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Compost domestico: aumentano i Comuni che lo incentivano

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I benefici del compostaggio domestico in città sono notevoli e sempre più amministrazioni se ne stanno rendendo conto. Per questo si stanno diffondendo in Italia iniziative di sostegno concreto, attraverso soprattutto sconti sulla Tari, per incentivare questa pratica virtuosa.
“Per compostare basta un balcone (fiorito)” dice Federico Valerio, chimico, volontario di Italia Nostra, che da oltre 10 anni a Genova organizza corsi di compostaggio urbano. Grazie al suo contributo e a un’amministrazione finora sensibile, “a Genova si può compostare sul balcone e si ottiene uno sconto sulla Tari. Inoltre ci si può organizzare con i vicini per realizzare una compostiera di comunità, che va messa nel cortile comune, ottenendo anche in questo caso una riduzione della tassa sui rifiuti.”
Anche il comune di Bogliasco (Ge) non fa nessuna distinzione  sul luogo dov’è posizionata la compostiera, che sia giardino, orto o terrazzo, e riconosce uno sconto del 10% sulla Tari. Dalla Liguria, poi, si passa alla Campania: il comune di Santa Maria Vico (Caserta) riconosce uno sconto, ma prevede che il balcone debba essere almeno di 9 metri quadri e con una distanza minima tra compostiera e finestre di abitazioni vicine di almeno 3 metri in linea orizzontale.
I benefici del compostaggio domestico in città sono notevoli e sempre più amministrazioni se ne stanno rendendo conto. Quando i rifiuti organici finiscono nell’indifferenziata, il percolato provoca gravi problemi alle falde acquifere. Ma anche quando la frazione organica viene raccolta e smaltita correttamente, i mezzi di trasporto devono percorrere tanti km (con relative emissioni) in quanto gli impianti di compostaggio non sono dislocati in modo capillare in tutta Italia. In ogni caso il Comune paga (non poco) per smaltire l’organico. Il compostaggio urbano, oltre a ridurre i costi e i trasporti, aumenta la fertilità dei terreni, garantisce il fissaggio di carbonio nel suolo, riduce la CO2 in amosfera e, vantaggio non banale, spinge la gente a coltivare sul balcone, contribuendo a rendere le città più verdi e l’aria più pulita.
Ma dove trovare una compostiera da balcone? Su youtube ci sono vari video tutorial per autoprodurla: si può partire da un bidone di plastica abbastanza capiente (da 23 a 80 litri) con coperchio. Occorre poi forare il bidone (sia ai lati, sia sotto) per permettere areazione e scolo percolato; foderare internamente il bidone con una rete a maglie fini ed una zanzariera; mettere torba o argilla espansa in fondo al bidone, e del terriccio con lombrichi. Il sottovaso è fondamentale per raccogliere il percolato e di tanto in tanto andrà svuotato: quindi se il bidone sarà posto su dei rialzi, sarà tutto più semplice.
Un’alternativa alla plastica, sono i semplici vasi di terracotta. Come suggerisce Federico Valerio, nel suo manuale scaricabile on line “Corso di compostaggio domestico in città e campagna”, i vasi di coccio “sono traspiranti, le loro pareti sono permeabili all’aria e garantiscono ai microorgasnismi tutto l’ossigeno di cui hanno bisogno per trasformare in compost i nostri scarti di cucina. Inoltre, una compostiera di coccio non rovinerà l’estetica del vostro terrazzino fiorito”. Nel manuale si spiega come inserire l’organico e come sovrapporre più vasi di coccio uno sull’altro per risparmiare spazio. In genere, dopo circa 2-3 mesi il compost è pronto per essere usato, anche se d’estate il ritmo è più veloce mentre con le basse temperature il compostaggio rallenta.
“Le regole fondamentali per un buon compostaggio” afferma Carmela Giambrone, (detta Kia) blogger di equoecoevegan.it “sono tre: la prima è non buttare nulla che sia stato condito o che sia unto, nulla di origine animale; la seconda è mettere la compostiera in una zona al riparo da sole cocente o gelo (magari in un angolo del balcone), questo perché i lombrichi sono molto delicati e non sopportano sbalzi di temperatura. La terza regola è alternare la parte umida vegetale con la parte secca, tipo foglie, paglia o giornali (quotidiani, non le riviste patinate). Alla fine consiglio di mettere sempre un fine strato di torba o terriccio che servirà per evitare il formarsi di cattivi odori e moscerini. La chiusura scrupolosa della compostiera è necessaria per evitare la contaminazione del compost con le larve delle mosche, incubo di ogni compostatore da balcone!”.
Esiste anche un gruppo Facebook dedicato ai “ Compostatori felici su balcone” con moltissime testimonianze da cui prendere spunto.
Per chi infine è davvero impossibilitato a tenere una compostiera in balcone e non ha vicini sensibili per fare una compostiera condominiale, ma in compenso ha un piccolo orto urbano poco distante, può adottare questo compromesso: riporre su un cestello con coperchio gli scarti di frutta e verdura, alternati a fogli di giornale, e foglie secche, e portarli due o tre volte alla settimana nella compostiera sita nell’orto.
Conclude Kia: “trasformare questi scarti in preziosa risorsa, alleggerisce il pianeta e la nostra impronta, risparmiando denaro e non solo. Piano piano grazie al compostaggio domestico l’orticoltura urbana diventerà un interessante nuovo progetto tutto da scoprire.”

Letture utili

In città e in campagna, in giardino o sul balcone, fare il compost è possibile, semplice e poco costoso.
Il manuale “Fare il compost” (Terra Nuova Edizioni) spiega, in modo molto pratico, come produrre compost e vermicompost utilizzando i rifiuti domestici e quelli dell’orto o del giardino.
Pagina dopo pagina sono descritti i materiali che si possono compostare, i criteri per la scelta della compostiera e i vari passaggi per iniziare, curare, raccogliere e poi utilizzare il compost prodotto.
Ampio spazio è dedicato al lombricompostaggio, la tecnica più adatta per chi vive in città e in un appartamento. I lombrichi, nostri preziosi alleati, in poco tempo trasformeranno gli scarti della cucina in pregiato materiale per le piante e, perchè no, per il nostro orto sul balcone.
Insomma, esiste una forma di compostaggio per tutti, che non solo ci aiuta a diminuire la mole di rifiuti, ma che ci consente di ottenere, da materiali di scarto, una terra ricca, fertile, odorosa di sottobosco e portatrice di vita.

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