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Banksy: a Port Talbot un murales sull’inquinamento atmosferico

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Il celebre artista e writer britannico Banksy colpisce ancora e sceglie di farlo a Port Talbot, nel Galles, con un murales davvero speciale: per mezzo di uno scherzo prospettico l’autore ha creato per chi guarda una vertigine emotiva pensata per sensibilizzare sul tema dell’inquinamento atmosferico.
Il primo sguardo alla parete del garage privato che l’artista ha scelto per la sua nuova opera mostra un bambino imbacuccato con cappello e cappotto pesanti, ai suoi piedi c’è una slitta. Il bambino tiene le braccia spalancate, come per prepararsi a un abbraccio, il viso rivolto al cielo e la bocca aperta ad accogliere con la lingua i fiocchi di neve che cadono dall’alto. I suoi occhi sono sgranati per la meraviglia.
Ma basta girare l’angolo e il murale cambia completamente aspetto: sull’altra parete dell’edificio, infatti, Banksy ha dipinto un cassonetto incendiato: è da lì che si alza la colonna di fumo che fa nevicare cenere sul bambino. Quegli occhi spalancati, allora, cambiano senso e il disegno perde all’improvviso le connotazioni del gioco: ecco che non è più stupore infantile a spalancarli, ma, forse, un principio di soffocamento. Il video che riprende l’opera è apparso sulla pagina Instagram dello stesso Banksy. Dopo aver mostrato agli osservatori il bambino e il cassonetto incendiato con il sottofondo di una canzone per bambini, la telecamera si alza per un’inquadratura dell’acciaieria di Port Talbot. Sotto il video la laconica didascalia ‘Season’s greatings’, ovvero ‘Buone feste’.

Port Talbot, “medaglia d’oro” per l’inquinamento

Ma perché Banksy, noto per i suoi graffiti provocatori che ben poco lasciano al caso, ha scelto proprio Port Talbot per  il suo ultimo lavoro? Forse perché Port Talbot, cittadina del Galles che conta circa 36mila abitanti, è tra le più inquinate della Gran Bretagna. La sua storia comincia nel Novecento, quando è letteralmente sorta intorno alle acciaierie. Ad oggi la ‘Port Talbot Steelworks’ è ancora in attività.
Si tratta del colosso dell’acciaio più grande del Regno Unito e uno dei maggiori d’Europa, capace di produrre fino a 5 milioni di tonnellate di lastre di acciaio all’anno. Nel 2016 ha cominciato a incombere l’ombra della crisi: la multinazionale Tata Steel ha annunciato il ritiro delle sue attività dal Regno Unito, mettendo a rischio oltre 4000 posti di lavoro. Le cause? La concorrenza cinese a basso costo e le conseguenze della Brexit.
Ad oggi, però, le ciminiere continuano a fumare a pieno regime. Nel maggio scorso l’Organizzazione mondiale della Sanità ha indicato proprio Port Talbot come la più inquinata della Gran Bretagna: secondo l’Oms nell’aria si registrerebbero 18 microgrammi di polveri sottili per metro cubo. Solo pochi giorni dopo, però, ecco la smentita: i dati che vedevano la cittadina siderurgica in testa alla classifica erano sbagliati e sovrastimavano i valori. L’aria di Port Talbot, in realtà, conterrebbe 9,68 microgrammi di polveri sottili per metro cubo, arrotondati a 10 dalle stime Oms. Una cifra che, comunque, non è indice positivo, visto che la soglia massima raccomandata è proprio 10 milligrammi.

Nevicata di cenere

La ragione che potrebbe aver spinto Banksy a scegliere la parete di un garage privato di Port Talbot per la sua nuova opera (oggi già meta di turisti e protetta da transenne per evitare vandalismi e tentativi di furto), potrebbe però non risiedere solo nei dati Oms. Le cronache della cittadina, infatti, registrano un fatto particolare avvenuto nel luglio scorso: dalle ciminiere dell’acciaieria ha cominciato a fuoriuscire della cenere grigia che si è depositata sulle strade, sulle case, sulle auto e sui giardini, coprendo ogni cosa con una coltre sottile, proprio come una nevicata malsana che sembrerebbe stranamente molto simile a quella che Banksy ha voluto riprodurre con il suo graffito provocatorio.

L’autore: Banksy

Dell’autore dell’opera, pur essendo tra gli artisti più celebri del mondo, non si sa molto. Britannico, attivista, impegnato in molte cause parallele, a partire – appunto – dalla difesa dell’ambiente, fino ad arrivare alla critica politica e no global, il writer ha scelto di mantenere segreta la sua identità. Nonostante le sue opere siano vendute a cifre da capogiro ha scelto di continuare a realizzare i suoi dipinti in segreto e senza autorizzazione su pareti spesso private, come nel caso di Port Talbot, come voleva la street art delle origini.
I suoi dipinti dallo stile inconfondibile, poi emulato da molti writer in giro per il mondo, contengono tutti un messaggio ben preciso, veicolato attraverso l’arma dell’ironia. Celebre, ad esempio, il graffito che ha realizzato sul muro che divide Cisgiordania e Israele: due bambini, pennello in pugno, dipingono una ‘finestra’ sull’altro lato. Alcuni suoi disegni, come la bambina che lascia volare via dalle mani un palloncino rosso a forma di cuore, sono diventati iconici e campeggiano anche su gadget e magliette.

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