Legambiente rilancia la raccolta di firme #NotInMyTank per contrastare e fermare l’utilizzo dell’olio di palma per la produzione di biodiesel, utilizzato come carburante degli automezzi.
“Basta all’olio di palma nel motore, salviamo le foreste e gli oranghi. Firma la petizione #NotInMyTank su
sumofus.org per lanciare un messaggio forte e chiaro alla Commissione Europea”. È questo l’appello che Legambiente rilancia in Italia con #SavePongo nell’ambito della campagna europea #NotInMyTank, che promuove insieme ad una coalizione di associazione ambientaliste, invitando tutti a firmare la petizione sulla piattaforma
sumofus.org.
Il biodiesel a base di questo olio vegetale di sostenibile e verde ha ben poco e contribuise alla deforestazione e alla messa in pericolo della fauna selvatica.
Ad oggi con la petizione #NotInMyTank , sono state raccolte, da tutti i promotori, centinaia di migliaia di firme.
La coalizione di associazioni impegnate su questo fronte è formata da Belgio (Fédération Inter-Environnement Wallonie), Bruxelles (Trasporti e ambiente), Francia (Amis de la Terre e Canopeé), Germania (Deutsche Umwelthilfe e Nabu), Italia (Legambiente), Portogallo (Zero), Spagna (Ecologistas en Acción), Svezia (Società svedese per la conservazione della natura), e Paesi Bassi (Milieudefensie / Friends of the Earth Paesi Bassi).
L’invito è a firmare la petizione per fare pressing sulla Commissione Europea e per chiedere, allorché si dovrà pronunciare l’1 febbraio, di rispettare gli impegni presi con il Parlamento Ue di far cessare subito i sussidi ambientalmente dannosi e anticipare entro il 2025 la messa al bando dell’olio di palma nei biocarburanti prevista al momento per il 2030.
La campagna #NotInMyTank, supportata dalla piattoforma SumOfUs, ha per simbolo un orango ed è stata pensata per accendere i riflettori sull’olio di palma usato anche nei biocarburanti, per informare e sensibilizzare i cittadini – l’87% degli italiani non sa di mettere questa materia prima nei propri serbatoi quando va a fare rifornimento (dato sondaggio Ipsos) – e invitarli a firmare la petizione lanciando così, tutti insieme, un messaggio forte e chiaro alla Commissione Europea.
L’Italia, dopo la Spagna, è il secondo maggiore produttore di biodiesel da olio di palma in tutta Europa: nel 2017, insieme a Spagna e Paesi Bassi, la Penisola ha raffinato l’83% di questo olio vegetale responsabile della deforestazione delle foreste equatoriali e della riduzione di biodiversità. L’ENI, con la bioraffineria a Porto Marghera a Venezia, è oggi il principale cliente italiano dei produttori mondiali di olio di palma.
Legambiente ricorda che con l’espansione delle piantagioni di palme da olio, milioni di ettari di foresta pluviale sono stati infatti stati distrutti per soddisfare la sete europea di olio di palma. E con essi spariscono specie di animali uniche, come gli oranghi, a rischio d’estinzione, che vivono nelle foreste del Borneo, tra Malesia e Indonesia. Ogni giorno, a causa della deforestazione da olio di palma, muoiono 25 orango. Questi primati non hanno più di che nutrirsi e, quando si avvicinano ai frutti delle palme, vengono uccisi. E con loro un gran numero di specie che abitano le foreste del Sud-Est Asiatico.
Olio di palma: l’ingrediente della discordia
Quasi il 90% di tutto l’olio di palma a livello globale proviene dalle foreste di Malesia e Indonesia, devastate dalle coltivazioni intensive e dai roghi appiccati per destinare le terre alle piantagioni.
In questi anni, le monocolture hanno rapidamente distrutto gli ecosistemi delicati dei grandi polmoni verdi tropicali, causato un grave inquinamento, portato al rischio di estinzione diverse specie animali e calpestato i diritti dei popoli nativi. Per questo, nel nostro paese si sono mobilitate decine di migliaia di consumatori con petizioni e boicottaggi, e anche alcuni politici si sono impegnati su questo fronte con mozioni e interrogazioni in Parlamento.A fronte di una fortissima pressione dell’opinione pubblica, alcune aziende, soprattutto quelle dell’industria alimentare, hanno avviato programmi di ricerca e vere e proprie riconversioni di prodotto per eliminare questa materia prima dagli ingredienti e c’è chi è riuscito a passare a differenti oli vegetali.Questo olio vegetale ha ormai un utilizzo molto ampio, che non si limita ai soli prodotti destinati all’alimentazione umana. Infatti, secondo il rapporto Patterns of global biomass trade, il 50% della produzione globale si usa nelle agroenergie, nel settore farmaceutico, nella cosmesi e nella zootecnia per i mangimi destinati agli animali.