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Successo per la Marcia Stop Pesticidi

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Nemmeno il maltempo ha scoraggiato i tanti cittadini e attivisti che hanno presto parte ieri alla Marcia Stop Pesticidi, che si è tenuta in cinque località del Triveneto e con un appuntamento anche a Bologna. Nel trevigiano la partenza era da Cison di Valmarino, per ribadire ancora una volta che la chimica tossica sta uccidendo l’agricoltura, l’ambiente e le persone. Terra Nuova ha aderito alla Marcia.
In tantissimi hanno partecipato ieri alla Marcia Stop Pesticidi, la mobilitazione popolare volta a chiedere un’agricoltura senza pesticidi chimici che si è tenuta in cinque località del Triveneto e con un appuntamento anche a Bologna; le previsioni meteo avevano fatto temere la diserzione degli attivisti dei tanti gruppi aderenti e dei tanti simpatizzanti, ma non è stato così. La pioggia ha condizionato solo in parte l’affluenza alla manifestazione che per molte città italiane è diventata ufficialmente la Giornata Stop Pesticidi, una giornata dedicata alle istanze di chi chiede un cibo e un’agricoltura liberi dai veleni.
Terra Nuova ha aderito alla Marcia.
Nel trevigiano, la folla si è incamminata da Cison di Valmarino verso il parco dell’abbazia di Follina e i partecipanti hanno dichiarato: “Noi siamo cittadini volontari e non permetteremo a nessuno, nemmeno ai partiti, di appropriarsi del nostro movimento che è e resta indipendente e democratico”. Grande successo anche per la serata che ha visto una folta partecipazione di pubblico per ascoltare la dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice dell’area ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna e di padre Ermes Ronchi.
Anziani, bambini, giovani, famiglie e tante associazioni hanno sfilato con striscioni e cartelli, qualcuno anche intonando canti simbolici come “Grazie alla vita”. Un corteo ordinato, colorato e fiducioso di poter cambiare le cose con forme di protesta democratiche come la Marcia Stop Pesticidi che si è svolta in contemporanea anche a Verona, Trento e Bolzano insieme ai presidi di Udine e Bologna con l’adesione di ben 250 organizzazioni, alcune anche internazionali e molte a carattere nazionale, per chiedere un cambio di rotta a beneficio di tutti, agricoltori compresi.

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