È iniziato a Forlì il primo processo a un allevamento intensivo per il reato di maltrattamento di animali, il caso rigiarda un allevamento di maiali: lo fa sapere l’associazione Essere Animali, che ha condotto l’indagine che ha portato la magistratura a procedere.
È iniziato in tribunale a Forlì il processo a carico del legale rappresentante di un allevamento di maiali imputato del reato di maltrattamento di animali: lo rende note l’associazione
Essere Animali che si batte da tempo per contrastare la pratica degli allevamenti intensivi.
«Il processo è scaturito da una nostra indagine e denuncia nota come “Prosciutto crudele”, pubblicata nel dicembre 2016. Quell’allevamento forniva il noto consorzio del Prosciutto di Parma – spiegano dall’associazione – Durante l’udienza all’esterno del Tribunale abbiamo realizzato un flash mob per chiedere che venga riconosciuto il reato di maltrattamento di animali, che prevede la responsabilità penale dei soggetti coinvolti. Per ben 6 mesi il nostro Team Investigativo monitorò questo allevamento con controlli settimanali e l’utilizzo di telecamere nascoste. Durante questo capillare lavoro i nostri operatori filmarono situazioni davvero terribili: animali con ferite da cannibalismo alle orecchie e alle code, altri visibilmente agonizzanti e lasciati morire di stenti. Abbiamo documentato anche maltrattamenti e comportamenti violenti da parte degli operatori. Le immagini crearono un grande scandalo attorno al nome del Prosciutto di Parma e fecero il giro del mondo, diffuse sui media anche in Inghilterra, Cina e Hong Kong».
«Il filmato fu depositato assieme a una denuncia all’allora Corpo Forestale dello Stato che con un controllo confermò quanto da noi segnalato e avviò le indagini – prosegue Essere Animali – È importante che il reato di maltrattamento di animali sia effettivamente applicato anche agli animali allevati per l’alimentazione e non solo alle specie cosiddette da compagnia, come cani e gatti. I maiali, estremamente sensibili e intelligenti, sono già ben poco protetti dalle limitate norme per il benessere animale. Se di fronte a simili immagini non venisse nemmeno riconosciuto il reato di maltrattamento si darebbe un messaggio pericoloso, che esistono animali di serie B a cui si può procurare deliberatamente sofferenza. Seguiremo da vicino questo processo e forniremo ogni aggiornamento. Questo è il primo caso in Italia nei confronti di un allevamento intensivo e ci stiamo impegnando al massimo per creare un precedente importantissimo per il futuro».
Scegliere vegan: opzione possibile
Vegan, rivoluzione e amore: sono sempre di più coloro che scelgono queste tre parole chiave per alleggerire la nostra impronta sul Pianeta e mettere in atto una piccola grande trasformazione quotidiana.
E sono proprio queste le parole chiave che ci accompagnano lungo il percorso di lettura proposto da Alfredo Meschi e Beatrice Di Cesare nel loro
Vegan revolution , in cui invocano un cambiamento ecologico radicale per la salvezza di tutti gli animali, umani e non umani, e del pianeta stesso in cui viviamo.
La prima parte di
Vegan revolution racconta 45 esperienze che, nel segno dell’antispecismo e della liberazione animale, sono attive qui e ora per organizzare nuove pratiche (come la Vegan street bank), azioni di solidarietà (come la Vegan Sunday soup), iniziative culturali (dalla pubblicità antispecista al Vegan Tattoo Circus) e porre le basi per un futuro etico ed egualitario, inclusivo e cruelty free.
Nella seconda parte del libro Beatrice ci racconta la sua «rivoluzione dei dettagli»: tante piccole grandi scelte quotidiane per lasciare sulla terra un’impronta leggera e nello stesso tempo offrire un modello di sostenibilità a cui ispirarsi.