Preoccupa l’alta percentuale di giovani che consumano frequentemente alcolici. Ecco alcuni dati significativi.
Il 20% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni consuma frequentemente alcolici e il 19% ha consumato cannabis nell’arco di un anno. Sono i dati sulle dipendenze giovanili pubblicati a fine 2018 sul magazine A Scuola di Salute, a cura dell’Istituto Bambino Gesù di Roma, che ha incrociato i dati di diverse realtà: Osservatorio europeo sulle droghe, Doxa, Istat, Nomisma e Unipol.
Recenti indagini hanno mostrato che il consumo di alcol è frequente già tra gli 11 e i 15 anni di età, nonostante in ambito medico se ne raccomandi «il divieto almeno fino ai 16 anni, poiché solo a partire da questa età, ricordano gli esperti del Bambino Gesù, l’organismo sarà in grado di metabolizzarlo in modo corretto. Genitori e insegnanti dovranno mettere al corrente i ragazzi sui rischi legati all’uso dell’alcol e nei casi più gravi ci si dovrà rivolgere a uno specialista».
Giovanni Addolorato, direttore del Centro per i disturbi da uso di alcol del Policlinico Agostino Gemelli, ricorda che gli alcolici hanno effetti «tossici su organi e apparati, in particolare negli adolescenti: l’organismo dei giovani adolescenti, infatti, non ha ancora prodotto gli enzimi che permettono di metabolizzare e “digerire” l’alcol e quindi vanno incontro ad effetti tossici maggiori rispetto agli adulti». Effetti che si manifestano innanzitutto sull’organo bersaglio che è il fegato, anche se «il danno è per tutti gli organi, per l’apparato neurologico e, nel caso delle donne, per l’apparato riproduttivo».
Per quanto riguarda il consumo di cannabis «genitori e insegnanti devono essere consapevoli che l’abuso è tra i fattori di rischio di malattia psichiatrica, e devono sapere riconoscere alcuni segnali indicatori. È bene suggerire loro modalità più sane per rilassarsi e far passare il messaggio che per essere accettati dagli altri non sempre bisogna essere euforici o disinibiti» sottolineano i medici del Bambino Gesù.
Il tema degli effetti della cannabis sul cervello è molto dibattuto e al centro della ricerca scientifica odierna. I risultati degli studi sono spesso contrastanti. Gli esperti sono concordi nel sostenere che un uso cronico di cannabis ad alto valore di THC in età adolescenziale, e quindi prima che il cervello si sia completamente formato, possa essere dannoso e facilitare l’insorgenza di psicosi, soprattutto nei soggetti predisposti.
Invece, il dottor Igor Grant, neuropsichiatra e direttore del Center for Medicinal Cannabis Research (Cmcr) della University of California, dichiara: «Nonostante l’opinione diffusa che l’uso di cannabis sia legato a danni cerebrali, le analisi di studi approfonditi neurocognitivi non riescono a dimostrare la correlazione tra l’uso di cannabis e un declino cognitivo significativo. Le analisi cerebrali producono risultati variabili, e gli studi meglio organizzati mostrano risultati nulli».
Per quello che riguarda il rischio di mortalità, invece, uno studio scientifico pubblicato dall’autorevole rivista Scientific Reports ha stabilito che la cannabis è ben 114 volte meno letale dell’alcol, che è al primo posto seguito da eroina, cocaina e tabacco.
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Brano tratto dall’articolo
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