerlo e alcune sue allieve dirette, come Maria Clotilde Pini, si sono fortemente battute per questo» spiega Daniela Dabbene, insegnante in forze alla scuola primaria del settimo Circolo romano. «Salutiamo con grande favore il rinnovato interesse che si sta risvegliando. È una sorta di riscatto dopo anni di chiusure che non hanno incentivato nel nostro paese, a differenza di altri, la diffusione dei principi e dei valori di cui questo metodo è portatore. Occorre però fare attenzione, perché abbiamo l’impressione che di frequente, nella scuola pubblica ma non solo, si prendano solo dei pezzi dal metodo e non lo si comprenda nella sua complessità né lo si applichi nella sua interezza.
Si tratta veramente di un paradigma rivoluzionario ed è proprio per questa ragione che occorrono impegno, convinzione, volontà, competenza e dedizione».
«Nella scuola statale è una sfida»
«Quando si parla di scuola statale, l’applicazione e l’osservanza del metodo Montessori può divenire una vera sfida, ma è assolutamente fattibile, grazie soprattutto alla legge sull’autonomia scolastica che consente di destreggiarsi tra le miriadi di circolari, ministeriali e non, e i tanti paletti e limiti» aggiunge Dabbene. «Quindi, a fare la differenza, oltre alla preparazione e alla competenza degli insegnanti, sono il dinamismo e la creatività, che consentono di mettere a frutto il tanto lavoro da fare».
«Chi entra nell’ottica montessoriana dell’educazione fa proprio un modo diverso di intendere il bambino e l’apprendimento. Sarebbe sbagliato pensare, come purtroppo avviene, che questo tipo di scuola sia più performante, poiché la chiave competitiva è lontanissima da quanto inteso da Maria Montessori. Inoltre, spesso si adottano materiali previsti dal metodo, che funzionano bene, per inserirli però in classi assolutamente convenzionali, e questo ne tradisce il senso; questi materiali non devono servire al maestro per spiegare meglio, ma sono pensati per favorire e sollecitare la scoperta autonoma del bambino, al quale l’insegnante spiega brevemente come utilizzare gli strumenti disponibili».
«Anche il fatto di non prevedere valutazioni numeriche per le prove è qualcosa che stride con le modalità convenzionali; nel pubblico occorre comunque mettere i voti alla fine dell’anno, ma siamo riusciti a concordare con il Miur una specifica scheda frutto di una riuscita mediazione. Per il resto, in classe facciamo in modo che prevalga il processo di autoeducazione del bambino in ambienti organizzati perché siano a sua misura. Nella fascia da 3 a 6 anni l’adulto mostra al piccolo come si usano e si spostano gli oggetti, poiché è una fase estremamente ricettiva nei confronti dell’esperienza diretta. Alla primaria inizia invece a prevalere la voglia di sapere, quindi vanno gettati i semi dei futuri interessi; non utilizziamo la lezione frontale né la suddivisione rigida tra discipline, la maggior parte del lavoro viene deciso dai bambini e svolto in autonomia, con il giusto tempo poi per raccogliere le idee e maturare riflessioni».
Le medie sperimentali
Nel nostro paese la stragrande maggioranza delle scuole, sia pubbliche che private, che applicano il metodo Montessori si ferma alla primaria, ma in Lombardia il ministero dell’istruzione ha autorizzato quattro sperimentazioni statali anche per le scuole medie, quelle che oggi si chiamano secondarie di primo grado. Capofila è l’istituto «Riccardo Massa» di Milano3, le altre scuole sono gli istituti comprensivi «Ilaria Alpi»4 e «Arcadia»5 sempre di Milano, e il «Balilla Paganelli»6 di Cinisello Balsamo.
«Si tratta di una sperimentazione cosiddetta strutturale, cioè il Miur dovrà poi pronunciarsi fra un anno per decidere se la trasformazione diventerà definitiva» sottolinea la dottoressa Micaela Francisetti, dirigente scolastica dell’istituto «Ilaria Alpi». «Finora, le impressioni e i risultati che abbiamo ottenuto sono senza dubbio ottimi e possiamo contare su insegnanti preparati dall’Opera, competenti ed entusiasti.
Dobbiamo ringraziare i genitori, soprattutto Andrea Perugini, perché è stato grazie alle loro sollecitazioni se si è deciso di partire; abbiamo poi trovato aiuto anche da parte del Comune di Milano che ci ha sostenuto nell’acquisto dei materiali».
E sono proprio gli insegnanti delle sezioni Montessori a rimarcare la validità del lavoro che in queste quattro scuole si sta facendo con i ragazzi in fase adolescenziale, «periodo di grandi cambiamenti, durante il quale il soggetto ha l’opportunità di sviluppare il suo controllo interiore e le sue modalità per aprirsi alla società» spiegano Sara Riscazzi e Martina Palazzolo, tra i docenti delle sezioni in questione. «Accompagnare i ragazzi anche in questa parte del loro percorso consente di veder crescere in loro l’autonomia e di vederli compiere un ulteriore passo verso la completezza dell’apprendimento.
Nelle nostre classi i ragazzi lavorano in modo libero o in piccoli gruppi su attività che loro stessi scelgono tra quelle che proponiamo, li seguiamo in percorsi personalizzati e non ragioniamo per materie distinte ma con visioni intersettoriali. Nelle prove non diamo voti numerici, ma valutiamo il raggiungimento di obiettivi, poi ci confrontiamo con il ragazzo per capire come procedere.
Solo in terza, per prepararli all’ingresso alle scuole superiori, iniziamo a utilizzare il voto, ma sempre accompagnato da schede di autovalutazione e da una riflessione sui passi compiuti».
L’esperienza di Perugia
C’è poi in Italia una realtà pressoché unica per completezza di percorso educativo proposto, il Centro Internazionale Montessori di Perugia7, che copre dall’asilo nido fino al diploma di maturità. «Il Centro è nato nel 1950, quando Maria Montessori tornò in Italia con tutto il corredo di onori internazionali che le erano stati tributati» spiega il professor Luciano Mazzetti, direttore e coordinatore didattico. «Ed è nato secondo le sue indicazioni; voleva infatti che non si occupasse solo di educazione e formazione, ma facesse anche ricerca a livello psicopedagogico, e così è». La peculiarità umbra è senza dubbio la scuola superiore montessoriana, una grande sfida, «e noi l’abbiamo accettata» aggiunge Mazzetti. «Rispettiamo anche in questo caso la scelta in autonomia del ragazzo, affinché coltivi i propri interessi personali. I nostri studenti personalizzano infatti un loro piano di studi scegliendo tra diverse proposte, dal liceo classico a quello scientifico, fino al coreutico-musicale e allo sportivo. Di fatto, abbiamo creato quella che ci piace definire una fornace di idee, in continua evoluzione e siamo contenti che riscuota grande interesse anche all’estero».
La formazione dei docenti
Un aspetto sicuramente fondamentale nel metodo Montessori è la formazione degli insegnanti, che deve essere rigorosa e completa, e al Centro di Perugia è prevista per tutti gli ordini e gradi di scuola. A svolgere un ruolo importante nel nostro paese su questo fronte è senza dubbio l’Opera Nazionale, che non solo provvede «a formare i docenti, ma anche a preparare gli stessi formatori, con riconoscimento e autorizzazione ministeriale» afferma Scoppola; «forniamo anche un elenco di scuole con cui abbiamo contatti, convenzioni o per le quali facciamo consulenze metodologiche».
Ad occuparsi di formazione di alto livello è inoltre la fondazione Centro internazionale di studi montessoriani8 con sede a Bergamo, ente fondato dal figlio della Montessori nel 1961 e riconosciuto dall’AMI, l’Association Montessori Internationale, che la neuropsichiatra e pedagogista aveva a sua volta costituito nel 1929 ad Amsterdam, dove si era trasferita, con il compito di preservare l’integrità del suo lavoro e operare per la sua diffusione a livello internazionale.
Per la fascia di età 0-3 anni uno dei punti di riferimento è il Centro Nascita Montessori9, che ha sede a Roma e opera per «l’integrazione della formazione degli insegnanti nelle due fasce di età dei piccoli e piccolissimi, cioè l’asilo nido e la Casa dei Bambini» spiega Margherita Vertolomo. «Spesso questi percorsi vengono visti, intesi e seguiti come se fossero divisi o come se si dovesse portare il bambino a performance sempre più elevate, invece sono fasi delicate che vanno armonizzate». Il Centro gestisce anche tre nidi e conta su una commissione di esperti impegnata nella ricerca.
Di recente poi anche la Fondazione Montessori Italia10, con sede a Trento, ha ottenuto l’autorizzazione del Miur per organizzare corsi di differenziazione didattica che forniscono un’abilitazione agli insegnanti.
L’ente segue in particolar modo una rete di una quindicina di scuole nell’Alto Piemonte, oltre ad alcune altre realtà educative nel centro e nord Italia.
Altro ente che propone formazione, ma non ha riconoscimenti del Miur, è l’associazione Montessori in Pratica11, guidata da Prisca Melucco, formatasi all’Opera. In questo caso, le attività si svolgono soprattutto online e sono declinate su aspetti estremamente pratici del metodo.
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IL LIBRO
Il periodo che va dalla nascita fino ai 3 anni è cruciale per la formazione del futuro adulto. Se, con le opportune cautele, man mano che cresce si lascia al bambino la possibilità di scegliere e gli si affidano incarichi semplici, questo contribuirà positivamente alla costruzione della sua individualità.
Inoltre, potendosi muovere in libertà e interagendo in prima persona con il mondo reale, il bambino impara a focalizzare la propria attenzione e acquisisce una maggiore sicurezza.
Per applicare queste semplici proposte, che costituiscono l’essenza dell’approccio montessoriano, è necessario ripensare il nostro modo di essere e di agire con il bambino: dobbiamo lasciargli fare da solo alcune cose e non dobbiamo agire al posto suo.
Chiunque può mettere in atto questo approccio all’interno della propria famiglia, ed è proprio quello che vi proponiamo di fare con i suggerimenti e le attività presentati in questo libro.
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